UN DOCUMENTARIO SUI «NUOVI SCHIAVI»

Sono 25 mila, secondo le stime della Flai Cgil (Federazione Lavoratori Agro Industria), le persone che lavorano nelle campagne siciliane in condizione di schiavitù. Un popolo silenzioso che lavora in nero, senza tutele o diritti di alcun genere, che vive nell’ombra. Alle loro spalle un passato difficile e, nella maggior parte dei casi, l’emigrazione clandestina. Storie di rumeni, tunisini, polacchi, siciliani, storie diverse, ma accomunate dalla disperazione. Storie raccontate in un documentario realizzato da Enzo Rizzo per conto del suddetto sindacato. La pellicola, presentata qualche giorno fa nella sede della Cgil regionale dell’isola, si intitola «Sicilia: 20 mila schiavi. Dove c’è schiavitù ci sono gli schiavisti» e in 25 minuti racconta i «nuovi schiavi».

«Da oltre un anno e mezzo il sindacato denuncia questa emergenza. Ai lavoratori della terra è negato qualsiasi diritto: non hanno nè contratti nè tutele. La schiavitù non è patrimonio di economie arretrate, ma di quelle più sviluppate. La cosa peggiore è che nessuno si scandalizza».

Nel documentario si vedono case fatiscenti, ripari di fortuna che diventano vere e proprie abitazioni, ma soprattutto si sentono le testimonianze di chi non ha altra scelta. «Fare questo è sempre meglio che morire di fame» è la frase più ricorrente. «Per girare il documentario – ha detto il regista – non abbiamo avuto grosse difficoltà. Basta andare nelle piazze, nelle campagne, è una realtà sotto gli occhi di tutti».

In Parlamento è depositato un disegno di legge del governo volto a far sì che il caporalato diventi un reato. E che chi denuncia sia premiato con il permesso di soggiorno temporaneo.

«Sicilia: 20 mila schiavi. Dove c’è schiavitù ci sono gli schiavisti» può essere scaricato gratuitamente da internet, collegandosi al sito www.cgil.it/flai.sicilia