[di Francesco Terreri (Nigrizia) • 28.06.02] Il gruppo Banca di Roma è divenuto leader nel sostegno alle esportazioni italiane di armi. Al secondo posto si piazza la Banca Nazionale del Lavoro seguita nella classifica dal San Paolo-Imi (48,9 milioni di euro) e da istituti europei come l’iberico Banco Bilbao Vizcaya (46,7 milioni), primo azionista di Bnl, la britannica Barclays Bank (27,2 milioni), gli spagnoli del Banco Santander (19,7 milioni), secondo tra i soci del San Paolo-Imi...

ARMI: BANCA DI ROMA AL COMANDO

Il gruppo Banca di Roma è divenuto leader nel sostegno alle esportazioni italiane di armi. Al secondo posto si piazza la Banca Nazionale del Lavoro seguita nella classifica dal San Paolo-Imi (48,9 milioni di euro) e da istituti europei come l’iberico Banco Bilbao Vizcaya (46,7 milioni), primo azionista di Bnl, la britannica Barclays Bank (27,2 milioni), gli spagnoli del Banco Santander (19,7 milioni), secondo tra i soci del San Paolo-Imi. La sofferta assemblea di giovedì 16 maggio della Banca Popolare di Brescia-Cassa di Risparmio di Reggio Emilia (Bipop-Carire) ha approvato la confluenza nel gruppo Banca di Roma. Il nuovo gruppo bancario, che prende il nome di Capitalia, nasce però, proprio per le perdite 2001 di Bipop, con il bilancio in rosso per 358 milioni di euro. Unica consolazione: è divenuto il gruppo bancario leader nel sostegno alle esportazioni italiane di armi. Nel 2001 infatti – come ci informa la Relazione del ministro dell’economia allegata all’annuale documento del governo sull’applicazione della legge 185/90 – Bipop è stata la banca più impegnata nel settore, con operazioni per 118,4 milioni di euro, soprattutto grazie alla fornitura di 20 elicotteri A109 Agusta alla Svezia. La capogruppo BancaRoma figura anch’essa in buona posizione con 71,4 milioni e il Banco di Sicilia seguita ad appoggiare la commessa Agusta in Sudafrica che l’aveva portato in testa nel 2000. Complessivamente il gruppo controllato da Fondazione Cassa di Roma, Toro Assicurazioni (Fiat) e dagli olandesi di Abn Amro copre quasi un terzo di tutte le operazioni bancarie relative all’export italiano di armi dell’anno scorso: 191 milioni di euro su 611. Al secondo posto si piazza la Banca Nazionale del Lavoro con 104,6 milioni di euro di operatività. Il gruppo IntesaBci (Comit, Ambroveneto, Cariplo), la maggiore concentrazione bancaria italiana, è solo terzo con 78,3 milioni. Unicredito Italiano è ancora presente nella lista per 55,6 milioni di euro, nonostante la dichiarazione di disimpegno di un anno fa, a causa – spiegano al gruppo – degli “impegni assunti precedentemente» le cui linee di credito debbono andare «responsabilmente ad esaurimento”. Seguono nella classifica il San Paolo-Imi (48,9 milioni di euro) e istituti europei come l’iberico Banco Bilbao Vizcaya (46,7 milioni), primo azionista di Bnl, la britannica Barclays Bank (27,2 milioni), ancora gli spagnoli del Banco Santander (19,7 milioni), secondo tra i soci del San Paolo-Imi. Anche le banche, che seguono l’andamento delle commesse delle imprese italiane, operano ormai soprattutto con il Sud del mondo: oltre il 57% del valore delle operazioni. L’Africa da sola copre il 10% delle destinazioni. La stessa Bipop, oltre che l’export in Svezia, appoggia anche la fornitura di componenti avionici per altri elicotteri Agusta, gli AB412, in Arabia Saudita. BancaRoma sostiene, tra l’altro, la fornitura di un ponte radio militare alla Repubblica Dominicana e l’ammodernamento del sistema antiaereo del Kuwait. Bnl è impegnata soprattutto con cannoni, missili navali e accessori per Spagna, Malaysia, Pakistan. IntesaBci si fa notare nell’appoggio a esportazioni in Cina e in Cile. Per Credito Italiano, il vecchio marchio di Unicredito, continua a passare la fornitura OtoBreda (Finmeccanica) di 11 cannoni semoventi alla Nigeria. Tra le new entry in classifica c’è l’Antoniana Popolare Veneta, che appoggia l’export di impianti di telecomunicazioni belliche Alenia Marconi all’Algeria. Ma a causa di questo Antonveneta perderà almeno un cliente. Microfinanza srl, infatti, la società di promozione del microcredito che aveva un conto presso questa banca, ha deciso di trasferirlo altrove. “Non possiamo accettare di essere complici del riarmo dell’Algeria”, spiega Giampietro Pizzo che segue il lavoro di Microfinanza nel Maghreb, “proprio mentre stiamo lanciando insieme all’Associazione di immigrati Asaka un progetto di sostegno, anche con strumenti di microcredito, dell’artigianato tradizionale nella tormentata Cabilia”.