[a cura di Lucia Filippi (MLAL) • 17.11.03] «Per non chiudere i nostri progetti di cooperazione allo sviluppo ci troviamo costretti a chiedere ai beneficiari, e cioè ai più poveri, di tamponare il debito del governo italiano». La provocazione di Massimo Campedelli, presidente di una della più grandi Ong italiane, il Mlal (Movimento ProgettoMondo di Verona che in queste ultime settimane ha raggiunto da sola i 3,5 milioni di euro di credito nei confronti del Ministero degli Affari Esteri, è solamente l’ultimo grido di dolore in ordine di tempo...

COOPERAZIONE INTERNAZIONALE. I DEBITI DEL GOVERNO ITALIANO VERSO LE ONG? LI COPRONO I PIU’ POVERI DAL SUD DEL MONDO

«Per non chiudere i nostri progetti di cooperazione allo sviluppo ci troviamo costretti a chiedere ai beneficiari, e cioè ai più poveri, di tamponare il debito del governo italiano». La provocazione di Massimo Campedelli, presidente di una della più grandi Ong italiane, il Mlal (Movimento ProgettoMondo di Verona che in queste ultime settimane ha raggiunto da sola i 3,5 milioni di euro di credito nei confronti del Ministero degli Affari Esteri, è solamente l’ultimo grido di dolore in ordine di tempo. La situazione grave di stallo, con più di 250 progetti approvati ma bloccati a livello di rendicontazione, è comune a tutte le ong italiane (che insieme vantano a nome del Sud del mondo una cifra come 30 milioni di euro di credito) nonostante l’articolo 16 della Finanziaria dell’anno scorso prevedesse per il 2003 un aumento di 10 milioni di euro di stanziamenti per l’aiuto pubblico allo sviluppo dei Paesi poveri. Invece, denuncia per tutte l’Associazione delle Ong Italiane, «non solo l’aumento non c’è stato  ma i contributi alle ong sono stati ridotti di due terzi».
«Siamo di fronte ad un progressivo andamento verso la commercializzazione della cooperazione» commenta il presidente dell’Associazione ong italiane,  Sergio Marelli. «Si va infatti imponendo il concetto del “legamento degli aiuti” che va ad assommarsi al disimpegno manifestato per le tematiche della cooperazione. Di fronte a questa scandalosa prospettiva, chiediamo che il Governo non commetta un ennesimo furto delle risorse destinate ai paesi poveri per favorire l’internazionalizzazione delle imprese italiane».
A fare maggiormente le spese di questa situazione sono le Organizzazioni che più lavorano con il Ministero degli Affari Esteri, come appunto il Mlal ProgettoMondo, da 38 anni in America Latina e in Africa, con più di 230 progetti realizzati e 830 volontari inviati in 19 diversi paesi del Sud del mondo. E anche se, al Ministero, la Direzione Generale alla Cooperazione è consapevole e impegnata a risolvere la grave situazione che si è venuta a creare, le scelte politiche seguono tutt’altro indirizzo.
Per questo importante patrimonio che ha alle spalle, il Mlal non se la sente di tradire l’impegno con i 63 progetti attivi oggi, né le aspettative dei destinatari di questi progetti offuscando così anche l’immagine della cooperazione del nostro Paese costruita con fatica in questi anni. Ecco dunque la decisione, forse un po’ provocatoria, di chiedere ai propri partner latinoamericani e africani di contribuire con anticipi, proroghe etc., pur di non fermare i progetti. Partner che poi sono soprattutto organizzazioni di base (piccoli agricoltori, donne, indigeni, Diocesi e Vicarie, amministrazioni comunali, servizi pubblici di base, rappresentanze provinciali o regionali degli organi di governo, università, fondazioni private, organizzazioni non governative locali.
«Lanciamo quest’ultima sfida a malincuore – spiega Campedelli del Mlal – consapevoli del fatto che il valore del progetto è comunque superiore al paradosso di chiedere oggi solidarietà concreta proprio ai soggetti più deboli».
L’appello è stato indirizzato poi ai massimi dirigenti del Ministero, ai parlamentari impegnati nel settore della cooperazione, a osservatori internazionali e amici del Sud del mondo con l’invito a «prendere coscienza di questa situazione paradossale e a farsi carico, ciascuno in proporzione alle sue responsabilità, di quanto sta accadendo”. Perché sia chiaro a tutti che “al di là delle sorti individuali e di parte, la mancanza di una vera politica di cooperazione internazionale non  paga ed è anzi destinata a moltiplicare tragedie come quelle che si registrano ormai quasi quotidianamente nelle carrette del mare che trasportano i clandestini a centinaia e centinaia».
