[Cristiano Morsolin da Rio de Janeiro • 22.12.04] L’ANNIVERSARIO DELLA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI IN AMERICA LATINA. L’America Latina ha radunato migliaia di militanti che hanno ricordato l’aniversario della Dichiarazione Universale dei diritti umani in un contesto continentale di perenne violazione e negazione...

L’AMERICA LATINA HA FAME DI DIRITTI

BRASILE

Il Brasile ha fame di diritti” (é anche il bel titolo di uma campagna di cittadinanza lanciata dalla Ong FASE – www.fase.org.br ): é la sintesi del Fórum sui Diritti Umani organizzato il 10 dicembre scorso dall’Università Federale di Rio de Janeiro e dalla società civile.

In occasione dell’Anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, é stato presentato il Rapporto 2004 sui diritti umani elaborato dalla Rete sociale di Giustizia e diritti umani di São Paulo www.social.org.br, coordinato da Maria Mendoza.

Sono intervenuti importanti esponenti della societa civile impegnata in prima linea per la giustizia e la pace, come Pedro Stedile (Coordinamento Nazionale MST), Leonardo Boff (teólogo della liberazione), Cecília Coimbra (gruppo Tortura Nunca Mais RJ), P. Ricardo Rezende (per 20 anni impegnato in Pará com la Commissione Pastorale della Terra CPT – www.cptnac.org.br .

Luzia Canuto, figlia del martire Joao Canuto de Oliveira Pereira (ucciso a Santa Maria do Pará) ricorda: “mio padre sapeva che sarebbe stato ucciso per il suo impegno per i senza terra… Muore ma il seme rimane… Non possiamo perdere la speranza di um paese dove si arriverá allá riforma agrária e allá vera giustizia…”.
 

ECUADOR

In Ecuador l’Assemblea permanente per i diritti umani APDH, il Centro dei Diritti Economici e Sociali CDES www.cdes.org.ec , il Centro di Documento DDHH “Segundo Montes Mozo”, il Servizio Pace e Giustizia SERPAJ – Ecuador insieme con l’Associazione Latinoamericana per i diritti umani ALDU, hanno presentato il 10 dicembre a Quito il rapporto 2003-2004 che fotografa la situazione dei diritti umani nel paese andino.

Aléxis Ponce, portavoce dell’Assemblea permanente per i diritti umani APDH há dichiarato che “in Ecuador non esiste un miglioramento sostanziale del rispetto dei diritti umani”. Le conclusioni del rapporto annuale sono lapidarie: “Durante il governo del Colonnello Lucio Gutierrez si sono verificati attentati all’integrità dei diritti umani e alla pace sociale, come per esempio la morte di 16 pensionati in sciopero della fame, l’assassinio della leader indígena Maria Lalvay a Nabon, l’assassinio dell’ambientalista Angel Shingre, l’attentato sofferto dal Presidente della CONAIE e altri fatti che dimostrano esplicitamente che la vita e l’integrità degli ecuatoriani non é stata rispettata per l’uso eccessivo della forza.

Il governo ha evidenziato la sua incomprensione del ruolo dell’opposizione (elaborando una lista nera dei nemici del governo), dell’indipendenza delle funzioni dello Stato (con attacchi e minaccie alla Corte Suprema e al Parlamento), indebolendo l’istituzione democratica”. Il documento continua analizzando “l’attacco a giornalisti e mezzi di comunicazione”, denunciando che “il Governo nazionale é carente nella política economica e sociale che non garantisce il minimo compimento dei diritti economici e sociali e culturali. La qualità della vita della popolazione é stata ridotta per le imposizioni del debito estero”.

La denuncia degli organismi dei diritti umani in Ecuador sottolinea la grave crisi non solo economica, causata da una forte instabilità política che ha provocato la richiesta di impeachment agli inizi di novembre (ricordo quei giorni a Quito, assediata da una pioggia torrenziale, dove si rumoreggiava un colpo di stato…) del Presidente Gutierrez. Nei prossimi giorni centinaia di delegati della Confederazione delle Nazionalità indigene organizzate nella CONAIE si incontraranno a Otavalo per eleggere il nuovo presidente e definire una forte política di  opposizione di fronte al “tradimento” del colonnello Gutierrez.

ARGENTINA
 
In Argentina vari movimenti, in prima fila le Madri e le nonne di Plaza de Mayo, hanno organizzato l’8 dicembre la «24esima MARCIA DELLA RESISTENZA» a Buenos Aires.

