[di Alessandro G. Fangano • 22.05.02] La strategia di comunicazione e marketing della Nike attraverso il suo sito ufficiale.

NIKE/2 – SALVE, SONO LA NIKE

Accuse pesanti come l’infamia di sfruttare il lavoro minorile. Con questo deve fare i conti la NIKE Inc. dopo anni di boicottaggi, che con un imprevedibile effetto branding hanno di fatto contribuito all’aumento delle vendite. Nel nuovo corso della Nike ci sono parole d’ordine come rispetto dell’ambiente, rispetto dei diritti dei lavoratori, programmi di educazione e sviluppo in tutto il mondo. Ma c’è di più, per motivi di MKTG strategico e operativo, lo SWOOSH, (in Italia è chiamato baffo!) diventa l’unico simbolo sostituendo la “pesante” dicitura NIKE. Sul sito istituzionale della Nike inc. www.nikebiz.com c’è un’intera sezione denominata RESPONSABILITY dalla quale apprendiamo una serie di interessanti notizie e curiosità che, associate alle nuove campagne pubblicitarie (cfr. articolo sulla proliferazione di scorpioni) mostrano l’impressionante macchina di organizzazione, Marketing e Comunicazione di questa azienda. All’insegna del buonismo scopriamo che la Nike è stata fondata con una stretta di mano e che ” E’ implicito che in questo c’è la determinazione che noi vogliamo costruire il nostro business con i nostri partner basandoci sull’onesta e il rispetto reciproco. […] Inoltre gli standard ai quali devono sottostare i partner locati in tutto il mondo sono: Sicurezza e salute del lavoro, giusti salari, ore di lavoro e premi; minimi impatti ambientali, sistemi di gestione del personale per verificare la dignità degli individui, i diritti di associazionismo (anche sindacale) e il diritto di lavorare senza umiliazioni o abusi fisici o psicologici. […] Nessuna discriminazione basata su razza, religione, orientamento sessuale, idee politiche, stato matrimoniale o maternità. Così la Nike verifica dall’interno e fa verificare anche da ENTI esterni internazionali la situazione dei propri lavoratori”.
Sul sito sono disponibili anche i dati delle singole “factory” nei 5 continenti.
Questi gli standard dichiarati: Non ci sono lavori forzati, così gli operai non sono costretti a lavorare in alcun modo, non c’è lavoro minorile: chi lavora per la creazione di scarpe deve avere almeno 18 anni e 16 anni deve averne chi lavora per la creazione di accessori e abbigliamento. A ciascuno è garantito lo stipendio minimo previsto da contratto e non ci sono trattenute sulle buste paga per infrazioni comportamentali. Grazie ai
benefits spesso gli stipendi sono il 25% più alti di quelli locali. Il massimo di ore stabilito è di 60 h/week o meno se stabilito dalla legislazione locale. Dispostivi per la sicurezza dei lavoratori e dei luoghi di lavoro. Spesso ci sono delle ispezioni, anche di enti esterni e senza preavviso.

Nike: scheda cronologica e dati sulla produzione e vendita
1957: Phil Knight e Bill Bowerman decidono di creare un’azienda per la produzione di scarpe per atleti.
1962: primo atto, in Giappone, per la creazione di una società, si chiamerà BRS.
1971: il simbolo della NIKE (The Swoosh) è ideato dagli studenti del Carolyn Davidson che percepiranno una fee di $35.
1972: la BRS crea una società chiamata NIKE e si affaccia allo sport professionistico con U.S Olimpic Trial (solo dal 1978 NIKE inc. diventerà la ragione sociale ufficiale dell’azienda)
1979: con il brevetto delle NIKE-AIR l’azienda diventa la più importante per il mercato USA di scarpe da atletica
1980: con laboratori anche in Asia, Sud America e Europa, la Nike impiega 2700 persone e fattura 270.000 di dollari
1985: vengono lanciate le AIR-JORDAN. Nike ha 4200 impiegati e fattura oltre un bilione di dollari di fatturato
1990: Nike supera i 2 bilioni di dollari di fatturato e impiega oltre 5,300 persone. Nasce il primo campus Nike in Oregon
1991: Nike è la prima azienda sportiva al mondo a superare i 3 bilioni di dollari di fatturato
1994: Nike affida ad Enti internazionali la verifica delle condizioni di lavoro nelle proprie factories.
1996: Nike supera i $6.5 billioni di dollari di fatturato con i suoi 16.000 dipendenti.
1999: Nike realizza le uniformi ufficiali di oltre 2000 atleti per le Olimpiadi di Sidney in 25 sport diversi.
2000: Nike raggiunge quota 22.000 impiegati in 120 stati. La NIKETOWN dell’Oregon ospita oltre 5000 persone. 15 sono in tutto le NIKETOWN nel mondo, comprese Berlino e Londra
Oggi: Ci sono nel mondo oltre 500.000 persone ceh lavorano per la NIKE o nell’indotto. La sola Corea ha esportato oltre 500 milioni di paia di scarpe NIKE e i prodotti NIKE rappresentano il 7 percento dell’export del Vietnam.
Italia, Filippine e Vietnam sono gli ultimi tre stati in cui sono state aperte le factories.
Per ogni singolo paio di scarpe:
Prezzo all’utente (media): $65
Prezzo al negoziante: $32.50 to Nike.
Nike paga: $16.25 per questioni legali, assicurazioni, marketing ed altro
Prezzo pagato alle factories: $16.25 per materiali ($10.75), lavoro ($2.43), trasporti, deprezzamento, varie ed eventuali ($2.10) e guadagno delle Factories ($0.97)

I guai giudiziari della Nike in Usa

Mentre Catania e le città italiane sono invase dai simboli della Nike, i giornali diffondono (piccola piccola) la notizia sui guai giudiziari della multinazionale. Una sentenza negli Stati Uniti dichiara ammissibile la causa contro Nike per false comunicazioni ai consumatori…

Via libera alla causa intentata contro la Nike nel 1998 dall’organizzazione Global Exchange a nome dei consumatori californiani per pubblicita’ ingannevole e false informazioni sulla base di una legge della California che tutela i cittadini da pratiche commerciali scorrette. Nike era accusata di mentire in interviste e comunicati stampa sulle reali condizioni di lavoro nei suoi stabilimenti asiatici dopo che numerosi rapporti avevano documentato violazioni rispetto ai salari, agli orari di lavoro, alla sicurezza e dignita’ della persona, e ai diritti sindacali. Nike si e’ difesa sostenendo che le dichiarazioni pubbliche di un’azienda sono protette dal diritto costituzionale alla liberta’ di espressione. Il giudice di primo grado le ha dato ragione, ma la Corte suprema della California, a cui i consumatori si sono rivolti, ha stabilito il 2 maggio scorso che Nike non puo’ appellarsi a questo diritto se le sue dichiarazioni pubbliche hanno finalita’ commerciali, e tale e’ stata giudicata la campagna di informazione organizzata dalla societa’ per difendersi dalle accuse. Nella sentenza, che rappresenta un precedente importante e sulla quale i giudici supremi si sono divisi, si legge che a un’impresa non e’ fatto divieto di esprimersi liberamente su questioni di rilevanza pubblica o di difendere con forza le proprie pratiche commerciali, ma quando lo fa con lo scopo di promuovere le sue vendite deve parlare in modo veritiero. Nike ha annunciato ricorso alla Corte suprema degli Stati Uniti.