FARE PREVENZIONE É UN BISOGNO RECIPROCO

Sono i giorni degli assilli intellettuali sull’assunzione delle droghe leggere nonché di quelle pesanti. C’è chi addirittura ne autorizza l’uso affermando che la droga accompagna l’umanità fin dai suoi albori. Queste sono parole-valigia in cui è possibile mettere tutto e di più,  ma ciò non autorizza nessuno a rilasciare patenti di maledetto per forza, perché questa è una vocazione destinata al macero, e cosa assai più grave e infame, destina al macero sempre i più deboli.

Infatti non esiste ‘il drogato’ contrapposto a chi non ha mai consumato erba o altro, ma esistono consumatori abituali, saltuari, e addirittura esistono gli ex consumatori. In ogni caso chi lo fa vive male la propria condizione di persona. Avere personalità non significa essere qualcosa per mezzo di una canna, chi possiede una personalità matura dimostra unità nel comportamento tra ciò che pensa e ciò che fa. Valuta in maniera obiettiva la realtà e se stesso, e perciò si rapporta al contesto coerentemente alla propria situazione. La stessa comprensione del contesto è segno di maturità, perché vuol dire essere coerenti con la realtà.

In uno spinello ‘quotidiano’ vi è l’impegno e la fatica per raggiungere una crescita personale accettabile? Oppure in questo atteggiamento vi è una considerevole instabilità emotiva che maschera un disagio con l’avvicinamento ai rischi estremi. Fallimento degli educatori, di una società che sta a guardare?

Occorre diffidare sempre delle esemplificazioni, non accontentarsi della dicitura «si tratta di banale reazione a un modello culturale, di accettabile indisciplina adolescenziale». Occorre diffidare molto di queste doppie e triple corsie preferenziali, e indipendentemente dalla tomba che ognuno si scava per propria scelta… ma ciò può accadere solamente quando si è in possesso di capacità, strumenti, risorse sufficienti per poter effettuare delle scelte.

Checché se ne dica l’uso di roba è prevalentemente una via di fuga senza progettualità, ciò che si deve e si può prevenire è il coinvolgimento nell’uso, soprattutto quello precoce, fornendo ai giovani l’opportunità di trovare risposte più valide ai loro problemi-compiti di sviluppo. Se è vero che occorre sfuggire le visioni ed i percorsi unidimensionali, e altrettanto necessario essere  estremamente attenti al disagio che circonda le persone affaticate, al loro bisogno di essere aiutati a entrare un po’ in se stessi, per comprendere che ci si deve impegnare strenuamente per difendere la propria dignità personale. Fallimento degli educatori e di una società che sta a guardare? Fare prevenzione è un intervento che costringe a farne altri, fare prevenzione è lavoro insieme, fare davvero prevenzione è un bisogno reciproco.

Vincenzo Andraous