Sono convinto che sia una grave colpa da parte dei governanti dei paesi più ricchi e anche da parte di ciascuno di noi, ignorare queste situazioni di assoluto disagio e voltare la faccia da un’altra parte. Non è sufficiente dire «aiutiamoli a casa loro». Bisogna avviare concretamente ed efficacemente delle iniziative a livello di politica economica mondiale, di solidarietà tra le nazioni, di formazione etica e sociale che aiutino le singole persone e la coscienza collettiva a ritrovare la passione per il bene e per la giustizia, allargando il proprio sguardo e il proprio raggio d’azione dal luogo in cui si vive fino ad abbracciare il mondo intero, «casa comune» e sempre più «villaggio globale».
Già a partire dal nostro particolare Comune, dal nostro Paese, dalla nostra comunità e dalla nostra famiglia siamo chiamati sempre più e sempre meglio ad aprirci a quella dimensione di mondialità e di solidarietà che ci fa sentire prossimo e vicino il problema della persona lontana, ancorché sconosciuta.
Perché queste riflessioni non rimangano astratte o virtuali, desidero richiamare alla vostra attenzione due ambiti che, già da diversi anni, vedono impegnati tanti fedeli cattolici della nostra Diocesi a fianco di molti uomini e donne di buona volontà che operano sul nostro territorio.
Per prima cosa l’accoglienza dignitosa e umanizzante di piccoli nuclei di migranti in appartamenti di proprietà delle parrocchie o in locazione. Secondo, rimotivare e incrementare i rapporti di conoscenza, dialogo, sostegno a centinaia di nostri missionari (famiglie di laici, religiosi e religiose, diaconi, preti e vescovi della nostra diocesi) che operano in molti paesi del continente africano.
Per quanto riguarda la prima iniziativa, desidero riproporre quanto vi ho già detto nel mese di aprile del 2015: «Prima di tutto è necessario guardare con un senso di profonda umanità a questi uomini e a queste donne come noi, che sono in cerca di una vita migliore: affamati, perseguitati, feriti, sfruttati, vittime di guerre e di violenze. Solo la disperazione può spingere un essere umano a tentare il tutto per tutto e mettersi nelle mani di individui privi di ogni scrupolo, veri mercanti di esseri umani».
Invito perciò ogni cristiano, ogni uomo e donna di buona volontà a praticare una qualche forma di volontariato, mettendosi a disposizione della Caritas diocesana e parrocchiale, o di altre associazioni, individuando piccole strutture di accoglienza. Ad oggi, nel territorio diocesano sono attivi 17 appartamenti, nei quali sono ospitati una ottantina di migranti, ed altre strutture ecclesiali per un totale di oltre 200 persone accolte.
La scelta ecclesiale di privilegiare la forma dell’accoglienza diffusa, dando ospitalità a 4 persone per appartamento e coinvolgendo i volontari della comunità locale, si è rivelata positiva su molti piani, sia dell’inclusione abitativa e lavorativa (che ha portato ad effettiva autonomia), sia della sensibilizzazione delle nostre comunità ecclesiali e civili.
L’esperienza dell’accoglienza, infatti, se fatta bene ed in modo intelligente, porta ad una vera inclusione ed a una pacifica convivenza, abbattendo pregiudizi e paure. Pertanto, la Chiesa di Vicenza intende continuare l’impegno dell’accoglienza in questa modalità diffusa, quale piccola testimonianza di speranza per un mondo più giusto e solidale, anche qualora venissero ridotti o cessati gli stanziamenti statali finalizzati a questo scopo.
La seconda attenzione è rivolta al continente africano, dal quale arrivano tante persone migranti. A tale riguardo è necessario aprire gli occhi e il cuore sulla povertà, sulle ingiustizie e sulle disuguaglianze che queste popolazioni soffrono. Non c’è soluzione possibile al loro dramma se l’Europa e l’Italia non cambiano la propria politica nei confronti dell’Africa, che continua a essere violata, depredata e sfruttata.
Serve dunque, oggi più che mai, un’informazione corretta e una formazione seria che spieghi le origini dei fenomeni migratori e la dinamica perversa che li alimenta. È una responsabilità che riguarda tutti e che interpella anche le nostre comunità chiamate a potenziare (nei modi possibili) quell’azione educativa che da sempre connota la vita delle nostre parrocchie.
In questo, potete contare sul sostegno della Caritas diocesana, dell’ufficio Migrantes, dell’ufficio Missionario e dell’ufficio di Pastorale sociale, che sono disponibili a condividere e a proporre percorsi di approfondimento ed esperienze di volontariato.
Come diocesi di Vicenza vogliamo impegnarci, insieme a tante altre organizzazioni (Cuamm, ONG, operatori umanitari, volontari e cooperatori) e soprattutto attraverso le centinaia di missionari e missionarie vicentini, a individuare progetti e iniziative in grado di riscattare le persone dalla miseria, dalle malattie, dalla mancanza di istruzione. L’Evangelizzazione deve essere sempre accompagnata dalla promozione umana. Possiamo contribuire alla realizzazione di scuole di base, di centri di formazione professionale, di raccolta e distribuzione di farmaci, della cura delle mamme con i loro figli, della coltivazione continua e mirata di orti, accanto a tante altre iniziative che uno spirito solidale e creativo può suggerire.
Affidiamo i nostri fratelli migranti e il continente africano —così dilaniato da guerre, malattie e miseria— alla Madonna di Monte Berico, Madre di Misericordia e Regina della Pace.
Concludo con le parole della preghiera di domenica scorsa: «Signore, concedi a tutti coloro che si professano cristiani di respingere ciò che è contrario a questo nome e di seguire ciò che gli è conforme».
Con sentimenti di affetto e di gratitudine,
Beniamino Pizziol
† Vescovo di Vicenza
Vicenza, 18 luglio 2018