É IL MOMENTO DI IMPEGNARSI PER UN MONDO DI VERA PACE E GIUSTIZIA

Viviamo in un mondo in cui si parla di pace facendo la guerra (vedi Iraq), si parla di giustizia seviziando la gente (vedi carcere statunitense in Guantanamo). La pace non si fa dicendosi pacifici, ma agendo da pacifici. Non si porta la giustizia calpestando i diritti umani con la scusa di combattere il terrorismo. É il momento di opporsi con coraggio e in maniera concreta a questi orrori.

Esaminiamo il caso dell’Iraq. Sarebbe una vera menzogna non riconoscere che quella guerra, che sta distruggendo fisicamente e psichicamente un popolo, è nata dalla prepotenza e dalla sete di petrolio degli Stati Uniti appoggiati dall’Europa. La nostra responsabilità è grandissima. Parlare di missione di pace dei nostri soldati italiani in Iraq è inaccettabile. Ora il nuovo Governo italiano sta proponendone il ritiro. Dobbiamo dare a livello personale e di gruppo tutto il nostro appoggio perché questa promessa diventi realtà, promuovendo incontri, tavole rotonde, manifestazioni pacifiche, ecc. Dobbiamo far capire in chiari termini che non potremmo accettare ripensamenti su questo punto e che il  ritiro deve essere totale nel piú breve tempo possibile.

Alcuni prigionieri nella base-prigione americana di guantanamoEsaminiamo ora il caso di Guantanamo. Si tratta di una base degli Stati Uniti in territorio cubano, una base illegale dove si è creato un campo di concentramento e prigionia ripugnante e inumano, dove le persone non hanno nemmeno diritto a un processo regolare con possibilità di difesa, dove si trovano minorenni e vecchi vicini ai cento anni. Non a caso tre detenuti si sono suicidati per disperazione nel mese di giugno di quest’anno. É interessante ricordare, come sottolinea Alfredo Viloria, nella Rete Informativa Virtin, che quando, anni addietro, sono apparse negli Stati Uniti le prime immagini dei detenuti maltrattati e seviziati, il politico Donald Rumfeld ha cercato pubblicamente di giustificare i fatti con un umorismo sfociante nel cinismo, spiegando che si tappavano le orecchie ai carcerati perché non venissero molestati dagli aerei in decollo ed atterraggio, che si chiudeva loro la bocca perché non fossero esposti alla molestia della polvere, che si coprivano loro gli occhi perché non fossero presi da uno stato depressivo per quello che vedevano ed infine che si incatenavano i loro piedi per ridurre il pericolo di cadute e conseguenti lesioni. Per fortuna a fine giugno di quest’anno la Corte Suprema degli Stati Uniti ha affermato che in questo carcere vengono chiaramente violate la Costituzione statunitense e le Convenzioni Internazionali sui prigionieri di guerra.

Inoltre nei mesi scorsi alcuni politici europei hanno espresso in chiari termini la necessità di chiudere la base di Guantanamo. Purtroppo il Presidente Bush non mostra nessuna volontá di cambiare la sua politica. Anche in questo caso dobbiamo avere il coraggio e la dignità di far sentire la nostra voce e di fare il possibile per appoggiare le proposte positive di chiusura di quella base. La vivacità e l’impegno dei singoli cittadini, delle Associazioni, dei gruppi di giovani, ecc. devono riempirci di speranza e darci la forza di non cedere, di sentirsi fortemente motivati nella vita perché nasca  un mondo di vera pace e di vera giustizia.

Enrico Turrini


Enrico Turrini, fisico di origine trentina, gia componente del comitato scientifico dell’Università internazionale delle Istituzioni dei Popoli per la Pace e presidente della Camera dei ricorsi di Fisica II dell’Ufficio europeo dei brevetti, Monaco di Baviera (Germania). E amico di GRILLOnews.

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