ALEX ZANOTELLI: «TROPPI PARROCI HANNO SCORDATO IL MESSAGGIO DEL PAPA»

[Andrea Tomasi – 27.12.2022] Picchia come un fabbro. E invece è un padre comboniano, un missionario fra i più noti. Picchia, non le manda a dire. Sulla rotta balcanica, dei migranti che continueranno a venire in Europa, dice: «É un percorso inarrestabile. Lo dicono i dati. Nei primi dieci mesi del 2022 in Italia, dopo aver percorso la rotta balcanica, sono arrivate 128.000 persone: migranti, che io chiamo profughi. I poveri trovano sempre il “buco nella rete” perché la disperazione ti porta a fare cose incredibili. In Turchia ci sono 4 milioni di persone (afghani, siriani, pachistani, iracheni): sono là fermi… stanno cercando un modo per venire da questa parte. Andare per mare, oltre le isole greche, è pericoloso. Si rischiano i naufragi. Si rischia di morire e allora puntano sulla rotta balcanica. Il presidente turco Erdogan li tiene là perché è pagato da noi, ma non ci riuscirà per sempre nonostante i miliardi che l’occidente gli ha dato per gestire “il problema”. Per questo in Italia Giorgia Meloni è così preoccupata e continua ad illudere sul fatto di fermare il flusso».

Parlando di politica nazionale, i predecessori non sono stati dei campioni. Nel centro sinistra Marco Minniti ha attuato politiche molto simili a quelle di Salvini, arrivato dopo di lui.

«Verissimo. Minniti è fra i responsabili di quell’accordo criminale Italia – Libia con cui abbiamo pagato la guardia costiera libica per riprendersi la povera gente che scappava: li riportava in campi di “accoglienza” dove la violenza sugli uomini e gli stupri sulle donne erano e sono la regola. Detto ciò, questo governo di centro destra è riuscito ad andare oltre».

In che senso?

«Nel senso che esprime politicamente il suprematismo bianco. Nelle politiche sui profughi fa cose simili a chi c’era prima, ma va oltre perché somma alle politiche per fermare i migranti una induzione al suprematismo bianco: teorizza la nostra superiorità. Questo lo trovo molto pericoloso, perché crei quel tipo di cultura, getti le basi per un certo tipo di futuro».

E in questo panorama dove sta la Chiesa Italiana?

«La Chiesa ha fatto fatica a farsi sentire, ma adesso con il cardinal Zuppi (Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, ndr) c’è sensibilità e credo che vedremo prese di posizione sempre più forti».

E il Papa?

«Papa Francesco è straordinario, è un profeta. Il problema però è nella base. Nelle parrocchie non sta passando il messaggio di Francesco».

Perché?

«Perché i cristiani sono diventati parte del sistema: gente che benedice il proprio benessere e teme che “gli altri”, i profughi che cercano una qualche salvezza, possano sottrarci questo benessere».

Uno legge questa intervista e dice “Belle parole quelle di padre Alex” ma poi, concretamente, cosa si può fare?

«Cambiare mentalità. Non lo dico io, lo dice Confindustria che, in un Paese a natalità zero, ci sarebbe bisogno di 250 mila nuovi lavoratori. I migranti sono una manna che ci manda il Signore. Dobbiamo iniziare a prenderne atto».

Il rischio è che queste iniezioni di “forza lavoro” siano iniezioni di “lavoratori sottopagati”. Insomma rischiamo di importare schiavi e, in questo mercato, divenire schiavi a nostra volta. E qui forse nascono le paure.

«Questo sta già accadendo. Lo sfruttamento della povera gente è a livelli altissimi, non da oggi. Ho combattuto per buona parte della mia vita contro il caporalato e lo sfruttamento sistematico delle persone. È quello che dicevo prima: deve cambiare tutta la legislazione, quella sull’accoglienza e quella sul lavoro. Chi nel lavoro ci mette le mani deve essere pagato. C’è un professore dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, Pietro Basso, che parla di razzismo di Stato (Razzismo di Stato, edizioni Hoepli, ndr). Ecco questo è quello che abbiamo attuato noi con le leggi per fermare i migranti. Penso alla Bossi-Fini che ha fatto disastri».