Il corteo era aperto da seicento bambini e adolescenti del “Movimento Nazionale dei Bambini del popolo” portando un vagone di treno infantile con su scritto “PER UN PAESE PER TUTTI”. A mezzogiorno una delegazione di madri di Plaza de Mayo é stata ricevuta dal Presidente Kirchner e gli hanno spiegato “che, mentre non c´é lavoro, i bambini non possono mangiare… Lo Stato si deve prendere a carico di tutti i bambini affinché mangino, vadano a scuola, gli sia garantito il diritto ad essere curati. Il Presidente si é impegnato in questa direzione e speriamo si apra un cammino nuovo… Non sappiamo quanti giorni saranno necessari ma noi Madri siamo insistenti perché manteniamo lo stesso sogno dei nostri figli di costruire un paese migliore e per questo marciamo, combattiamo da 28 anni, mostrando la memoria dei nostri figli, non solo la loro foto, bensi alzando il pugno, la bandiera, il grido per esigere una vita felice per la quale i nostri figli hanno donato tutta la loro vita, la loro gioventú”.

Il 6 dicembre scorso il Centro Studi Legali e Sociali CELS www.cels.org.ar  ha presentato il rapporto annuale sui DESC in Argentina com l’appoggio della Federazion Internazionale degli organismi di diritti umani FIDH www.fidh.org. Il 20 dicembre centinaia di argentini, non solo dei movimenti piqueteros, sono scesi in piazza per ricordare il terzo anniversario dell’argentinazo che provocó la caduta del Presidente De la Rua. Quest’esempio di protesta popolare per rivendicare dal basso cambiamenti politici e il rispetto dei diritti collettivi DESC é analizzato dal politologo Attilio Boron, segretario del CLACSO che há dichiarato: “le giornate che oggi ricordiamo lasciano un segno profondo nella storia sociale degli argentini. Il principale risultato raggiunto si riferisce all’aver posto un punto finale ad un governo che aveva assunto una chiara opzione per il mercato, per i grandi monopoli, per le imprese privatizzate, e in generale il capitale imperialista, contro gli interessi generali della società. Dimostrò quello che nessun governante dovrebbe dimenticare: che non ci sarà mai più impunità per coloro che decidono di governare volgendo le spalle alle domande della grande maggioranza del popolo. Di fronte all’incapacità dell’impianto istituzionale delle nostre democrazie per offrire alternative in tempi di crisi, gli unici meccanismi percorribili ed efficaci si incontrano per le strade, attraverso la mobilitazione popolare”. (Fonte: Quotidiano “Pagina 12” – 20 diciembre 2004).

 
PERÙ

In Perú il Coordinamento nazionale degli organismi di diritti umani CNDH ha organizzato l’annuale cerimonia consegnando il Premio diritti umani 2004 al sacerdote Marco Arana www.grufides.org impegnato nella mediazione durante il conflitto per l’oro e per l’acqua a Cajamarca. Sono stati ricordati anche altri militanti come i contadini Juan Montenegro, Reemberto Herrero, Enrique Mega, Nicolas Gonzáles, Florêncio Quispe e Mauro Surco uccisi dalla polizia quest’anno durante il conflitto com la multinazionale Newmot a Yanacocha che voleva iniziare lo sfruttamento di ricchissime miniere d’oro senza considerare l’impatto sócioambientale che avrebbe gravemente inquinato lê sorgente aquifere del Quilish, che forniscono l’acqua a mezzo milione di peruani nella regione di Cajamarca.
 
Agli inizi di ottobre ho partecipato ad una missione di monitoraggio proprio nel centro del conflitto minerario, nel Quilish, e penso che questo premio non sia rivolto solo al prete rosso di turno ma rappresenta il riconoscimento di tutto il popolo di Cajamarca, che é sceso in piazza fin da settembre per rivendicare il loro diritto all’acqua, alla terra, alla vita, alla dignità in una zona sperduta tipo far west dove la multinazionale Newmont si é sempre comportata da padrona indiscussa, aprendo ben 66 processi contro gli oppositori impegnati radicalmente come Ivan Salas Rodriguez, coordinatore del Comitato Cívico Unitário in difesa della vita di Cajamarca,  Andrés Cavallero dell’Associazione di Difesa e Educazione Ambientale ADEA, come il sindaco di Huanbocancha Gomer Vargas Cueva (quando ci siamo incontrati era latitante e ho dovuto essere accompagnato segretamente in tre case di rifugio per non essere scoperti dalla polizia mentre mi rilasciava l’intervista che documentava il senso civico di impegno per la sua gente che lo aveva rieletto con il 65% dei voti malgrado non potesse fare campagna elettorale per l’ordine di cattura che pendeva a causa di un processo farsa di una giudice che viaggiava con l’elicottero della multinazionale per verificare i fatti…). E non posso dimenticare Alex, Lucita, Elder, Sonia, Rosmery e gli adolescenti lavoratori organizzati del Movimento MANTHOC di Cajamarca che hanno assunto um ruolo sempre attivo nella mobilitazione popolare grazie al loro spirito di cittadinanza per difendere la vita nella propria terra…

Sempre il 10 dicembre a Lima si è realizzata anche una manifestazione del movimento cittadino AFFINCHÉ NON SI RIPETA e dei familiari dei desaparecidos e degli scomparsi a causa della violenza política che reclamano giustizia e l’applicazione delle raccomendazioni della Commissione della Veritá e Riconciliazione CVR.

