«UN FUTURO SENZA ATOMICHE»: CONSEGNATE LE OLTRE 67 MILA FIRME RACCOLTE


Sono state consegnate giovedì 27 marzo 2008 presso gli uffici della Camera dei deputati 67 mila firme necessarie per avviare l’iter della proposta di legge di iniziativa popolare, nella quale si dichiara l’Italia zona libera da armi nucleari. Ne servivano 50 mila. Ne sono state raccolte molte di più. Sono le firme fatte sottoscrivere dal Comitato «Un futuro senza atomiche».

Tra gli appuntamenti del 27 marzo dei promotori dell’iniziativa, tra cui don Albino Bizzotto presidente dei Beati costruttori di pace (ascolta la sua intervista), anche l’incontro con il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, sostenitore della campagna. A quasi vent’anni dalla fine della Guerra Fredda, gli Stati Uniti e la Russia, continuano a mantenere arsenali di armi nucleari tattiche sul suolo europeo e pur essendosi accordati nel 1991 per il loro progressivo ritiro, ben pochi sono stati i passi in avanti registrati su quegli accordi. Sono infatti ancora tre mila le testate nucleari tattiche conservate in Russia in condizione di assoluta precarietà, e circa 480 quelle dislocate in Europa: di esse 90 sono in territorio italiano (nelle basi di Aviano e Ghedi) e costituiscono un rischio inaccettabile correlato anche al terrorismo nucleare.

 

L’intento della Campagna è quella di riportare l’Italia a mantenere gli impegni assunti nel 1975, quando il nostro paese ha ratificato il Trattato di non proliferazione nucleare. «Vogliamo partire da qui per sollecitare poi uno sforzo a livello europeo e mondiale affinché si eliminino del tutto queste bombe dal pianeta», l’auspicio di don Bizzotto. Che ha raccontato la fatica nel raccogliere quelle firme: «Non c’è interesse. Anzi, molti pensavano che raccogliessimo le firme contro il nucleare civile. È terribile vedere come molta gente sia rimasta influenzata dalla lobby che spinge per il ritorno a quella forma di produzione energetica, senza che venga spiegato loro che l’uranio si sta esaurendo come il petrolio, che il costo per la sua estrazione e lavorazione sta diventando esorbitante e che ci sono grossissimi problemi nello smaltimento delle scorie».

Pur essendo figlia della stessa tecnologia del militare, il nucleare civile non rientra nel dispositivo proposto dalla legge di iniziativa popolare e per la quale sono state raccolte le firme. Al di là del numero di sottoscrizioni raccolte, gli organizzatori menano vanto anche per un altro successo: l’impegno in questa campagna, in varie parti d’Italia, delle strutture ecclesiali. «Le città dove è stato raccolto il maggior numero di firme», ricorda sempre Bizzotto, «sono quelle dove si è unito all’impegno politico e della società civile quello ecclesiale. A Reggio Emilia ha firmato il vescovo, si sono mobilitate le parrocchie di Padova, quelle di Brescia…».

NUMERI E NON SOLO


Decine di migliaia di cittadini hanno sottoscritto la proposta di legge d’iniziativa popolare per far dichiarare l’Italia «Paese Libero da Armi Nucleari», rientrare nella legalità sancita dal Trattato di Non Proliferazione nucleare e far smantellare le 90 testate atomiche nelle basi di Ghedi e Aviano. La campagna è stata promossa da 53 associazioni, reti e media italiani. La raccolta delle firme è stata fatta su moduli vidimati da Comuni e Tribunali; l’identità di ogni sottoscrittore è stata autenticata da pubblici ufficiali; infine, il Comune di residenza di ogni firmatario ne ha certificato la presenza nelle liste elettorali, allegando il numero di iscrizione. Per portare avanti questo lavoro, nei sei mesi stabiliti dalla normativa di legge (da ottobre a marzo), si sono costituiti oltre 90 Comitati locali.

Sono state raccolte firme di cittadini in tutte le Regioni italiane e in 64 Province. Tre Regioni hanno fatto la parte del leone: Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna che, insieme, consegnano alla Camera dei Deputati oltre la metà di tutte le firme, circa 41.000 (Veneto: 17.000; Lombardia: 15.500; Emilia Romagna: 8.500. Provincia di Brescia: 6500; Provincia di Vicenza: 6250; Provincia di Padova: 5500; Provincia di Milano: 4700; Provincia di Reggio Emilia: 4000). Il dato si spiega con motivi diversi: nel Veneto le associazioni e il mondo cattolico sono da molto tempo attivi per il disarmo, e impegnati contro la costruzione della base Dal Molin a Vicenza. Nella sola Provincia di Vicenza sono stati oltre 6250 i sottoscrittori: la città berica è stata la più virtuosa in Veneto, preceduta a livello nazionale solo da Brescia. Da quest’ultima provincia arrivano quasi la metà di quelle lombarde: nel suo territorio si trova una delle due basi militari (l’aeroporto dell’Aeronautica Militare Italiana di Ghedi) che ospitano le armi nucleari di cui questa proposta di legge chiede lo smantellamento. La Regione Emilia Romagna è guidata dalla sorprendente raccolta di firme avvenuta a Reggio Emilia, dove tradizionalmente associazionismo laico e gruppi cattolici di base si impegnano a promuovere una cultura di pace.

Gli scatoloni contenenti le firme certificate sono stati accompagnati dagli elenchi delle adesioni alla Campagna provenienti da Parlamentari (una trentina) ed Enti Locali. I Parlamentari si impegnano così a portare avanti nelle Commissioni e in Aula il dibattito sull’approvazione della proposta di legge. Mentre circa 200 tra Comuni e Province hanno dimostrato, approvando in Consiglio mozioni di sostegno alla Campagna, di ben rappresentare la volontà di pace dei propri cittadini. Ricordiamo che i primi due firmatari della proposta di legge d’iniziativa popolare, in una cerimonia avvenuta a Ghedi (BS) il 30 settembre, furono proprio i due sindaci di Aviano e Ghedi.

E ora? Si aspetta il nuovo parlamento. Nella consapevolezza che questa battaglia non rientra, comunque, tra le priorità programmatiche dei due principali schieramenti di questo paese. Un motivo in più per continuare la sensibilizzazione.

Fonti: Nigrizia e Ufficio stampa della Campagna

Foto: GRILLOnews