Anche la legge Turco-Napolitano non era una passeggiata.

«Non c’è alcun dubbio. Abbiamo una lunga tradizione di razzismo in Italia. E continua. Dà fastidio sentirselo dire. In questi giorni stavo pensando che è interessante come sia cambiato l’atteggiamento nei miei confronti da quando mi occupo di certe cose».

Ci racconti.

«È interessante notare che da quando mi occupo dei problemi italiani, di ciò che viene fatto dalla politica, mi dicono di tutto. Finché ero a Korogocho (dal 1994 al 2002 padre Alex ha vissuto a Korogocho, una delle tante baraccopoli del Kenya, ndr ) venivo descritto come un eroe… Un eroe del…

Un eroe del Terzo Mondo.

«Esattamente. Invece adesso mi viene scaricato addosso di tutto perché mi occupo di cose vicine e quindi non sono più l’eroe di Korogocho».

Cosa le dicono?

«Di tutti i colori. Lasciamo stare gli insulti. Quelli lasciano il tempo che trovano. Ultimamente invece mi dicono che sono “apocalittico”».

In riferimento a cosa?

«Quando dico che siamo in un momento in cui dobbiamo scegliere se vivere e o morire. Siamo sul precipizio nucleare (che potrebbe venire dal conflitto in Ucraina) e verso estati incandescenti. Mi riferisco al riscaldamento globale. Lo dice la scienza che abbiamo ancora otto anni per abbandonare i combustibili fossili. Io mi impegno per spiegare, per parlare dei pericoli, ma sembra quasi che la gente non mi creda. C’è chi dice che ho le visioni, ma questa è la realtà».

Cosa pensa della guerra in Ucraina?

«Ciò che ha fatto la Russia è gravissimo ma noi – l’occidente, la Nato, gli Usa, l’Unione europea – questa guerra l’abbiamo servita su un piatto d’argento. Si sapeva tutto. Dopo gli accordi di Minsk, otto anni fa bastava mettersi attorno ad un tavolo e definire le cose, trovare una soluzione per la convivenza, per la pace. Invece abbiamo armato l’esercito ucraino, speso miliardi. Ci si chiede per cosa e io rispondo con le parole del presidente Usa Joe Biden: “La guerra serve per indebolire Putin e poi affrontare la Cina”. Il presidente Eisenhower (alla guida degli Usa dal 1953 al 1961) nel suo discorso di commiato alla nazione mise in guardia i cittadini circa il pericolo costituito dal “complesso militare-industriale”. Si riferiva al fatto che gli interessi dell’industria bellica erano intrecciati con quelli della politica. Questo vale per l’America ma vale anche per l’Italia e in realtà per tutto il mondo. Stiamo molto attenti a cosa sta accadendo in Ucraina. Siamo nella pazzia collettiva».

Lei ha 84 anni. È sempre stato combattivo. Momenti di debolezza mai?

«Tanti. Mi sono chiesto: “Perdo tempo? Perché lo faccio?”. Poi c’è sempre quella voce che dice: “Tu seguimi!”. E allora io mi faccio forza. Noi cristiani abbiamo abbandonato gli insegnamenti del Vangelo, però poi c’è quel bimbo nato a Betlemme. È la nostra stelluccia. Tra c’è l’Epifania e si parlerà dei Re Magi, ma la stella è lui, con il suo messaggio di coerenza e di chiarezza totale. Io sono discepolo di quel povero Gesù della Galilea dei disperati, fatto fuori dal governo di Roma, crocifisso perché considerato un sobillatore».

[foto d’archivio: p. Alex Zanotelli con don Andrea Gallo] [fonte: Il Nuovo Trentino]