[Padre Adriano Sella • 07.12.03] Ritornare in Italia dopo anni trascorsi nel Sud del Mondo mi ha dato l’opportunità di rimettermi dentro alla società europea e di coglierne alcuni cambiamenti. Nel Sud del mondo, dove la maggioranza della popolazione è povera, come in Brasile dove mi trovavo, si lotta per la sopravvivenza e per conquistare almeno le necessità primarie come il cibo, la terra, la casa, la salute…, mentre qui, dove la maggioranza della popolazione è ricca, si battaglia per avere molto di più, anzi troppo, per soddisfare i bisogni indotti come la doppia, tripla o quadrupla casa, auto e altri beni, per ricavare sempre più alti profitti del capitale e per raggiungere tenori di vita da far scoppiare il pianeta di troppi consumi e rifiuti...

P. ADRIANO SELLA: “NATALE 2003: LIBERARE LE POPOLAZIONI RICCHE DALLA TIRANNIA DELLE COSE”

Ritornare in Italia dopo anni trascorsi nel Sud del Mondo mi ha dato l’opportunità di rimettermi dentro alla società europea e di coglierne alcuni cambiamenti. Nel Sud del mondo, dove la maggioranza della popolazione è povera, come in Brasile dove mi trovavo, si lotta per la sopravvivenza e per conquistare almeno le necessità primarie come il cibo, la terra, la casa, la salute…, mentre qui, dove la maggioranza della popolazione è ricca, si battaglia per avere molto di più, anzi troppo, per soddisfare i bisogni indotti come la doppia, tripla o quadrupla casa, auto e altri beni, per ricavare sempre più alti profitti del capitale e per raggiungere tenori di vita da far scoppiare il pianeta di troppi consumi e rifiuti.Alcuni cambiamenti, avvenuti in questa società cosiddetta occidentale, mi hanno scioccato e preoccupato molto:- tutti lavorano molto più di prima, cioè di quando erano meno ricchi. Infatti, sono molti quelli che superano tranquillamente le otto ore lavorative, facendo ore straordinarie che stanno diventando ordinarie, oppure con doppio o triplo lavoro. Ormai la settimana non basta più per contenere la quantità di ore lavorative degli italiani. E tutta quella discussione, riflessione e tentativo di tradurre in realtà l’importanza del ridurre la giornata lavorativa per avere più tempo per gli hobby, per la famiglia, per il sociale e per il religioso? Questa preoccupazione non la trovo più, neppure nei sindacati. E’ semplicemente sparita dall’orizzonte della nostra gente;- tutti consumano molto e molto più di quando erano più poveri. E’ impressionante vedere la corsa sfrenata e insensata al consumismo per avere sempre più cose. Ormai le famiglie non sanno più dove mettere l’enorme quantità di cose e allora hanno inventato i box che si possono affittare solamente per mettere le tante cose superflue. Abbiamo troppo di tutto. Infatti, abbiamo davanti a noi un grande quantità di cose da consumare che non riusciamo più a starci dietro. “Le automobili in circolazione sono così numerose che comincia a mancare lo spazio per guidarle; abbiamo così tanto cibo che dobbiamo affrontare un’epidemia di obesità; le cose da comprare, vedere e fare sono così tante che non troviamo più il tempo per godercele” dichiara Richard Tomkins[1].Adesso i conti tornano: bisogna lavorare molto di più, acquisendo potere di acquisto, per poter consumare molto e soddisfare tutti i bisogni. Insomma, questo è il virus, introdotto nelle persone da questo sistema capitalista, che ci fa diventare dei grandi lavoratori per essere dei grandi divoratori di cose. Siamo caduti in un tranello diabolico: siamo indotti a comprare per poter soddisfare bisogni che non sono reali, ma che sono indotti. Anzi, il sistema gioca con la nostra vita, perché trasforma i bisogni superflui in necessità costringendoci a fare di tutto per soddisfarla. Per cui, dobbiamo lavorare, lavorare e lavorare, per consumare, consumare e consumare sempre più. E’ un circolo vizioso che non ha fine, perché quando avremmo soddisfatti quei bisogni, ne appariranno dei nuovi e così dobbiamo lavorare ancora di più per poter soddisfare anche quelli. E così all’infinito, ingrassando i detentori di questo mercato libero.Altre mutazioni che mi hanno colpito e che sono conseguenze di questo idolo contemporaneo dell’avere e del profitto:- la vita è diventata stressante e frenetica. Le persone sembra che stiano prendendo il treno sempre di corsa. Tutti corrono guardando l’orologio e non hanno più tempo per salutarsi, per un sorriso o per una stretta di mano. Anzi, aumenta sempre più l’aggressività sociale e la rabbia. E’ sufficiente un piccolo incidente stradale che diventa aggressione, a volte anche mortale, tra i contundenti;- la vita purtroppo non è diventata più felice. “Siamo più ricchi, ma non più felici”, ha dichiarato Richard Tomkins che ha inoltre affermato: “Il recente boom economico ha notevolmente migliorato il livello generale di benessere, ma è evidente che non c’è stato un aumento corrispondente del senso di soddisfazione delle persone. Le ricerche sulla felicità realizzate negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e nell’Europa continentale evidenziano che negli ultimi trent’anni il livello di felicità delle persone è rimasto lo stesso e in alcuni casi è diminuito”. Infatti, la gente sembra che abbia perso il sorriso. E lo si nota bene che è più triste, più angustiata e meno gioiosa;- la vita è stata sfrattata da