[di Antonio Papisca • 22.05.02] Ci troviamo in un momento storico molto delicato, con un atteggiamento della comunità internazionale ai limiti del concepibile. In relazione alla situazione in Terra santa, ad esempio, il Consiglio di Sicurezza ha istituito sì una commissione d’indagine, ma questo non fa che rinviare la sempre più urgente presenza di una forza di interposizione, che gli USA continuano ad osteggiare.

RIFLESSIONE CON IL PROFESSOR ANTONIO PAPISCA SULLA POSSIBILE CAMPAGNA IN OCCASIONE DELLA SECONDA EDIZIONE DEL GIUBILEO DEGLI OPPRESSI

Gli atteggiamenti del presidente degli Stati Uniti sono palesemente miopi e vincolati agli interessi limitati di una piccola elite, eppure nessuno si pronuncia con efficacia su questo. La situazione in Europa  conferma la disorganizzazione delle sinistre, l’incapacità nel proporre modelli politici realmente alternativi ed efficaci, ed un ritrarsi nelle posizioni di sicurezza garantite dalle destre. La politica sta dimostrando una certa incapacità attuale nell’elaborare nuovi e positivi disegni di ordine mondiale. Grandi passi avanti sono stati fatti invece dai movimenti per la pace, soprattutto negli anni ‘91-’95, dove in particolare la Tavola della Pace con la sua proposta della marcia Perugia-Assisi è riuscita piano piano a montare un progetto organizzato di riforma delle istituzioni e di costruzione politica della pace. Questa movimentazione della società civile è nuova e molto positiva, ma si tratta alla fine di una estensione del dialogo tra le parti sociali, già in atto da tempo. Un terreno fecondo e indispensabile continua ad essere, invece, quello del diritto: il tema della legalità è ancora una delle poche occasioni di confrontarsi seriamente e in maniera vincolante con la sfera politica. Occorre muoversi verso una formalizzazione del Diritto alla Pace, insistendo su questo negli ambiti competenti, tipo l’Unesco. Oltre ai movimenti, sta crescendo molto la partecipazione e la riflessione in ambito universitario, dove ci si lascia contagiare sempre più dalle tematiche legate alla mondialità e alla lettura critica della globalizzazione. Infine, il momento storico è significativo in ambito europeo, dove si sta lavorando alla Convenzione per il futuro dell’Europa, in funzione di una carta costituzionale per l’Unione. Sono previsti nei prossimi mesi dei Fora che mettano a confronto le istituzioni con la società civile per priorizzare le tematiche più urgenti e importanti. (si segnala ad es. a proposito un incontro importante il 4 maggio a Venezia, all’Ateneo Veneto, con esponenti del Parlamento Europeo). Uno di questi Fora è quello sul dialogo interculturale, che prevede un’analisi trasversale fondata sul bacino mediterraneo (sud Europa, nord Africa e medio Oriente). Date queste premesse di analisi congiunturale, si delineano almeno tre piste per una possibile campagna:
1) LA CHIESA: dentro la Chiesa sicuramente un ambito di pressione e sensibilizzazione deve essere quello contro la Dottrina della Guerra Giusta . E’ urgente che la Chiesa si pronunci a questo riguardo, affiancando alla sua proclamata Opzione Preferenziale per i poveri un’altra Opzione Preferenziale, per la Pace. (l’Evangelium Pacis). Occorre su questo poter giungere a una proposta precisa, perché essa si possa poi formalizzare in un documento o una dichiarazione, che abbiano però rilievo canonico, incidenza sul magistero. E’ necessario quindi coinvolgere altre forze e figure significative, prima del Giubileo, perché si converga su una proposta unitaria. Si segnalano mons. Pittau, segretario della congregazione per la Cultura Cattolica, il card. Martini, il prof. Grampa, direttore de “Il Segno” (mensile diocesano di Milano) e professore di filosofia a Padova, definito “la voce di Martini”, e infine i testi di chiusura dell’ultimo congresso della Fuci.
2) L’AMBITO ITALIANO: esistono già in Italia alcune leggi che garantiscono di per sé molte iniziative istituzionali per la costruzione della pace (educazione alla pace e difesa della pace, attraverso corpi civili di pace). Una possibile campagna potrebbe proporsi di farle conoscere  ed esercitare pressione perché siano attuate (al momento pochissimo è stato fatto).
3) L’AMBITO EUROPEO: in consonanza con quanto detto, occorre acquisire uno sguardo più ampio ed educarci a leggere il contesto almeno in chiave europea. Dal ’98 in Parlamento Europeo si insiste per la costituzione di Corpi Civili di Pace Europei. Si tratta di una iniziativa in parallelo con il Sistema Integrato di Difesa in Europa, basato sulle armi. Una possibile campagna può rilanciare questo progetto e chi lo appoggia (in Parlamento Europeo Luisa Morgantini; un buon contatto in Parlamento Italiano è Franca Bimbi).