[Michele Perazzani • 11.12.03] Il mese scorso tutti i mezzi d’informazione hanno dato spazio alle  rivolte  scoppiate in Bolivia, che hanno costretto il presidente in carica  De Losada a dimettersi. Credo che sia importante capire quello che sta accadendo in Bolivia, che al pari dell’Argentina può essere considerato uno stato simbolo, da prendere come esempio della situazione in cui versano e rischiano di precipitare anche altri stati dell’America Latina e non solo...

ANCHE IN BOLIVIA I POVERI ALZANO LA VOCE

Il mese scorso tutti i mezzi d’informazione hanno dato spazio alle  rivolte  scoppiate in Bolivia, che hanno costretto il presidente in carica  De Losada a dimettersi. Credo che sia importante capire quello che sta accadendo in Bolivia, che al pari dell’Argentina può essere considerato uno stato simbolo, da prendere come esempio della situazione in cui versano e rischiano di precipitare anche altri stati dell’America Latina e non solo. La Bolivia è attualmente il Paese più povero dell’America Latina, col 75 per cento degli 8 milioni e mezzo di abitanti, costretto a vivere sotto la soglia di povertà.

La commercializzazione del gas
La goccia che ha fatto traboccare il vaso del malcontento popolare è stata la decisione del governo, guidato da De Losada, di vendere sottocosto le risorse di gas boliviano a multinazionali britanniche ed americane, le quali lo avrebbero poi trattato e rivenduto negli Stati Uniti. In questo modo la Bolivia avrebbe ottenuto solo il 18% del prezzo finale di vendita, ipotesi considerata come una svendita da parte della popolazione boliviana. Di diverso avviso era il Presidente De Lozada, il quale riteneva di non poter in alcun modo trattare in loco il gas, e che tale percentuale di guadagno era il massimo ottenibile dopo la contrattazione con le multinazionali.

Il recente passato
Ma il popolo boliviano non gli ha creduto, memore delle recenti scelte politiche di De Losada e del modo in cui lo stesso era stato eletto nell’agosto del 2002. Egli, infatti, aveva ottenuto l’aperto appoggio degli Stati Uniti, che per voce del sottosegretario per gli Affari dell’America Latina, Otto Reich, aveva dichiarato che, qualora Evo Morales, il principale rivale di De Losada,  fosse stato eletto presidente, difficilmente gli Stati Uniti avrebbero aiutato economicamente la Bolivia.
De Losada voleva, infatti, proseguire i rapporti di scambio commerciale con gli Stati Uniti, che fino a quel momento non avevano portato alcun miglioramento alle condizioni di vita della popolazione, ma solo aiuti finanziari allo Stato boliviano, con ogni probabilità intascati in gran parte da corrotti politici e funzionari in carica.
Inoltre De Losada, per ottenere i prestiti promessi dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale, aveva accettato di ridurre la spesa dello stato, tagliando i fondi per gli stipendi dei dipendenti pubblici e riducendo la spesa per la sanità. Come se non bastasse, su pressione degli USA, aveva ordinato la distruzione delle piantagioni di coca (la pianta da cui si ricava la droga nota come “cocaina”), senza prevedere un piano di riconversione delle colture, e quindi lasciando disoccupati tutti quei contadini che vivevano coltivando tale pianta. La scelta di svendere il gas a Messico e Stati Uniti, ha ingrossato le fila di coloro che già da Febbraio del 2003 scendevano in piazza per protestare. Ben presto al fianco dei coltivatori protestarono gli insegnanti, perfino gli stessi poliziotti, tanto che l’esercito, non riuscendo più a tener testa all’immenso numero di manifestanti, lo scorso ottobre è ricorso alla violenza, uccidendo oltre 70 persone e ferendone almeno 400.
Per non fare “la fine del topo”, alcuni partiti di maggioranza sono usciti dal governo, tanto che De Losada è stato costretto a dimettersi il 17 Ottobre 2003, ed a rifugiarsi negli Stati Uniti.Gli è succeduto il vice-presidente Mesa, che negli ultimi giorni aveva criticato apertamente le scelte di De Losada.
Adesso la popolazione attende le mosse di Mesa, pronta a tornare in piazza per pretendere che le ricchezze della Bolivia vengano utilizzate per migliorare le condizioni di vita della gente comune e non per mantenere il livello di ricchezza delle multinazionali e dei paesi stranieri.
 
BOLIVIA – CARTA D’IDENTITA’
Capitali: La Paz (amm.) – Sucre (pol.) 
Superficie: 1.098.580 kmq
Popolazione: 8,6 milioni di abitanti
Aspettativa di vita: 65 anni
Crescita economica: +1,9%
Reddito medio annuo pro-capite.: 900 $   Inflazione: +2,0% (2001)
Indice di povertà: 75% popolazione
Il Paese, che vanta il record di colpi  di Stato (circa 200). E’ oggi il terzo produttore mondiale di coca.                                                   

Michele Perazzani


(Fonte: Equosolidale n.2)