[a cura del Comitato di Fano di Chiama l’Africa • 17.12.01] L’AIDS in Africa ogni minuto ruba un bambino, ogni minuto di ogni ora, per tutti i giorni di ogni anno un bimbo chiude gli occhi per sempre. Colpa dell’AIDS di cui, spesso, è ammalato fin dalla nascita.

AIDS IN AFRICA: UNA GUERRA SILENZIOSA

Una malattia scoperta vent’anni fa e non ancora sconfitta, che si  può solo frenare, e curare, con farmaci molto costosi, ma non guarire. Oggi, 1 dicembre, giornata mondiale per la lotta al terribile virus, si è riunito il comitato di Fano di Chiama L’Africa per pensare a quel bimbo che non vedremo mai più e per riflettere su questa pandemia che nel modo colpisce circa 40 milioni di persone: si muore  meno nei paesi ricchi  e sempre più nei paesi poveri, soprattutto nell’Africa a sud del Sahara, dove sono 28 milioni le persone malate e dove ogni anno ne muoiono 3 milioni. L’Africa è il continente più colpito dall’ HIV-AIDS e,finora, non è stato in grado di affrontare il complesso problema che mina le strutture sociali cancellando famiglie, villaggi e generazioni. Il coordinatore del comitato fanese, Italo Nannini, ha introdotto l’argomento presentando in modo sintetico la complessità e la drammaticità del problema: oltre 12 milioni di orfani, 1 milione i bambini sieropositivi. L’AIDS nel continente africano sta facendo strage della generazione adulta privando in questo modo intere famiglie del sostentamento e interi Paesi della fascia più produttiva della popolazione. Per molti Paesi dell’Africa subsahariana l’AIDS è una catastrofe demografica, sociale ed economica. Fino a pochi anni fa  il sistema sociale del villaggio riusciva ad integrare l’orfano nella famiglia allargata. L’aumento travolgente del numero degli orfani ha spezzato la rete familiare: il mantenimento degli orfani è diventato un peso insopportabile da parte delle famiglie che non riescono più a garantire loro la scuola, le medicine e spesso neanche il cibo. Muoiono soprattutto uomini e donne, tra i 25 e i 40 anni: solo in Zambia, negli ultimi dieci mesi, sono morti 1600 insegnanti, le ferrovie ugandesi hanno perso in cinque anni il 15 per cento del personale. Dopo il G8 di Genova, sono venute solo briciole e non aiuti veri: i capi di Stato dei Paesi più industrializzati hanno deciso di creare un Fondo per combattere AIDS e altre malattie in Africa pari a un miliardo e duecentomilioni di dollari. Davvero poco. L’ONU ha fatto i conti: per fermare l’AIDS servono ventuno miliardi  l’anno per dieci anni. In pratica significa l’uno per mille del Pil dei paesi che si sono incontrati a Genova. Dagli interventi dei presenti all’incontro è emerso che questo problema  per essere risolto ha bisogno di metodi adeguati ai tempi: cambiare con la forza della coscientizzazione e della cooperazione globale. E’ stato sottolineato anche il silenzio sul problema da parte di molti organi di stampa: solo qualche cenno o al massimo qualche numero sulla gravità dell’epidemia per quanto riguarda in particolare il mondo occidentale e il nostro paese.
Il comitato di Fano di Chiama l’Africa si sente impegnato, insieme ad altri organismi ed associazioni per vincere questa sfida davvero difficile, ma non impossibile. Da qualche mese il comitato ha deciso di rispondere all’appello di don Oreste Benzi, presidente dell’Associazione Papa Giovanni XXIII di Rimini “ POTETE SALVARE GLI ORFANI DELL’AIDS IN AFRICA CON LE BOMBONIERE DELLA SOLIDARIETA’”. Una scelta alternativa, che i festeggiati nelle varie occasioni possono fare, consegnando agli invitati al posto della bomboniera tradizionale una pergamena della “ Solidarietà” per devolvere il relativo importo a favore del Progetto Rainbow, un programma di interventi umanitari su larga scala  ideato e portato avanti dalla Papa Giovanni XXIII, per gli orfani dell’AIDS in Africa. A distanza di qualche mese dal lancio dell’iniziativa un concreto risultato:  si è raggiunto in cinque mesi l’importo necessario per il funzionamento annuale (cibo, alloggio, cure mediche, istruzione) di quattro Centri Notturni di Pronto Soccorso in Zambia, nelle città di Ndola e Kitwe, dove potranno essere ospitati complessivamente in un anno circa 400 “Bambini di strada”. (Comitato di Fano di Chiama l’Africa: [email protected] )