[di Danilo Castellarin • 24.02.02] La sua lunga carriera era iniziata nel primo dopoguerra, quando diresse un sanatorio vicino a Lavarone. Diresse l’ospedale di Borgo Trento. Protagonista di battaglie condotte con il Tribunale del malato e Veneto Salute, si è spento a 79 anni.

ANGELO BARBIERI, UNA VITA SPESA AL SERVIZIO DELLA SANITA’

A 79 anni di età, dopo una lunga malattia, è morto domenica 17 febbraio il dottor Angelo Barbieri. Molti lettori collegano il suo nome alle coraggiose battaglie portate avanti prima in nome del «Tribunale del malato» e poi di «Veneto salute», associazioni di cui il medico veronese fu per lunghi anni l’autorevole e infaticabile portabandiera. Ma oltre a questo, Barbieri aveva contribuito allo sviluppo della moderna sanità in una lunga carriera iniziata sin dal primo dopoguerra. Nel 1946 diresse un sanatorio vicino a Lavarone, dove poi restò fino al 1950 come medico condotto. Si trasferì poi ad Ancona, dove divenne il responsabile dell’Inam fino al 1965. Successivamente fu nominato direttore sanitario degli ospedali di Thiene, Bussolengo, Desenzano, Chioggia e Verona, dove diresse l’ospedale di Borgo Trento nel 1984. Partì con lui il primo progetto di ristrutturazione dell’ospedale civile. Esperto di organizzazione e amministrazione sanitaria, coordinò sia l’apertura degli ospedali di Desenzano e Chioggia, sia la ristrutturazione degli ospedali di Montecchio, Arzignano, Villafranca e Castiglione delle Stiviere.
In pensione dal 1990, il dottor Barbieri era stato poi nominato, nel 1993, amministratore straordinario dell’Unità sanitaria locale e del Policlinico di Padova.
Molto attivo e dinamico nella collaborazione con gli organi legislativi nazionali, autore di apprezzati saggi su riviste scientifiche, Barbieri aveva redatto piani di riforma sanitaria che avevano, con straordinario anticipo, elaborato la filosofia – oggi attualissima – di integrazione fra ospedale e territorio.Questa straordinaria competenza non appannò mai la sua vocazione, quasi una viscerale passione, a difendere il malato, a tutelarne i diritti, a porre freno a quei piccoli e grandi abusi che, dietro le pareti di ogni ospedale, per uno squilibrato rapporto di poteri e di convenienze duro a morire, si viene talvolta a creare. Così anche da malato, stavolta lui stesso, onorò l’impegno e, a dispetto del male che pure lo affliggeva, non mancò di denunciare disservizi, suggerire rimedi e proporre alternative con l’autorevolezza della sua prestigiosa carriera professionale. Fino all’ultimo.