Il dibattito di questi giorni è condiviso dalle maggiori ong. La stessa Focsiv, Federazione delle ong d’ispirazione cristiana, per bocca del suo presidente Agostino Mantovani, dice: «Non chiediamo niente di straordinario, semplicemente il lecito, il dovuto. Il fatto che i poveri del mondo debbano fare da banca per conto del governo italiano è scandaloso. Il governo italiano deve rispettare gli impegni e niente di più. Se il progetto è stato approvato, visti i rendiconti, devono partire i finanziamenti. Non si possono mettere in ginocchio le ong».
 
RISPOSTA DAL BRASILE…
Dal Sud del mondo i primi a rispondere alla lettera-appello del Mlal, sono stati i partner storici, i brasiliani. L’ong Pesacre (che lavora con gli indigeni dell’Amazzonia per uno sviluppo ecosostenibile della Foresta) si è dichiarata pronta a riunire tutte le ong brasiliane per sottoscrivere insieme una lettera formale di protesta presso l’ambasciata italiana a Brasilia.
Tra i partner italiani, invece, la Lega autonomie del Veneto, con il Mlal in alcuni progetti di cooperazione decentrata, ha invece scritto una propria lettera a tutti i «parlamentari aderenti», per «richiamare l’attenzione – come si legge nel documento firmato dal presidente Federico Saccardini  – sulla situazione incresciosa venutasi a determinare nel rapporto con il Ministero per gli Affari Esteri» e dove si conclude con un appello a contribuire «con una Vostra iniziativa atta a sbloccare la situazione».
 
…VERONA, ROMA, TORINO
Solidarietà viene espressa in queste anche da alcuni singoli amministratori locali come il sindaco di Verona (città in cui il Mlal è nato nel 1966 e ha la sede nazionale), Paolo Zanotto è intervenuto per esprimere la sua «preoccupazione e quella della città di Verona, da sempre impegnata nella solidarietà internazionale per la grave situazione finanziaria in cui versano le ONG, dovuta ai pesanti ritardi nella corresponsione di finanziamenti da parte del Ministero degli Esteri. Una situazione che rischia di mettere in pericolo numerosi importanti progetti di cooperazione già avviati in tutto il mondo».
Il sindaco di Roma, Walter Veltroni ha invece fatto pervenire una sua lettera personale indirizzata al presidente del Mlal, Massimo Campedelli: «ti esprimo – si legge nella lettera – la mia piena solidarietà per l’azione che il MLAL sta conducendo per portare all’attenzione dell’opinione pubblica e del Parlamento la grave situazione che si è creata nel mondo della cooperazione. Considero infatti preoccupante che il governo non solo non abbia rispettato gli impegni di inizio legislatura che prevedevano l’innalzamento della quota degli aiuti allo sviluppo, riducendo invece gli stanziamenti previsti, ma si trovi oggi nella condizione di essere inadempiente verso le ONG che in questi anni, tra mille difficoltà, hanno portato avanti una politica concreta di cooperazione. L’impossibilità del Governo a far fronte agli impegni già sottoscritti negli anni passati rischia infatti da una parte di lasciare incompleti molti progetti di cooperazione con i paesi più poveri e dall’altra di provocare una grave crisi delle ong di cooperazione. Per questo, e in quanto Sindaco di una città come Roma che fa della lotta alla fame e alla povertà una delle sue priorità, esprimo la mia personale solidarietà verso coloro che si trovano a dover subire le conseguenze di tali scelte e mi auguro che il governo sappia modificare i propri orientamenti e mantenere fede agli impegni presi, corregendo in questo senso la prossima finanziaria. I miei più cordiali saluti. Walter Veltroni».