una dimensione essenziale che è la possibilità di pensare. Infatti, le persone non hanno più tempo per pensare e non potendo più svolgere questo ruolo come pensatori, che è peculiare dell’umano, stanno diventando degli alieni, telecomandate dal sistema vigente che non permette di pensare perché l’essere pensante è pericoloso, poiché può diventare autonomo e capace di essere protagonista della propria vita e non sarà più manipolabile;- il malessere contemporaneo è davvero preoccupante. Ho incontrato in questo mio viaggio di ritorno tante persone, ormai troppe, che sono stanche di questa vita frenetica e stressante. Non ce la fanno più e hanno perso il sorriso perché si sentono pigiate dentro degli ingranaggi che le conducono a vivere una vita quotidiana ormai senza senso. Ma non riescono a cambiare e continuano come degli alieni, lasciandosi sfrattare quello che è più prezioso della vita umana: la forza del pensiero;- la vita odierna si è riempita di tante cose, troppe, ma purtroppo si è svuotata di rapporti umani. Infatti, le relazioni umane sono ormai in balia di una logica utilitarista che le hanno ridotte a rapporti violenti e di puro profitto, facendo dell’altro un essere da sfruttare per trarre degli utili. La competitività del mercato si è instaurata anche nelle relazioni umane, facendo dell’altro un nemico da combattere. E’ questa logica che sta scardinando tutte le relazioni umane, anche quelle più intime tra genitori e figli. Si è persa quella ricchezza, profonda e fondamentale, dei rapporti umani.- in questa rigorosissima logica capitalista e consumistica, anche Dio sta diventando un prodotto religioso da consumare a proprio piacimento, e in privato, attraverso culti, celebrazioni, incensi, suppliche, indulgenze, benedizioni… Un Dio trasformato in prodotti religiosi acquistati dal potere economico, illudendo le persone di comprare perfino il paradiso. Questa è la morte di Dio. Mentre Dio è mistero, è alterità e sempre novità che va al di là dei nostri bisogni e consumi, e mai potrà essere confezionato come prodotto religioso. Insomma, Dio è l’Altro che possiamo avvicinare solamente con la virtù dell’umiltà, dell’apertura e della ricerca del nuovo, e non con il potere del denaro o con la logica del profitto e del consumo. Quando Dio non diventa un prodotto, allora sarà il nostro compagno di viaggio, come è accaduto con i discepoli di Emmaus, che ci fa riscoprire il senso della vita e ci riempie di gioia e di felicità attraverso relazioni umane vere e profonde. Tuttavia, credo che oggi ci troviamo a vivere un periodo molto proficuo perché le persone stanno toccando il fondo percependo sempre più l’amarezza e il fallimento di una vita, altamente consumistica, che ha fatto dell’avere un’idolatria contemporanea, svuotando l’essere dal senso della vita e allontanando la felicità. Tempo proficuo perché, purtroppo e finalmente,  si è costretti a cambiare per necessità e non per virtù, soprattutto quando si tocca in fondo della vita. L’importante però è iniziare a cambiare per avere la possibilità di riscoprire l’essenza della vita che non si basa sulla quantità delle cose, ma sulla qualità della vita che ha le sue fondamenta sull’essere. Forse, è arrivato il tempo del cambiamento.Questo è senza dubbio un segno di speranza e già molte persone e molti gruppi, che ho incontrato nel girovagare per l’Italia, lo stanno trasformando in una vita alternativa, dando un eccezionale contributo nel realizzare l’altro mondo possibile. Dal Sud del mondo è sorta questa stella dell’altro mondo possibile attraverso il Forum Sociale Mondiale che sta indicando cammini possibili per mutare la globalizzazione neoliberista per una di solidarietà, di giustizia e di pace. E’ questa stella che ha messo in gestazione la speranza del mondo per poi far fiorire la liberazione dalla tirannia delle cose, facendo sbocciare finalmente il primato della dignità di tutti i popoli della terra e della sua madre natura.La situazione in cui ci troviamo era stata prevista già nel lontano 1930 dall’economista inglese John Maynard Keynes. La questione più urgente, secondo Keynes, sarebbe stata allora riuscire ad approfittare della liberazione dalle necessità economiche per vivere serenamente e pacificamente.E allora, dobbiamo impegnarci per liberare la popolazione di maggioranza ricca del Nord del mondo dalla tirannia dell’avere che li illude sia nel cercare la felicità mediante il possesso di tante cose e sia nel dare vero senso della vita attraverso gli innumerevoli consumi. Così come nel Sud del mondo siamo impegnati per liberare i poveri dalla miseria e dall’oppressione che li sta escludendo dalla dignità umana.Che il Natale 2003 ci porti il Dio della vita non come prodotto religioso bene confezionato, ma come realtà essenziale che ci fa intravedere il vero senso della vita e ci fa arricchire non tanto nell’avere ma soprattutto nell’essere!


Mi sono rifatto a un articolo molto interessante di Richard Tomkins “La felicità perduta” pubblicato originariamente sul “Financial Times” del 9 marzo 2003. Richard Tomkins, 51 anni, britannico, scrive per il Financial Times dal 1983. È stato corrispondente da New York per cinque anni. Scrive di economia, mercato e consumi. Il 3 marzo 2003 è stato nominato a Londra giornalista economico dell’anno.