[ Daniela Monti (CORRIERE DELLA SERA) 10.05.03] Pagati per pedalare in orario d'ufficio.  Di incentivi all'uso della bicicletta se ne erano già  visti:  Belgio, Olanda, Danimarca hanno fatto scuola. Chi  s'impegna  a  recarsi al lavoro su due ruote, lì  trova  sempre  qualcuno,  pubblico o privato che sia,  disposto  a rifornirlo del mezzo. Biciclette regalate  o  date  via  quasi  per  niente...

NORVEGIA. TRAFFICO E SALUTE: PAGATO CHI USA LA BICI PER LAVORO

Pagati per pedalare in orario d’ufficio.  Di incentivi all’uso della bicicletta se ne erano già  visti:  Belgio, Olanda, Danimarca hanno fatto scuola. Chi  s’impegna  a  recarsi al lavoro su due ruote, lì  trova  sempre  qualcuno,  pubblico o privato che sia,  disposto  a rifornirlo del mezzo. Biciclette regalate  o  date  via  quasi  per  niente. Ma versare soldi ai  dipendenti  (soldi  contanti,  che finiscono in busta  paga)  per  inforcare  la  bici,  questo no: l’idea è  nuova,  nessuno  si  era  ancora  spinto  a tanto. Ci  prova,  adesso,  un  distinto signore norvegese, Hans  Ivar  Soemme,  manager  al comune di Sandnes, 55 mila  abitanti sparpagliati in villette dai colori pastello  nella   parte   più  meridionale  del  Paese,  quella  classica dei fiordi. Quaranta centesimi di euro netti  al chilometro a chi lascia ferma la macchina e usa la  bicicletta   per   sbrigare  le  mansioni  lavorative  quotidiane,   la   corsa   all’ufficio   postale,  il  trasferimento di una pratica, le riunioni da un punto  all’altro della città. Il progetto è partito lunedì e  fra  i  tremila  dipendenti  pubblici  di Sandnes che  d’ora poi avranno il dilemma – “Uso l’auto o guadagno  qualcosa  con  la  bici?”  –  ci  sono  insegnanti  e  ingegneri,  impiegati  dell’anagrafe  e  dell’ufficio  catasto. 
Come l’hanno presa? “Troppo presto per fare bilanci”,  risponde  Soemme  sornione.  Però l’idea è piaciuta,  giura:  qualcuno  lo  farà  per  i  soldi, qualcun altro “per non restare escluso da un progetto in   cui  tutti,  qui,  crediamo  molto”,  spiega  il manager.   Le   regole   sono  chiare  e  per  niente elastiche: c’è pedalata e pedalata, non tutte vengono retribuite.  Sono  esclusi  i  tragitti casa-lavoro e lavoro-casa  e  la  ricompensa  può  arrivare  ad  un massimo di cinque chilometri al giorno. Soemme fa due conti:  bene  che  vada,  un impiegato volonteroso ed ecologista  può  guadagnare  2 euro in più al giorno, che  moltiplicati  per  un  mese  fanno attorno ai 40 euro,  ovvero circa 300 corone norvegesi, in un Paese dove un piatto unico al ristorante ne costa 200 e una birra  altre  50. 
“Ma  è  il  principio  che  conta: l’incentivo in danaro è la dimostrazione dell’impegno dell’amministrazione su questo fronte.
Puntiamo a due obiettivi: migliorare la salute dei nostri lavoratori e  di  conseguenza  ridurre  le assenze per malattia. Quindi  una  miglior  qualità  della vita. E poi meno traffico  e meno inquinamento”. L’amministrazione non andrà in rosso: il budget c’è, “e poi – insiste lui – investire  in prevenzione significa risparmiare sulla sanità”.  Se l’idea della retribuzione a chilometro è nuova, il principio è vecchio di almeno vent’anni. In Paesi  come  l’Olanda  e  la  Danimarca,  a  furia di battere  sul  tasto  dell’ecologismo  e  della tutela ambientale, l’uso della bicicletta si è assestato sui 700-800  chilometri  per persona all’anno, contro una media europea di 180. Per tutti, la mossa di partenza è  stata  la  stessa: investire nelle infrastrutture, che  significa  costruire  piste  ciclabili  larghe e sicure,  rastrelliere  con  biciclette  in  affitto a prezzo  modici  nei  punti più disparati delle città. Per  i soldi in busta paga bisognava invece aspettare la  Norvegia.  “L’idea  è  buona, potrebbe funzionare anche   qui”,   commenta  Carlo  Pezzi,  assessore  a Ravenna,  uno  dei  comuni  italiani  che  ha  saputo guardare  più  lontano,  investendo danaro ed energie nel  trasporto alternativo. Già oggi, racconta Pezzi, qualche  dipendente  del  Municipio  inforca  la bici messa a disposizione dal comune per i trasferimenti a corto   raggio.  
“L’incentivo   economico   potrebbe cementare questa buona abitudine”, chiude. Il Manager  norvegese  è pronto a scommetterci: “Datemi un mese e  vi dimostrerò che i conti tornano”.