Mentre il sindaco di Torino Sergio Chiamparino afferma: «il crescente debito dello Stato verso le ONG, che insieme al taglio dei finanziamenti sta praticamente paralizzando il mondo della cooperazione, è una delle conseguenze più gravi di una politica finanziaria nazionale che i Comuni per primi stanno criticando complessivamente sia per gli effetti negativi di breve periodo, sia per quelli di lungo periodo. Torino ha un’importante tradizione nel settore della cooperazione internazionale, sia per le diverse organizzazioni non governative presenti in città sia per i numerosi progetti che vedono impegnato direttamente il Comune, e coglie quindi con particolare gravità la situazione in cui si trovano le ONG che operano nei progetti di sviluppo dei paesi poveri. E’ necessario che il governo intervenga sulla finanziaria per sanare questa situazione evitando così di giungere a situazioni estreme come quella prospettata dalla provocazione del MLAL di chiedere aiuto a chi dovrebbe riceverlo».
E sull’argomento interviene anche il vicesindaco torinese, Marco Calgaro,  responsabile della cooperazione internazionale del capoluogo piemontese, che aggiunge: «Le Amministrazioni locali avviando progetti di cooperazione decentrata hanno, di fatto, sostenuto le azioni del Ministero degli Esteri a fronte della continua contrazione di finanziamenti in materia. Se a ciò si aggiungono i ritardi amministrativi il rischio vero è di fermare tutta la politica di cooperazione verso i Paesi più poveri. Certamente non è sbagliata l’intuizione di coniugare politiche di sviluppo dei Paesi emergenti con il coinvolgimento del sistema produttivo italiano. E’ quello che, nelle limitate possibilità normative dell’Ente locale, anche Torino cerca di fare. Ma la questione vera è l’implementazione delle risorse e non certo la riduzione a discapito degli interventi delle ONG, che peraltro ormai lavorano sempre più spesso con le Amministrazioni, a sostegno delle aree più marginali del pianeta».
Idee per sbloccare la situazione ci sarebbero anche. Il Mlal ha predisposto insieme a Banca Popolare Etica di Padova (banca specializzata nel finanziamento per il Terzo settore con più di 23 mila soci e 50 ong affiliate) una proposta di emendamento alla Finanziaria attraverso la quale si potrebbe risolvere sia la crisi di liquidità (ritardo pagamenti) sia i problemi tecnici e la carenza di personale del Ministero riguardo verifica rendiconti e autorizzazione ai pagamenti, grazie all’anticipazione di cassa da parte della Banca Etica di quanto dovuto alle Ong.
Al contempo è stata predisposta un’altra proposta di emendamento, frutto del lavoro che l’Associazione delle Ong italiane ha costruito e concertato con il Mae (in particolare con il sottosegretario Mantica e il direttore generale Deodato), ugualmente tesa a risolvere gli stessi problemi grazie a una specie di sanatoria che quantomeno permetterebbe il pagamento dei crediti accumulati.
 
DAL PARLAMENTO
Una serie di parlamentari anche della maggioranza sono pronti a portare fino in fondo la proposta. Tra queste la veronese Annamaria Leone dell’Udc che ha ripetuto in più sedi di essere «fermamente decisa a non mollare rispetto a rivendicazioni che sono sacrosante». Già nei giorni scorsi l’onorevole Leone ha chiesto al sottosegretario Mario Baccini un incontro urgente per capire come intende comportarsi il governo davanti a una situazione che definisce «molto grave»: «In un momento in cui il Bilancio riduce di fatto i contributi per la Cooperazione è inammissibile – spiega infatti l’esponente veronese della maggioranza – non riuscire nemmeno a rispettare gli impegni per quanto riguarda i progetti già approvati. Se non avrò una risposta da Baccini, procederò senz’altro con gli strumenti che ho a disposizione come parlamentare e sottoporrò da subito la questione al gruppo». Da sinistra sono già intervenuti l’onorevole diessino Lino Rava che ha garantito al Mlal un suo impegno concreto in sede di Commissione Esteri «per affrontare assieme agli altri parlamentari  il gravissimo problema che stanno vivendo le Ong»; e la responsabile dello Stato sociale per i Comunisti italiani, l’onorevole Maura Cossutta, che ha diffuso un comunicato stampa con cui dice che: «Occorre intervenire subito in sede legislativa, a partire dalla legge finanziaria. Il Mlal – cita la Cossutta – lancia anche una proposta di prevedere un ruolo per le banche etiche per la definizione di nuove modalità dei crediti che superino le inefficienze, i vuoti amministrativi e le subalternità del Ministero degli Affari Esteri nei confronti del Ministero dell’Economia. Per tutto il settore della cooperazione, che è oggi in grandissima difficoltà, sono necessari interventi chiari e coerenti: garantire risorse certe e salvaguardare la natura e la missione della cooperazione, sempre più commercializzata e ridotta a strumento della politica estera del nostro Paese».
