[di Vincenzo Andraous • 02.11.03] Droga sostenibile e droga che uccide, mi pare necessaria una ulteriore precisazione, quanto meno per  di largo consumo…di onestà intellettuali, in condanne e conseguenti assoluzioni a poco prezzo...

NO DROGA, NO PARTY

Droga sostenibile e droga che uccide, mi pare necessaria una ulteriore precisazione, quanto meno per  di largo consumo…di onestà intellettuali, in condanne e conseguenti assoluzioni a poco prezzo. Quanto meno per  rendere giustizia alle parole, quando esse assumono il peso di una sentenza e influenzano le persone, in particolar modo quelle che ancora non hanno una personalità formata, coloro che ancora non hanno pieno il carico della coscienza, cioè l’essere  presenti a se stessi; e un bambino sebbene grande, non è cosciente, per diventare coscienti di noi stessi, il primo avvertimento è l’avvertimento  dell’esistenza dell’altro. Noi adulti sappiamo bene che crescita vuol dire differenziazione, affermazione di sé come entità autonoma, attraverso le varie fasi di sviluppo dell’individuo, attraverso le occasioni e le opportunità della vita, ma ciò non autorizza nessuno a rilasciare patenti di maledetto per forza, perché questa è una vocazione destinata al macero, e cosa assai più grave, destina al macero i più deboli. Avere personalità non significa essere qualcosa per mezzo di una canna, chi possiede una personalità matura  dimostra unità nel comportamento tra ciò che pensa e ciò che fa. Valuta in maniera obiettiva la realtà e se stesso, e perciò si rapporta al contesto coerentemente alla propria situazione. In uno spinello “quotidiano” vi è  l’impegno e la fatica per raggiungere una crescita personale accettabile? Oppure in questo atteggiamento vi è una considerevole instabilità emotiva  che maschera un disagio con l’avvicinamento  ai rischi estremi. Fallimento degli educatori, di una società che sta a guardare? Forse questo è il risultato che scaturisce da una sorta di nichilismo congenito a qualche generazione… fortunatamente passata,  perché educare non sta più solo per  trasmissione di nozioni-conoscenze, ma come formazione alla complessità, come insieme di comportamenti,  quanto meno per colmare con il tempo certe carenze, e bisogna riuscirci  in tempo affinché non diventino LUCIDE FOLLIE. Forse occorre diffidare sempre delle esemplicazioni,  non accontentarsi della dicitura: SI TRATTA DI BANALE REAZIONE A UN MODELLO CULTURALE, DI ACCETTABILE INDISCIPLINA ADOLESCENZIALE.
Personalmente diffido molto, perché io ci sono passato per queste doppie e triple corsie preferenziali, potrei raccontare molto di me in proposito, e la mia non è una bella storia, anzi è una gran brutta storia. L’uso di roba è prevalentemente una via di fuga senza progettualità, è la rappresentazione dell’impossibilità di trovare una uscita di emergenza, per cui non si può parlare di “ prevenzione del danno “, ciò che si deve e si può prevenire è il coinvolgimento nell’uso, soprattutto quello PRECOCE, fornendo ai giovani l’opportunità di trovare risposte più valide ai loro problemi- compiti di sviluppo. Certe argomentazioni sulla droga che girano e inciampano sulle bocche di tanti adulti, meritano sicuramente attenzione, ma io ho imparato a sfuggire le visioni ed i percorsi  unidimensionali,  e proprio accogliendo e accompagnando i giovani in difficoltà, sono diventato estremamente attento al disagio che circonda le persone affaticate, al loro bisogno di essere aiutati a entrare un po’ in se stessi, per comprendere che ci si deve impegnare strenuamente  per difendere la propria dignità personale.

(Vincenzo Andraous – carcere di Pavia e tutor Comunità Casa del Giovane – 3-11-2003 Pavia)