[di Ettore Masina • 15.04.01] Care amiche, cari amici, questa è, credo, la LETTERA più lunga che vi ho inviato  negli ultimi sei anni. La ragione è che ci troviamo davanti a scelte difficili e mi pare giusto parlarne.

ETTORE MASINA – LA LETTERA DI APRILE 2001

La Grande Storia ci pone sempre nuove inquietudini e responsabilità: dalla superbia di Sua Maestà Dobliù Bush, che sfida il resto del mondo tenendo alta la distruttività delle esalazioni industriali americane e “confrontandosi” a muso duro con la Cina all’ormai scoperta arroganza delle multinazionali che pretendono di dettare legge in tutti i paesi (si veda il caso Monsanto);.Tuttavia la Piccola Storia, quella che ci riguarda più da vicino, quella italiana, non è, in questo momento, meno importante. Ci avviciniamo a elezioni in cui, come dice l’appello firmato da Norberto Bobbio e da Alessandro Galante Garrone, uomini della Resistenza, dallo storico Alessandro Pizzorusso e dall’economista Paolo Sylos Labini, “destra e sinistra non c’entrano: è in gioco la democrazia: Berlusconi ha dichiarato di voler riformare la prima parte della Costituzione, che contiene i valori su cui si fonda la nostra società, e di volere altresì una legge che darebbe al Parlamento la facoltà di stabilire ogni anno la priorità dei reati da perseguire. Una tale legge subordinerebbe il potere giudiziario al potere politico, abbattendo così uno dei pilastri dello stato di diritto. Oltre a ciò Berlusconi, che è ancora indagato, in Italia e all’estero, per reati diversi, fra cui uno riguardante la mafia, insulta i giudici e cerca di delegittimarli in tutti i modi, un fatto che non ha riscontri al mondo (…).Chi pensa ai propri affari economici e ai propri vantaggi fiscali governa malissimo: nei sette mesi del 1994 il governo Berlusconi dette una prova disastrosa. Gli innumerevoli conflitti di interesse creerebbero ostacoli tremendi a un suo governo sia in Italia, e ancora di più, in Europa. Le grandiose opere pubbliche promesse dal Polo dovrebbero essere finanziate almeno in parte col debito pubblico, ciò che ci condurrebbe fuori dall’Europa. A coloro che, delusi dal centrosinistra, pensano di non andare a votare, diciamo: chi si astiene vota Berlusconi. Una vittoria del Polo minerebbe le basi stesse della democrazia”. E non basta…Dopo la diffusione di questo appello, nota Marzia Galleani, “il programma elettorale di Berlusconi si è arricchito di ulteriori spunti interessanti: la proposta di costituzione di un tribunale che giudichi i giudici, la riforma della Corte costituzionale (“inquinata di comunisti”), l’occupazione della RAI con l’epurazione dei giornalisti sgraditi” dei quali i suoi colonnelli hanno resa pubblica una prima lista di proscrizione. A proposito di liste, Vittorio Feltri, che a suo tempo pubblicò un elenco di pedofili accertati o sospetti, creando gravissimi drammi personali e sociali (vi furono omonimi additati al ludibrio…), ha ora indicato ai berlusconiani i loro e suoi nemici, pubblicando su “Libero” un paginone con l’elenco dei primi mille sottoscrittori dell’appello di Bobbio e Galante Garrone. Leggere per credere quanto noi firmatari siamo in buona compagnia; e difatti Feltri ci definisce “razza eletta”. “Razza è un nome che gli piace tantissimo… Come scrivono Raniero La Valle e Enrico Peyretti in un loro appello agli elettori che propone di “votare per la lista che si preferisce nella quota proporzionale, e per i candidati indicati dal centro-sinistra in tutti i collegi uninominali (…) come atto volto ad arrestare la deriva in corso e a rompere l’ipnosi  che tende a far vivere le prossime elezioni come una pura formalità di investitura del governo Berlusconi”, non è una destra a cercare di riprendere il potere,  “ è tutta la destra: tutta la destra, e solo la destra, con la sua variegata nomenclatura politica, con il suo retroterra monetario e industriale, e con il suo insediamento sociale piccolo-borghese (…). Questo coagulo in Italia fa paura, perché è quel fascio di forze che già una volta ha preso le forme e ha parlato la lingua del fascismo. La cultura popolare italiana, che già allora non seppe resistergli, è oggi ancora meno resistente; essa infatti è stata preparata ad accoglierlo negli ultimi anni di imbarbarimento della comunicazione di massa, di crisi della scuola, di diffamazione della politica e dei partiti, di delegittimazione della funzione giurisdizionale e di amplificazione retorica di due guerre effettivamente combattute, una in Medio Oriente e l’altra in Europa”. La cronaca si incarica già di chiarire cosa significhi un regime di destra: la polizia ha ricominciato a “menare” con cattiveria; un preside di Palermo consente un “seminario” sull’antisemitismo e sul feroce dittatore fascista romeno Antonescu; un altro preside (a Terlizzi) vieta ai suoi ragazzi un incontro con Rita Borsellino, sorella del giudice ucciso; il senatore Baldini (Forza Italia) deposita in Commissione parlamentare di vigilanza della RAI una proposta di regolamento per abolire trasmissioni “politiche” come Porta a Porta, Il Fatto, Sciuscià, il Raggio Verde, Mi manda Rai Tre, Elmo di Scipio, Satyricon, 3131 Chat, Prima pagina e Rai Tre Mondo… Mentre scrivo Berlusconi, Bossi e Fini