APPELLO PER UN’ALTRA VICENZA POSSIBILE

APPELLO PER UN’ALTRA VICENZA POSSIBILE

Noi, associazioni e gruppi, abbiamo promosso VicenzaMondo con l’obiettivo di provocare la popolazione di Vicenza ad aprirsi alle grandi questioni che decidono il presente e il futuro del mondo e a rendersi solidale soprattutto con gli impoveriti e gli esclusi del pianeta Terra. In questa 4a edizione abbiamo voluto affrontare le problematiche della finanza, della libertà e delle fonti energetiche in una dimensione mondiale e locale. Ci preoccupano i dati della situazione attuale:

· Il divario tra il 20% più ricco del mondo e il 20% più povero è passato da un valore di 30 volte nel 1960 a 78 nel 1991, per arrivare a 85 nel 2001. Stando ai rilevamenti recentemente pubblicati da Eurostat anche il divario tra il 20% degli europei più ricchi e il 20% dei più poveri è aumentato arrivando oggi a 4,6 volte, e ben 72 milioni di persone sono prossimi alla soglia della povertà, nella sola Italia sono addirittura 11 milioni. Le famiglie in situazione di povertà “assoluta” (con un reddito insufficiente per l’acquisto dei beni considerati essenziali) sono l’11% a livello nazionale e il 3,9% nel Veneto. Secondo i dati delle ONU, il 20% più ricco della popolazione mondiale ottiene il 95% del credito complessivamente erogato nel mondo. Mentre solo il 2% dei 500 milioni di microimprese esistenti nel mondo ha accesso al credito.

· In Italia le emissioni di CO2 sono 500 milioni di tonnellate all’anno, quasi 10 tonnellate pro capite, registrando dal 1990 ad oggi un incremento del 3% dei consumi energetici e del 10% delle emissioni dei gas serra. Le attività umane mondiali sono responsabili, ogni anno, dell’emissione di oltre 6 miliardi di tonnellate di carbonio (pari a circa 25 miliardi di tonnellate di CO2).

· Ancora oggi 48 paesi del mondo (circa 35% della popolazione mondiale) non sono liberi perché sotto regimi non-democratici.

L’anno internazionale del microcredito ci stimola a ripensare nell’era globalizzata l’attuale economia finanziaria che ha oramai perso il collegamento con l’economia reale, sovrastandola. Lo spiega con efficacia Percy Barnevik, l’ex-Presidente dell’ABB: “Definisco la globalizzazione come la libertà per il mio gruppo di investire dove vuole, quando vuole, per produrre ciò che vuole, approvvigionandosi e vendendo dove vuole, sostenendo il minor numero di vincoli possibili in materia di diritto del lavoro e di convenzioni sociali”.

A questo punto è necessaria un’impostazione diversa trainata dalla finanza etica a partire da strumenti quali il microcredito che permette alle persone in situazione di povertà ed emarginazione di aver accesso a servizi finanziari come un prestito di diritto. La metodologia del microcredito rivoluziona il modo di pensare l’aiuto allo sviluppo nei programmi di cooperazione internazionale. Si tratta infatti di uno strumento che stimola l’attività produttiva e la dignità delle persone a cui viene data una possibilità di uscire dal circolo vizioso della miseria, abbandonando in questo senso la logica della sola beneficenza che tanti danni ha spesso recato quanto a conseguenze di forzati programmi assistenziali che finiscono col creare meccanismi di dipendenza.

Il nostro sistema energetico è come un secchio bucato: spreca e disperde in atmosfera più energia di quanta ne utilizzi. Quindi per soddisfare una domanda destinata ad una crescita indefinita, imposta dalla voracità dell’economia del P.I.L., è fondamentale tappare i buchi del secchio, eliminando sprechi, inefficienze e usi impropri. Allo stato attuale della tecnologia si possono dimezzare i consumi di fonti fossili senza ridurre i servizi finali destinati agli usi termici, alla produzione di energia elettrica e al trasporto. In questo modo si ridurrebbero sia le emissioni di CO2, che sono la causa principale dell’effetto serra, sia i costi economici della bolletta energetica di famiglie, imprese ed economia nazionale. Inoltre i risparmi consentirebbero di pagare i costi d’investimento delle tecnologie che accrescono l’efficienza, attuando nel contempo un ampio trasferimento di denaro dalle importazioni di petrolio alle retribuzioni dell’occupazione interna che verrebbe richiesta da questi settori e a dare impulso all’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili ad es. solare, eolica, geotermica, idrica…

Dopo il fallimento del vertice delle Nazioni Unite a New York nello scorso settembre, con gravi responsabilità delle democrazie occidentali, la parola passa alla società civile. La resistenza dei governi occidentali, tra i maggiori debitori dell’ONU, non deve fermare le proposte di democratizzazione che arrivano dal Forum Sociale Mondiale (Porto Alegre) che rilancia tra le tante proposte lo spostamento della sede dell’ONU da New York in un altro paese preferibilmente del Sud del mondo. La società civile deve partecipare alla sfida della “Governance mondiale” diventando una forte lobby dal basso proponendo spinte di cambiamento. Prima fra tutte la riforma dell’ONU per porre fine a quelle forme di “esportazione” della democrazia, utilizzate per aggredire stati sovrani, Iraq e Afghanistan, che sono state smascherate come guerre per il controllo delle risorse energetiche. Solo questa partecipazione dal basso può difendere la pace e la democrazia.

Noi come rete VicenzaMondo crediamo in questa partecipazione dalla base e proponiamo la “decrescita felice”. Per ciò ci impegniamo:

1) Al consumo critico, promovendo il commercio equo e solidale e praticando il boicottaggio delle imprese con comportamenti non etici.

2) Al risparmio consapevole, attraverso la finanza etica per realizzare investimenti equi e forme di prestiti come il microcredito.

3) Al risparmio energetico: preferendo l’uso dei mezzi pubblici, quali treno e autobus, e privati come la bicicletta o forme di uso condiviso dell’auto; realizzando pratiche di risparmio di consumi domestici (acqua, energia elettrica, detersivi…).

4) A far crescere la partecipazione popolare sostenendo progetti di referendum comunale, come quello in atto a Vicenza, promovendo le reti locali come espressione dell’organizzazione della società civile.

A partire dall’associazionismo e dalle campagne di pressione si deve far uscire l’Italia dalla guerra permanente e dalla vendita di armi. Al prossimo governo chiediamo una forte riduzione delle spese militari e l’avvio di una politica che punti alla prevenzione dei conflitti e non a guerre che alimentano gli attacchi terroristici e l’insicurezza di interi popoli. La pace è l’unica sicurezza.

Vicenza, 23 ottobre 2005

 

Sottoscritto dalle associazioni e gruppi: Adelante, AlteraTTIVA, Amici degli Zingari, ArciRagazzi, ASOC, Banca Etica, Beati i Costruttori di Pace, Bilanci di Giustizia, Caritas Diocesana Vicentina, Centro Missionario Diocesano, Cinque pani e due pesci, Comitato Più Democrazia, Consorzio Civitas, Emergency, EQuiStiamo, Festambiente, Fileo, Gocce di Giustizia, Guaranà EquoMovimento, Grandangolo, Il Borgo, Il Gabbiano, Loma Santa, Malaki Ma Kongo, Mnemosine…la memoria, Papa Giovanni XXIII, Progetto sulla Soglia, Rete Lilliput, Scuola del Villaggio, Solidarietà di Alte, Tra Due Mondi, Unicomondo, Unidos, Voci Contro e Zanantsika.