[Associazione per i Popoli Minacciati (APM) • 17.01.04] L'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ha accusato il governo sudanese di utilizzare la fame come arma contro i ribelli nel Sudan occidentale. Il rifiuto delle autorità sudanesi di permettere alle organizzazioni umanitarie internazionali l'accesso nella provincia di Darfur per assistere la popolazione rischia di innescare una catastrofe umanitaria...

CATASTROFE UMANITARIA NEL SUDAN OCCIDENTALE. LA FAME E’ UTILIZZATA COME MEZZO DI GUERRA

L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ha accusato il governo sudanese di utilizzare la fame come arma contro i ribelli nel Sudan occidentale. Il rifiuto delle autorità sudanesi di permettere alle organizzazioni umanitarie internazionali l’accesso nella provincia di Darfur per assistere la popolazione rischia di innescare una catastrofe umanitaria. La vita di circa un milione di persone dipende a Darfur da interventi assistenziali d’emergenza. Solo il 15% delle persone riesce però ad essere assistita adeguatamente visto che le autorità ostacolano l’intervento umanitario più di quanto si impegnino a fermare gli scontri armati. L’APM si è appellata con urgenza all’Unione Europea affinché questa esiga dal governo sudanese il libero accesso alla regione per le organizzazioni umanitarie. Già negli anni ’80 e ’90 il governo sudanese aveva utilizzato la fame come mezzo di guerra nel Sud-Sudan, violando così uno dei basilari diritti dei popoli.
Circa 95.000 persone sono fuggite nel vicino Ciad a causa degli scontri armati tra l’esercito sudanese e i due movimenti di resistenza SLA (Esercito di Liberazione Sud-Sudanese) e JEM (Movimento per la Giustizia e la Parità). In dicembre quasi 1.000, tra Fur e appartenenti ad altri gruppi etnici, al giorno hanno varcato la frontiera con il Ciad per sfuggire agli scontri e agli abusi delle milizie armate dall’esercito sudanese. Lunedì l’aviazione sudanese ha bombardato Tiné ed altri villaggi nel Darfur. Secondo il movimento JEM, l’aggressione ha causato 45 morti.
Molte zone rurali della provincia di Darfur sono ormai desolate, le persone sono fuggite nelle città o nel vicino Ciad. Da quando la regione è stata colpita nel 1983 da un terribile siccità sono aumentati anche d’intensità gli scontri tra i Fur e i nomadi arabi e i gruppi arabizzati per l’accesso all’acqua e alla terra. Con l’aiuto del governo i nomadi arabi migrati nella regione cacciano i contadini Fur dalla loro terra. Solo in ottobre 2003 le milizie arabe hanno assalito 150 villaggi e cacciato dalla propria terra 250.000 persone. A fine dicembre 2003 oltre 200 donne e bambini sono stati vittime delle aggressioni delle milizie.