[di Vincenzo Andraous • 07.06.04] Si parla poco di D’Antona, di Biagi e delle altre vittime a perdere.  Forse perché le Brigate Rosse sono nuovamente pancia a terra, le bocche di fuoco finalmente spente...

BRIGATE ROSSE E DINOSAURI

Si parla poco di D’Antona, di Biagi e delle altre vittime a perdere.  Forse perché le Brigate Rosse sono nuovamente pancia a terra, le bocche di fuoco finalmente spente. Ma di quali Brigate Rosse si tratta? Di quelle di ieri? Provengono dallo stesso retroterra, da quel retaggio, soprattutto le motivazioni sono quelle di allora? Di quali terroristi dobbiamo avere timore? Di quelli che premono il grilletto in nome di una giustizia proletaria oramai sconosciuta persino ai più vecchi e incalliti rivoluzionari?

Di che uomini stiamo discutendo: “degli uomini delle Brigate Rosse” così chiamati tempo addietro da un Uomo accostato ad una mitica finestra? Qualcuno può pensare che ci sia una interazione tra quella guerra da poco conclusa e una reinterpretazione a misura del nostro tempo. Qualcuno potrebbe osare questa rilettura dei recenti fatti, ma ritengo sia destinato al fallimento se non all’esilio della ragione già prossima.

Ma nonostante la tragedia di una eredità che peserà secoli a venire, quelle Brigate Rosse erano comunque frutto di una società protestataria e contestataria, nata sui libri di storia, dove ogni pagina è stata sfogliata aggredendola con slogans scambiati per ideali irrinunciabili. Esse si abbeveravano dentro un’identità di società in rivolta, la quale sebbene implodente, non correva il pericolo di salti nel vuoto alle spalle, poichè parente prossima di una storia tristemente conosciuta.

Quelle colonne di uomini in armi erano parte di una brutta storia, ci stavano dentro al grido “colpire al cuore dello stato”, nell’azione di  proselitismo di piazza, raggruppati nelle galere polveriera, ammassati nelle celle e  accomunati dalle grida silenziose, ben allineati alle sbarre delle finestre, devastati nelle rivolte a perdere, illusoriamente-beceramente liberi nei tanti ergastoli a seppellire colpe e rimpianti.

Sotto il peso delle pallottole che fan paura, bisogna forse prendere atto, e limitarci a pensare: amaramente uccidevano e maledettamente morivano ieri… proprio come fanno adesso? Discernere di ciò con una sorta di venerazione religiosa per istanze di terrore e di sofferenza non è solamente arbitrario, è da irresponsabili.

Proprio in questo momento difficile ci viene in aiuto la forza della memoria, compagna di viaggio attraverso cui è possibile decifrare l’atteggiamento sclerotizzato di qualche unità decentrata dalle aree protette della ragione, le quali senza  più visione della realtà vera, non s’accorgono che non c’è una sola classe di studenti, una sola catena di montaggio di operai, un solo nucleo famigliare giovane o anziano, un solo Dio eretto a delirio di potenza, ad affiancarne la disturbante rappresentazione; lucida nel prendere la mira, ma ancora più folle “dell’altro ieri” nell’assaporare gli applausi… completamente assenti.
 
Vincenzo Andraous