AMARE LA NATURA, LA TERRA E TUTTI I SUOI ABITANTI

[Enrico Turrini – 28.08.2015] Numerosi paesi ricchi sono i maggiori responsabili del peggioramento delle condizioni del nostro pianeta, sia dal punto di vista ecologico-ambientale, sia da quello politico-sociale. Due aspetti fortemente connessi tra loro. Infatti, molti paesi ricchi sono corrosi dalla mentalità del potere, del farsi sempre più padroni del mondo, e sviluppano frequentemente tecnologie sempre più avanzate al solo fine di accrescere e difendere i propri interessi. Senza mettere in conto gli ingenti danni che spesso vengono causati. Ritenendo di poter possedere la natura, utilizzano ridotte quantità di fonti energetiche rinnovabili e grandi quantitativi di energie fossili. E, in alcuni casi -in forma chiamata «pacifica»- energie nucleari, puntando inoltre allo sviluppo di vaste monoculture e mettendo così a repentaglio la vita del pianeta.

Per mantenere il proprio potere, investono forti somme di denaro in armamenti, e si preoccupano troppo poco, o per nulla, del fatto che un miliardo di persone nel mondo patiscono la fame. E che dai 30 ai 40 milioni di persone muoiono ogni anno per insufficienza alimentare.

E’ necessario un cambio di rotta radicale e rapido. Impegnandosi personalmente e in gruppo, è vitale dare la priorità all’altruismo e alla condivisione dei beni affinché, poco a poco, tutti i popoli possano vivere degnamente. Curando amorevolmente e globalmente la natura, con i suoi esseri viventi (uomini, animali e piante), e sviluppando rapidamente e correttamente le fonti di energia rinnovabile (sole, vento, acqua, biomassa): fonti pulite e -finché esiste il sole- inesauribili. Fino ad arrivare, in alcune decine di anni, a sostituire la totalità delle fonti energetiche inquinanti e concentrate, per creare condizioni corrette di vita per le generazioni presenti e future.

Papa Francesco, con il suo esempio concreto di vita umile, con la sua costante vicinanza ai poveri e agli oppressi, ed ora con la sua enciclica «Laudato si’», presentata nel mese di giugno di quest’anno, ci aiuta a comprendere in profondità le carenze e i pericoli della situazione attuale. E a trovare un cammino corretto per la vita.

La Terra viene presentata nell’enciclica come «la nostra casa comune», che «protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei». Viene posto l’accento sul pericolo dei rifiuti: «Si producono centinaia di milioni di tonnellate di rifiuti l’anno, molti dei quali non biodegradabili», tra questi anche «rifiuti altamente tossici e radioattivi». Viene sottolineato che «l’accesso all’acqua potabile è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone…» e che «il deterioramento dell’ambiente e quello della società colpiscono in modo speciale i più deboli del Pianeta… Un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della Terra quanto il grido dei poveri». E’ necessaria una visione globale della realtà perché «Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura».

Per fare dei concreti passi avanti in direzione di un mondo di amore, giustizia e pace e rendersi conto che l’umanità vive in una casa comune, l’enciclica sottolinea l’importanza di creare una collaborazione tra i vari paesi del mondo, e questo è considerato indispensabile per affrontare i problemi di fondo non risolvibili da azioni di singoli paesi, raggiungendo «un consenso mondiale che porti, ad esempio, a programmare un’agricoltura sostenibile e diversificata, a sviluppare forme rinnovabili e poco inquinanti di energia, a incentivare una maggiore efficienza energetica, a promuovere una gestione più adeguata delle risorse forestali e marine, ad assicurare a tutti l’accesso all’acqua potabile».

E’ giunto il momento di realizzare una «conversione ecologica» che si può vedere come una «riconciliazione con il Creato». Penso sia importante impegnarsi con coraggio seguendo i chiari insegnamenti del papa, dando ognuno di noi con amore e con conseguente grande gioia il nostro piccolo contributo.

Enrico Turrini


Enrico Turrini
, fisico di origine trentina, già componente del comitato scientifico dell’Università internazionale delle Istituzioni dei Popoli per la Pace e presidente della Camera dei ricorsi di Fisica II dell’Ufficio europeo dei brevetti di Monaco di Baviera (Germania). E amico di GRILLOnews.it