Da vent’anni la Chiesa italiana cerca di aiutare il paese ad interpretare un fenomeno, quello delle migrazioni, del quale spesso si parla, si discute e si decide senza conoscere bene i dati che lo caratterizzano. L’annuale Dossier Statistico sull’Immigrazione, predisposto da Caritas e da Migrantes, è giunto infatti al suo ventesimo anno di vita ed è stato presentato nei giorni scorsi a livello nazionale e, in contemporanea in moltissime diocesi. Con esso, la Chiesa mette disposizione un sussidio di larga diffusione «per favorire una conoscenza del fenomeno migratorio libera da pregiudizi culturali e contrapposizioni partitiche» spiega il direttore della Caritas Vicentina, e Delegato Triveneto, don Giovanni Sandonà.
Lavoratori stranieri in Veneto nell’anno della crisi
317.642 è il numero di nati all’estero assicurati nel corso del 2009 all’Inail in Veneto: è la prima flessione nel numero degli occupati nel decennio. Si conferma invece la distribuzione territoriale delle presenze nelle tre macro-aree rispetto alle quote percentuali di presenza: il 43,7% dei nati all’estero lavora nelle province di Verona (23,9%) e Treviso (19,9%); il 49,1% opera tra la provincia di Vicenza (16,7%), che rispetto al 2008 supera di pochissime unità quelle di Padova (16,66%) e Venezia (15,8%). Infine solo la quota marginale, il 7,2%, complessivo, opera a Rovigo e Belluno.
Quanto ad assunzioni e cessazioni, il mercato del lavoro nel 2009 ha visto una contrazione della capacità di assorbimento della domanda di lavoro: il calo delle assunzioni è stato di quasi il 13% sulla totalita’ dei lavoratori e del 10,3% per i lavoratori stranieri.
I saldi occupazionali, che mettono in relazione assunzioni e cessazioni, registrano valori negativi in tutte le province, sia per il complesso dei lavoratori che per quelli stranieri, con l’eccezione di Rovigo. E proprio Vicenza, assieme a Treviso, registra i valori peggiori, per i lavoratori nel loro complesso, che per quelli stranieri: saldi che erano già negativi nel 2008 per quel che riguarda i lavoratori stranieri. Nel complesso, il 2009 ha coinvolto maggiormente i lavoratori italiani rispetto all’anno precedente, ma il dato necessita di interpretazione, poiche’ i lavoratori stranieri accedono spesso a lavori precari e hanno pagato prima gli effetti della crisi economica.
Caritas ha preso poi in esame i dati di Veneto Lavoro, che considerano però solo il lavoro dipendente al netto di quello domestico ed intermittente: qui il la caduta occupazionale, nel saldo 2008/2009 è di circa 52.500 lavoratori, di cui circa un 18% stranieri, a fronte di una incidenza complessiva sull’occupazione dipendente di circa l’11%: un altro segno del maggiore coinvolgimento dei lavoratori stranieri – in particolare quelli dal lavoro dipendente e stabilizzato – nella crisi. In merito, si ricorda anche che per gli occupati netti Inail si hanno cessazioni che coinvolgono stranieri a circa il 30%, a fronte di un 18% circa di incidenza sugli occupati netti.
Ma qual è l’identikit del lavoratore migrante maggiormente messo a rischio dalla crisi? É maschio, impiegato nel settore manifatturiero o delle costruzioni e con contratto a termine.
In sintesi, ecco le criticità emerse alla fine del 2008 e confermate dai dati 2009: l’aumento forte della disoccupazione straniera, il diritto di permanenza nel territorio legato quasi esclusivamente al mantenimento del posto di lavoro, la mancanza di reti familiari di sostegno e la precarizzazione dei processi di inserimento sociale nella loro interezza.