 
PER NON CONCLUDERE
 
Il 13 dicembre giunge la notizia da Santiago che Pinochet può essere processato per gli assassini ordinati durante l’esecuzione della «Operazione Condor», un piano di terrorismo internazionale ideato da lui stesso, dal dittatore argentino Videla, dal boliviano Banzer e dal paraguayano Stroessner, il cui obiettivo era assassinare gli oppositori politici al di là delle frontiere nazionali.

Pensavo a questa grande novità in questi giorni, con la speranza di aprire un nuovo cammino di giustizia anche per il Cile ma poi é arrivata la doccia freccia di questa lettera appassionata che ho ricevuto da Eugenia, giovane giornalista mapuche, portavoce del Coordinamento delle Organizazióni e Identitá territoriali Mapuche che ho conosciuto durante il Foro Sociale Chile a fine novembre a Santiago e che magari qualcuno ha ascoltato il 20 novembre durante l’intervista con Radio Popolare.

«Prima di tutto ringrazio le tue parole e i tuoi desideri per le esperanze di una nuova storia di giustizia per il Cile e per i mapuches: so che sono parole sincere ed é molto bello sapere che qualcuno che non hà interessi personali né in Cile, né con i mapuches, lo senta in questo modo…

Peró caro Cristiano, lamento che le mie impressioni siano un pó pessimiste, anche se non disconosco l’importante passo e ciò che significa sopratutto per i familiari delle vittime di tanti crimini disumani. Sopratutto per la giustizia cilena, che un gesto minimo come questo (dico mínimo in comparazione con lo che ritengo si debba veramente fare), non fa altro che rivendicare il proprio nome. La giustizia cilena non ha compiuto i suoi impegni, il suo ruolo nella dittatura di Pinochet, negando a molti di essere salvati: oggi la giustizia sta solo ripulendo il suo nome particolarmente discusso e questionato.

Il cammino verso la giustizia in Cile é stato molto lungo e molto timido, peró si deve mettere in chiaro che é iniziato realmente solo grazie alla detenzione del tiranno a Londra, se non fosse stato per loro, dubito, anzi sono sicura, che Pinochet non sarebbe mai stato imputato… Ricordiamoci che é riuscito a diventare senatore a vita e le forze armate non riconoscevano l’autoriá dei Presidenti Aylwin e Frei e continuavano a idolatrare il dittatore…

Ricordo molto bene che quando il tiranno Pinochet fu arrestato a Londra e poi fino al 2001, le signore fasciste uscivano a gridare per strada… «Pinochet, questa lotta é per te!» o anche «CILE, viva cile e Pinochet». Politici di destra si dichiaravano furiosi davani ai mass media. Oggi nessuno si pronuncia, Pinochet é solo, tutti si sono allontanati, perfino i suoi discepoli, negano qualsiasi vincolo, cercano di ripulire il loro passato pro Pinochet. Nessuno va più ai suoi ostentosi compleanni e anche la sua famiglia é divisa. Oggi il Pinochet dittatore non é piú che un povero cadavere politico.

La sua difesa ha dovuto ricorrere alla demenza per salvarlo, malgrado l’infelice Pinochet esca in modo lucido a dichiarare in una Tv di Miami e poi i suoi avvocati lo dichiarano matto… Credi Cristiano che esista qualcosa di piú indegno per un tiranno come lui?

La veritá, mio caro amico, é che non credo possa vedere Pinochet in un processo, nemmeno in prigione… Però in mezzo a questo buio ci sono segnali di speranza, come per esempio la consegna del nuovo rapporto sulla tortura che rappresenta un avanzamento significativo in termini di riconoscimento di queste atrocità dimenticate per troppo tempo. Così pure per l’assassino di Victor Jará, che sarà processato… Sono luci di speranza che pero non fanno cambiare il mio pessimismo…».
 
Ancora lungo e tortuoso é il cammino per costruire giustizia ed esercitare i diritti economici, sociali e culturali collettivi per tutta la Pátria Grande, per l’America Latina.

Cristiano Morsolin


Cristiano Morsolin, giornalista-educatore ed operatore di reti internazionali. Collaboratore “Rete Brasiliana di Giustizia Ambientale” a Rio de Janeiro, cellulare personale (0055.21)  82180724. Co-fondatore “Osservatorio Indipendente sulla Regione Andina SELVAS.org” – www.selvas.org