stanno ulteriormente violando la Costituzione mediante la richiesta di impegni vincolanti ai propri candidati; mentre la Costituzione prevede che il parlamentare non possa avere vincolo di mandato, rispondendo in prima istanza soltanto alla propria coscienza (libero poi il partito cui appartiene di espellerlo dal gruppo e i suoi elettori di non votarlo più). Bloccare la destra è quindi non una necessità ma una urgente necessità. Tuttavia hanno ragione i gruppi e le persone che aderiscono al manifesto “Per una nuova politica” nel rilevare (http://www.arpnet.it/abele) che i programmi dei due poli sembrano ”troppo simili, cloni di un pericoloso ”Pensiero unico” e la politica “ridotta a fatto tecnico e succube dei sondaggi (…) che rifugge la passione e la battaglia delle idee in nome di un freddo pragmatismo”. Che fare?Si profila un astensionismo di sinistra che consentirebbe a Berlusconi di portare a termine i suoi programmi, che sono esattamente quelli del suo Gran Maestro Licio Gelli. Pietro Ingrao e Rossana Rossanda (“il manifesto”, 6 aprile) scrivono fra l’altro: “non condividiamo il giudizio di scarsa rischiosità e durata del governo Berlusconi-Bossi-Fini. Esso ha alle spalle il Fondo Monetario, l’OCSE, la Banca Centrale europea, a Confindustria (…).. Non condividiamo la rassicurazione, secondo la quale ciò che ci attenderebbe non sarebbe più che una molle alternanza fra una coalizione e l’altra. Ma non condividiamo neanche  l’ipotesi di chi vede in una sconfitta del centro-sinistra una frustata positiva che farebbe risorgere gli spiriti della sinistra(…). L’esperienza ci insegna che dalla sconfitta non è mai venuta una radicalizzazione di grande respiro, piuttosto la diaspora di una aggregazione già sfilacciata”. (Ingrao e Rossanda invitano a votare Ulivo nell’uminominale nei luoghi in cui Rifondazione certamente non può vincere; e Rifondazione altrove). Io credo però che la gente voglia anche “parlare”, dire ad alta voce in pubblico e “insieme” non soltanto come voterà ma perché. E quindi mi trovo pienamente coinvolto in una iniziativa “dal basso” cui vi prego di prestare attenzione. Un gruppo di cittadini di Roma, Pisa, Viareggio e Livorno ha deciso di dare vita a un mini-movimento di “gruppi di dichiarazione di voto” che chiariscano ai responsabili dell’Ulivo (DS, Verdi e Popolari) e all’opinione pubblica le ragioni del voto che esprimeranno il 13 maggio.Invieranno pertanto a Castagnetti, Francescato, Veltroni la seguente lettera: “Siamo un gruppo di elettori fortemente preoccupati dalla possibilità che Berlusconi, Fini, Bossi e i loro alleati minori possano tornare al governo. Come hanno scritto Bobbio, Galante Garrone, Sylos Labini ed altri, crediamo che queste elezioni pongano una scelta fra civiltà e prevaricazione di interessi privati eretti a parte politica, di fascismo e di razzismo. Desideriamo preservare dalla aggressione di questa destra la Costituzione repubblicana e le libertà che essa garantisce, il sistema sanitario e quello pensionistico, la scuola pubblica, il servizio pubblico radio-televisivo, la libertà di stampa, la possibilità di una politica estera degna di un paese libero. “Alla ricerca di un voto che  serva a contrastare la violenza eversiva delle destre, ci poniamo nella prospettiva di votare e di fare votare l’Ulivo, almeno nei collegi uninominali. Tuttavia, prima di farlo, desideriamo rendere pubblica la seguente dichiarazione: in nessun modo il nostro voto potrà essere considerato come dato a sostegno della politica che avete sinora seguito. Non neghiamo taluni risultati ma li consideriamo complessivamente meno importanti di troppe vostre scelte del tutto divergenti dal concetto ideale di “sinistra” al quale siamo fedeli, e talvolta dalla Costituzione: la partecipazione alla guerra della NATO, la mancanza di reali interventi contro i conflitti di interesse, la più che dubbia politica nel confronto delle multinazionali e delle loro attività industriali e commerciali, la svendita della laicità dello Stato, il crescere della violenza della polizia, la durezza nei confronti dei cosiddetti “extracomunitari” sono altrettante tappe di un cammino che ci ha disgustati. L’arroganza con la quale avete scelto il candidato premier e i candidati nei singoli collegi senza interpellare i cittadini, lavorando soltanto fra voi, a Roma, e riducendo al minimo la presenza delle donne nelle vostre liste, ci ha profondamente irritati. L’inserzione nelle stesse liste dell’Ulivo di personaggi discutibili e discussi della cosiddetta Prima Repubblica, ci ha mostrato come non riusciate a liberarvi di un sistema politico trasformista e clientelare. Siete certamente meno pericolosi delle destre e per questo pensiamo di votarvi. Ma se tornerete al governo non contate sul nostro preventivo consenso”. Firmano: Ettore e Clotilde Masina, Roma; Giorgio e Giusi Gallo, Pisa; ; Giorgio e Teresita Montagnoli, Santa Maria in Giudice (LU); Giovanna Bennati, Pisa; Francesco Marioni, Viareggio, Enrica Martinotti, Viareggio; Orfeo Filidei e Teresa Frongia, San Giuliano Terme (PI); Angelo e Paola Mancusi; Pisa; Cecilia Mancusi, Pisa; Chiara Mancusi, Pisa, Enrico Meschini, Livorno, Sandra Rastelli, Viareggio; Gianfranco Barsotti, Livorno.