Migranti e criminalità: pregiudizi da sfatare
«In Italia non è vero che immigrazione significhi criminalità – spiega don Sandonà -; se cio’ fosse, all’aumento percentuale dei migranti dovrebbe corrispondere l’aumento percentuale delle denunce. In realtà nel quinquennio 2001-2005, a fronte di un aumento della popolazione immigrata del 101%, le denunce nei confronti degli stranieri sono aumentate solo del 46%. Inoltre, quanto al Veneto, le denunce con autore noto presentate all’autorità giudiziaria nel triennio 2007-2009 hanno visto un calo percentuale di quelle riguardanti i migranti, passando dal 44,8% al 41,2%; per quanto riguarda la Lombardia, dal 50,5% al 46,5% e per il Lazio dal 43,9% al 37,8%. Questo considerando le tre regioni italiane ove sono residenti complessivamente quasi il 47% dei migranti presenti in Italia. Inoltre, se la paura degli italiani, riguarda prevalentemente i nuovi ingressi, il Rapporto del Cnel sugli indici di integrazione (2010) ha mostrato che il tasso di criminalità addebitabile agli immigrati venuti ex novo nel nostro Paese è risultato, nel periodo 2005-2008, più basso rispetto a quello riferito alla popolazione già residente. Da ultimo, per quel che riguarda il confronto tra il tasso di criminalità degli italiani e quello degli stranieri, una metodologia rigorosa, basata sui dati Istat del 2005 con la presa in considerazione di classi di età omogenee e le denunce riguardanti gli immigrati in posizione regolare, ha stabilito che italiani e stranieri hanno nel complesso un tasso di criminalità simile. Infine va detto che se è vero che la presenza di persone migranti nelle nostre carceri è maggioritaria, ciò non è dovuto, come detto, ad una percentuale di reati commessi da migranti maggioritaria rispetto al totale, ma semplicemente all’impossibilità di questi detenuti di usufruire di quelle possibilità alternative al carcere, come ad esempio gli arresti domiciliari, sia prima del processo che a sentenza avvenuta».
Dati demografici, migranti e integrazione
Il Veneto è la terza regione italiana – dopo Lombardia e Lazio – per presenza di stranieri residenti (l’Istat censisce nel 2009 480.616 immigrati residenti, ma il Dossier stima in 550.100 gli quelli presenti). I residenti nel 2009 sono 5,8% in più rispetto all’anno precedente, con un ulteriore rallentamento rispetto al 2008. Fra i 480.616 residenti in regione, vi sono 236.585 donne e 116.969 minori (seconda regione italiana).
Della popolazione straniera residente in Veneto, il 24,3% è costituito da minori, mentre il 21,6% dei neonati sul totale dei nati in Veneto è figlio di genitori stranieri (secondi dopo l’Emilia Romagna). Fra i residenti stranieri in Veneto, 72.310 sono nati in Italia (quindi costituiscono quella che si chiama “seconda generazione” e rappresentano il 15% del totale dei stranieri residenti.
In provincia di Vicenza, gli stranieri residenti a fine 2009 secondo l’Istat sono 93.946 (8a provincia italiana e 3a del Veneto dopo Verona e Treviso), ed incidono per il 10,8% sul totale della popolazione residente. I residenti 2009 fanno registrare un +3,9% rispetto al 2008, un indice di crescita ulteriormente rallentato rispetto all’aumento dell’anno precedente e inferiore alla media veneta (pari al 5,8%): Vicenza è la penultima provincia in Veneto per aumento percentuale.
Dei residenti stranieri in provincia, il 47,7% sono donne (inferiore sia alla media nazionale che veneta), il 26,3% sono minori (2a in Veneto e 7a provincia in Italia). I neonati figli di genitori stranieri, sul totale dei nati nel 2009, è pari al 23,6%, mentre fra i residenti stranieri i nati in Italia (2a generazione) sono 14.711 e incidono per il 16,8% (6a in Italia e 1a in Veneto).
Gli alunni con cittadinanza straniera sono invece 17.222 (il 12,7% del totale degli alunni vicentini, ovviamente con grosse differenze a seconda del tipo di scuola).
Un solo dato spiega questo fenomeno: nell’anno scolastico 2009/2010 in Veneto alle elementari un bambino straniero su due è nato in Italia. «In alcune zone del vicentino – commenta padre Mauro Lazzarato, direttore dell’ufficio diocesano Migrantes – l’alta percentuale di alunni stranieri nati in Italia rende quindi da un lato di difficile applicazione il provvedimento che tende a limitare per ogni classe la quota di alunni stranieri nati all’estero e dall’altro sposta l’urgenza educativa dall’insegnamento dell’italiano per comunicare ad un insegnamento dell’italiano per studiare. In merito, si ricorda l’iniziativa di Migrantes, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Provinciale di Vicenza, e gli istituti Comprensivi che registrano una significativa presenza di studenti figli di immigrati, ossia una tavola rotonda sulla Seconda generazione e l’insegnamento dell’italiano come seconda lingua, che si terrà il pomeriggio di mercoledì 17 novembre presso l’Istituto “Da Schio” di Vicenza e al quale partecipera’ l’esperta nazionale Graziella Favaro».
«La forte presenza nelle scuole di bambini e ragazzi stranieri ma nati in Italia – conclude padre Lazzarato – pone infine anche un problema di costruzione di un piano di offerta formativa con un’ottica interculturale e la necessità di affrontare i delicati problemi di psicologica transculturale. Infine ci sentiamo di sottolineare ancora una volta la necessita’ di insegnare l’italiano alle donne immigrate».
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