[Vincenzo Andraous • 26.03.05] Chissà perché non parliamo mai troppo d’amore, come fossimo prigionieri di un pudore feroce. O di una malcelata distanza da un amore che nasce e un altro che muore...

AMORE CHE NON TREMA

Chissà perché non parliamo mai troppo d’amore, come fossimo prigionieri di un pudore feroce… o di una malcelata distanza da un amore che nasce e un altro che muore.

Proprio da questa negazione  mi torna in mente l’incontro con un vecchio russo, che seduto sui scalini di una chiesa scarabocchiava su un pezzo di carta alcuni segni che io ho avuto la fortuna di leggere.

Io ti amo… quando mi attraversano i momenti che non ritorneranno mai più; io ti amo… a volte per tutta la vita, mentre la vita mi scivola addosso, rimbalza e si disperde; io ti amo… perché nei tuoi occhi  c’è il tempo che non consegna pause né sconti, porta con sé le nostre cose, come un ladro senza cuore.

Io ti amo… con la nostra storia ben cucita sulla pelle, incollata alle anche spente  dei vecchi seduti nelle cucine; io ti amo… dentro la mia stanchezza che assume le sembianze del traditore, mentre è di ieri il nostro viaggio oltre le porte di tutte le terre, dimentichi delle nostre chiusure, dei nostri blocchi inventati.

Io ti amo… di un amore che non possiede domani… domani… domani, sì, ti amo di un amore che non sta concluso in alcun domani, ma è di oggi, forse di ieri, come un barbaro disarmato dai venti che colpiscono alle spalle.

Io ti amo… nelle labbra degli adolescenti all’intorno, nelle loro grida di vittoria, nello scherno della sconfitta, ti amo più del vino giovane bevuto sulle ginocchia sbucciate.

Io ti amo… di sbieco, come il colpo di pennello al dipinto del genio, dove ogni forma è pietra in movimento, e c’è anima perfino nel colore dell’aria.

Io ti amo… nei silenzi che non hanno periferie, nelle grida del mio cane che mi gira in tondo, mi annusa, mi avverte del sospetto, del dubbio che mi assale, io ti amo nelle sue quattro zampe appoggiate alle mie gambe, ti amo di questa fedeltà che penetra nelle ossa, ti amo anche quando non ci sei e ti sento lontana.

Io ti amo… sopra le orme che mi lasci, in quelle che nascondi, in quelle altre che trovo tra i denti bianchi, lucenti, come una lama di coltello, sono le tue orme nei cristalli di neve sciolti dal sole.

Io ti amo… tra le tue lettere ingiallite, tra le mie fotografie impolverate, nei nostri sogni adagiati nelle anse riparate dalla pioggia che percuote la roccia.

Io ti amo… con le dita nei capelli, sorridendo del mio sguardo iracondo, incurante del nuovo giorno.

Io ti amo… nell’addio della sera, nell’abbandono della notte, nella rabbia del giorno, ti amo e ti maltratto nelle parole che non so dirti né soffiarti sul collo, ti amo come il bambino che uccide la rana e ne disconosce la disperazione, ti amo assai di più della mia pazienza assente, che è però divenuta speranza.

Io ti amo… nei fiori che crescono sulle cime intarsiate dalle intemperie, sono fiori che appaiono all’improvviso e rimangono a fare da corona alla vetta che accarezza il cielo, fiori a gambo corto, più della mia memoria, che piega di lato, ogni volta che il mio amore grida forte il tuo nome.

Oggi è Pasqua e pensando alle parole di quel vecchio russo, penso più che mai a Gesù sulla croce e poi risorto, a un amore che non trema mai.
 
Vincenzo Andraous