[GRILLOnews • 15.02.03] In quest'ora di preoccupazione internazionale, tutti sentiamo il bisogno di rivolgerci al Signore per implorare il grande dono della pace".

23 FEBBRAIO 2003 – LETTERA DEI VESCOVI DI GERUSALEMME, SARAJEVO E DELL’IRAQ CONTRO LA GUERRA

In quest’ora di preoccupazione internazionale, tutti sentiamo il bisogno di rivolgerci al Signore per implorare il grande dono della pace.” Noi pastori della Chiesa cristiana che è in Gerusalemme che è in Sarajevo, che è in Iraq facciamo nostre queste accorate parole del Papa, e insieme vogliamo unire la nostra voce alla sua per chiedere che la pace, dono di Dio, sia anche ricercata da tutti gli uomini e le donne sulla terra. La nostra è una voce debole, ma vogliamo essere voce della nostra gente che ha subìto e sta subendo la guerra, oppressioni e ingiustizie e che vive nelle nostre terre, diventate tragicamente simbolo di sofferenza, non solo negli anni scorsi ma anche oggi. Le nostre non sono tutte città sante come Gerusalemme, e nemmeno città cattoliche. Ma certamente sono città martiri. Noi che abbiamo vissuto o stiamo ancora vivendo la tragedia della guerra, vogliamo dire al mondo intero, in particolare ai potenti della terra: non imboccate la strada della guerra, perché è una strada senza uscita. La pace è l’unica strada da percorrere, è direzione obbligatoria. Non c’è violenza, non c’è terrorismo, non c’è guerra che non porti con sé altra violenza, odio, distruzione, sofferenza e morte. Cristo è la nostra pace. E’ il Vangelo della pace che deve illuminare i nostri cuori e guidare le nostre scelte perché siano scelte di totale rifiuto della violenza e della guerra. Ci rivolgiamo a tutti, credenti e non credenti, uomini e donne di buona volontà, ma in particolare a chi ha la responsabilità e il potere di decidere sul futuro, perché possa far prevalere il buon senso e il dialogo ricordando che “la guerra è avventura senza ritorno”. Con il Papa anche noi diciamo: “No alla guerra!  La guerra è sempre una sconfitta dell’umanità”. Se la guerra è distruzione e morte, non meno tragiche sono le conseguenze che una guerra porta inevitabilmente con sé: divisioni, odi e tanti profughi. Sono davanti agli occhi del mondo i milioni di profughi della Bosnia e di tutta la ex Jugoslavia; le condizioni invivibili dei Palestinesi, profughi nella loro terra o in terra straniera.  E, in caso di guerra, quanti saranno i profughi dall’Iraq, che si andranno ad aggiungere a chi ha già cercato speranze di vita fuggendo da quella terra, da troppi anni segnata dalla guerra e dall’embargo? Sappiamo che in ogni parte del mondo stanno crescendo incontri di preghiera e momenti di confronto civile e pacifico per invocare la pace.  Questo per noi è motivo di grande speranza, speranza nel Dio che ascolta sempre la preghiera dei piccoli, dei poveri e degli indifesi. Non lasciateci soli, perché il mondo oggi ha bisogno di costruire questa speranza. (23 febbraio 2003 – Michel Sabbah, Patriarca latino di Gerusalemme e Presidente Internazionale di Pax Christi; Vinko Card. Puljic, Arcivescovo di Sarajevo; Raphael Bidawid, Patriarca di Babilonia dei Caldei – Iraq).