Un altro membro della commissione Esteri per i Verdi, il senatore Francesco Martone, ha annunciato a questo proposito di avere già firmato alcuni emendamenti alla Finanziaria e di voler portare avanti la battaglia fino in fondo «affinché – ha spiegato Martone – all’oltraggio dell’ulteriore taglio alle spese per la Cooperazione non si aggiunga anche la beffa per le tante ong che lavorano seriamente sul campo per rendere concreta la solidarietà che le politiche ufficiali lasciano troppo spesso solo sulla carta».
Commissione Esteri che, per la Margherita, è rappresentata alla Camera da Giovanni Bianchi che ha rilasciato questa dichiarazione: «Non solo davanti al perpetuarsi della distanza insopportabile tra le dichiarazioni del premier e il modo di lavorare di questo governo, ma anche per un’impostazione totalmente sbagliata di una politica economica finanziaria, si colpiscono oggi le ong esponendole a un rischio mortale che è rappresentato dagli interessi passivi. Infatti – conclude l’ex presidente delle Acli – se non si vuole interrompere le attività nei Paesi in via di Sviluppo, si rende necessario un ricorso al credito che finisce con ingrassare le banche ma uccidere il volontariato».
Mentre l’ex parlamentare europeo, sindacalista Cisl e attualmente impegnato al fianco di molte ong nell’ambizioso progetto di “Cento città per cento progetti del Brasile di Lula”. Alberto Tridente mette in guardia da un futuro in cui “non solo Lampedusa ma tutto il Mediterraneo brulicherà di corpi di uomini, donne e bambini, arrivati fino a noi in cerca di fortuna”. “Siamo in un clima di grave peggioramento nel rapporto di scambio Nord-Sud – lamenta l’ex parlamentare europeo – in cui ancora una volta prevale l’egoismo e il protezionismo mentre aumentano a dismisura, come mai neppure ai tempi della Guerra fredda, le spese militari per folli avventure militaristiche. E’ più che mai urgente cambiare le regole e sanare il drammatico disequilibrio”.
 
DAL MOVIMENTO
Pieno sostegno alla denuncia del Mlal è arrivato anche da Luigi Ciotti, capo carismatico del gruppo Abele di Torino che con l’ong veronese ha lavorato a progetti sui temi delle donne peruviane immigrate a Torino e sulla sensibilizzazione nelle scuole sul tema del lavoro minorile, e che attraverso la rivista Animazione Sociale segue attentamente le esperienze di cooperazione decentrata del Mlal con gli enti locali.
E nel frattempo su altrettanti fronti vanno muovendosi le maggiori Ong italiane. Come Movimondo e Asal di Roma che, attraverso Vincenzo Pira neodirettore di Movimondo e presidente dell’Asal ha pubblicamente invitato governo e funzionari del ministero a «superare la logica degli adempimenti burocratici per condividere con tutti i partner impegnati sul fronte della cooperazione gli obiettivi comuni. Quando ci prefiggiamo – dice infatti Pira – di dimezzare la povertà entro il 2005 non possiamo perderci dietro una ricevuta da 500 EURO che di fatto annulla contributi da 50 mila EURO di finanziamento e blocca un progetto. E per noi bloccare un progetto vuol dire sangue e rapporti che si bruciano, mentre una coerenza tra obiettivi e atti ci farebbe sentire veramente tutti parte attiva di uno stesso processo, spinta comune verso uno stesso traguardo».
Umberto Salvi, presidente del Cisv di Torino rincara la dose: »La situazione è grave e inaccettabile; l’esposizione finanziaria a cui siamo di fatto obbligati rischia di diventare insostenibile; negli ultimi anni molte ONG hanno saputo accrescere la loro capacità di intervento  al Sud e il radicamento sul territorio sviluppando nuove e significative modalità di rapporto con gli enti locali nell’ambito della cooperazione decentrata, professionalizzandosi, investendo per aumentare l’efficienza e la trasparenza delle proprie azioni; tutto questo rischia di venire vanificato; ciò che in questo modo si perde è un patrimonio importante e insostituibile di competenze, esperienze e innovazione a servizio del dialogo e dello scambio fra civiltà che è la vera sfida per il nostro domani». (Fonte: MLAL)