[di padre Alex Zanotelli • Settembre 1998] Parola... a rischio! Niente di più facile, niente di più a rischio di una parola. In un mondo così violento come il nostro dove lo stesso germe della violenza è uscito dalla bottiglia, niente è più debole e a rischio della Parola della nonviolenza attiva ed evangelica...

ALEX ZANOTELLI: LA NONVIOLENZA COME ANIMA DEL VANGELO

Parola… a rischio! Niente di più facile, niente di più a rischio di una parola. In un mondo così violento come il nostro dove lo stesso germe della violenza è uscito dalla bottiglia, niente è più debole e a rischio della Parola della nonviolenza attiva ed evangelica. Questa parola della nonviolenza è il cuore stesso del Vangelo: il vangelo dell’amore. “Questa è la parola che Dio ha inviato agli israeliti -afferma Pietro al battesimo del pagano Cornelio- recando la buona novella della pace per mezzo di Gesù Cristo che è il Signore di tutti” (At 10,35). Parola di scandalo anche per la Chiesa di oggi che non riesce ancora ad accoglierla. “La non-violenza -ha detto nel 1991 l’attuale arcivescovo di Bologna, il card. Biffi- non è una virtù evangelica”. Biffi esprime quello che è il pensiero della Chiesa ufficiale la quale vede nella tesi della guerra giusta la posizione ufficiale del magistero. C’è voluto un bel coraggio per mons. Bona, Presidente del movimento Pax Christi, per mettere la non-violenza come primo obiettivo dell’impegno di Pax Christi in Italia. É in omaggio a lui e in ricordo di don Tonino Bello che ha tanto riflettuto e si è così tanto impegnato per questo, che ho accettato di iniziare questa riflessione biblica: “Parola… a rischio” sul tema di Gesù e la non-violenza. Non è stato nè Gandhi, nè Martin Luter King ad inventare la non-violenza, ma Gesù di Nazaret. É quanto traspare con grossa evidenza dalla ricerca biblica di questi ultimi anni. Riusciamo finalmente ad uscire dalla pastoie razionalistiche di Bultman del “Gesù della fede” per collocare il carpentiere di Nazaret dentro il preciso contesto politico ed economico della Galilea, allora sotto il tallone dell’imperialismo romano che strozzava la gente con la collaborazione dell’aristocrazia sacerdotale del Tempio di Gerusalemme.

Dalle strade del Vangelo lezioni di non-violenza
Tenterò con voi, lungo quest’anno, nelle riflessioni di Parole… a rischio, di capire come Gesù ha tentato di muoversi dentro un sistema politico ed economico così violento come quello romano. E questo grazie al grande lavoro svolto oggi da pensatori e biblisti, soprattutto americani, che operano e riflettono all’interno di piccole comunità cristiane ecumeniche di resistenza e che hanno regalato testi come Binding the strong man e Who will roll away the stone? di Ched Myers, ambedue commenti al vangelo di Marco. O gli studi sul contesto storico della Palestina nel I secolo della nostra era come Jesus and the spiral of violence o il recentissimo Galilee ambedue di Richard Horsley. Tutto questo sostenuto da una riflessione più ampia e profonda come la ricerca sulle Potenze di Walter Wink, Engaging the power, o sull’esperienza non-violenta di Gesù, The non-violence coming of God di James Dougless. Tutta una lettura, questa, quasi totalmente sconosciuta in Italia, che apre piste nuove di riflessione e che mi ha spalancato porte e finestre per capire la novità radicale di quella Parola che “che venne tra i suoi, ma i suoi non l’hanno accolta”.

La lettura della parola non è mai neutrale
Ma non è stato solo la lettura di questi testi (non mi chiedete come riesco a leggere a Korogocho!), ma soprattutto Korogocho che mi ha permesso di cogliere e capire quel povero Gesù di Nazaret. Sono convinto che se non fossi sceso agli inferi, non avrei colto questa Parola, non avrei compreso quel povero di Gesù di Nazaret. Questa Parola, Gesù di Nazaret, povera e scarna, fragile e non-violenza… la si può cogliere in profondità qui fra i dannati della storia come Gesù l’ha incarnata con i dannati della Galilea. Sono sempre più convinto che non esiste lettura neutrale della Bibbia. Un testo del vangelo letto in un appartamento borghese in Italia o letto in una baracca a Korogocho… non è la stessa cosa! Sono grato ai poveri di Korogocho, miei maestri di fede e di Parola, fatta carne, fatta volto, di avermi fatto penetrare nel Mistero. É uno dei grandi doni dei poveri. “Ti benedico e lodo, Papi (Dio, n.d.r.)”.