EGIDIO BISOL, NUOVO VESCOVO DO BRASIL


Benedetto XVI ha nominato vescovo di Afogados da Ingazeira (Brasile) mons. Egidio Bisol, 62 anni, del clero della diocesi di Vicenza, fidei donum nel nord-est brasiliano, terra castigata dalla siccità e caratterizzata da conflitti per la terra e da forti diseguaglianze sociali.

MONS. EGIDIO BISOLFin dal suo arrivo in America Latina nel 1976 Egidio Bisol ha risposto al ‘clamore’ del popolo impoverito del sertao, accompagnando percorsi di formazione dei laici e delle comunità ecclesiali di base. In particolare si è impegnato nell’ambito della Pastorale giovanile dell’ambiente popolare PJMP, della Pastorale do Menor, prima a Sao Jose do Egito e poi a Serra Talhada, nello stato del Pernambuco, a 400 km da Recife. Ha sempre mantenuto legami con l’Italia e in particolare con la commissione ecclesiale «Giustizia e Pace» della Parrochia di San Clemente di Valdagno (Vi) dove è stato ordinato sacerdote, appoggiando i «Campi-scuola in Brasile» organizzati dal Centro Missionario Diocesano di Vicenza. E seguendo progetti di cooperazione internazionale con l’ONG Movimento Laici per l’America Latina MLAL-Progetto Mondo, con le volontarie vicentine Wilma Caon, Rosanna Gasparotto e Enrica Rosato.

Il ponte di solidarietà si è consolidato attraverso progetti di sostegno alla locale Commissione Pastorale della Terra CPT, attraverso il legame con Alzeni Tomaz, minacciata dai fazendeiros, impegnata nella CPT regionale e ora nel progetto Rio San Francisco. Con una specializzazione in Liturgia e Arte Sacra conseguita presso la Facoltà Pontificia di Teologia dell’Università «Nossa Senhora da Assuncao» di Sao Paulo, padre Egidio ha assunto varie responsabilità in diocesi di Afogados, tra cui anche quella di vicario generale.

Di fronte alla scarsità di agenti pastorali, Egidio Bisol ha rinnovato il suo impegno missionario nel 2008 incaricandosi di avviare la missione nella periferia della città di Boa Vista – Roraima, assieme alle suore Renata Gonzato e Flora Peretto, Orsoline di Breganze. La Chiesa brasiliana, attraverso la determinazione del suo episcopato, ha deciso di impegnarsi con un’azione pastorale più efficace nell’affrontare con coraggio i problemi gravi dell’Amazzonia, polmone del mondo.

«È nato l’anno scorso il ‘Progetto Amazzonia’» spiega don Egidio Bisol, «che vedrà impegnati per alcuni anni preti e suore vicentini a servizio della diocesi di Roraima». «Un gesto senza dubbio significativo e profetico, che rivela come la Chiesa brasiliana sente e vive la propria responsabilità missionaria, donando a partire dalla propria povertà, secondo lo slogan lanciato qualche anno fa dall’episcopato latinoamericano».

Il territorio della diocesi di Roraima coincide con quello dell’omonimo Stato ed è situato a nord del Brasile, ai confini con Venezuela e Guyana. Esteso quanto l’Italia peninsulare, ha circa 400mila abitanti, 250mila dei quali sono raggruppati nella capitale, Boa Vista. Una situazione, però, in continua evoluzione, dato che i progetti di colonizzazione statali continuano ad attrarre in modo caotico migranti da tutto il Brasile, i quali finiscono per insediarsi nelle periferie delle grandi città. Proprio per questo si ipotizza che la stessa capitale arriverà in breve a raddoppiare il numero di abitanti. Un’altra caratteristica di Roraima è la massiccia presenza di popolazioni indigene: 45mila persone appartenenti a tredici etnie diverse.

«L’impegno della Chiesa Cattolica – conferma don Egidio – si indirizza anche verso costoro, per aiutarli nell’organizzazione delle loro comunità, appoggiando lo sforzo per il riconoscimento legale delle loro terre e il riscatto della loro identità culturale». L’ordinazione episcopale nella diocesi di Afogados da Ingazeira è avvenuta il 9 gennaio 2010 e il nuovo vescovo, Mons. Egidio Bisol, è stato accompagnato da una delegazione di preti e laici di Vicenza. Nell’ultima intervista rilasciata a TeleChiara, Egidio Bisol ha sottolineato il suo rinnovato impegno per le comunità cristiane locali: «Sceglierò le priorità insieme ai laici e al clero locali. Come linea maestra, tuttavia, c’è l’esigenza di rafforzare le comunita cristiane, aiutandole nel contempo ad aprirsi alla società civile avendo una posizione chiara e di servizio, sempre collaborando per la creazione di un clima piu fraterno. Bisogna essere sempre fermento di vita, nella logica del Vangelo. Comunque l’impegno della Chiesa è ben conosciuto anche attraverso l’azione dei laici, verso i quali è stato fatto un serio lavoro di preparazione, cosicché oggi li troviamo in buon numero impegnati in vari servizi, sia nella Chiesa che in ambito sociale, come nel sindacato, nella politica, nella scuola».

L’ordinazione episcopale di Egidio rappresenta una scelta di continuità sulla scia della profezia portata avanti per quarant’anni dal Vescovo Francisco Austrogesilo, vescovo del Concilio Vaticano II e amico di Dom Helder Camara.

Mons. Egidio commenta:  «Il mio santo vescovo era un grande profeta. Aveva fatto scelte molto radicali. Era attento a tutti, specialmente ai più poveri e difendeva le cause dei più deboli. Aveva scelto di vivere in modo molto essenziale. A lui e al suo stile di essere e fare Chiesa, voglio si ispiri il mio episcopato».

É molto simbolico che l’ultima conferenza tenuta in Italia da Egidio Bisol sia stato un ricordo del profeta della Chiesa Universale, Dom Helder Camara, nel Centro Missionario Saveriano di Vicenza, insieme a Luis Tenderini, collaboratore di Dom Helder, torturato dagli squadroni della morte nel 1989. La promozione della pace, della nonviolenza e della giustizia è un’aspetto che caratterizza Mons. Bisol.

Attraverso l’amicizia con Egidio ho conosciuto vari missionari fidei donum, come p. Erminio Canova (Pastorale della Terra CPT di Recife), p. Ermanno Allegri (Direttore agenzia dei movimenti sociali ADITAL), p. Felice Tenero e Don Giandomenico Tamiozzo (collaboratori del Centro Unitario Missionario di Verona). L’ordinazione episcopale di Egidio Bisol rappresenta anche la ricchezza di questo scambio ecclesiale con i sacerdoti fidei donum, che è costato fino al martirio come il recente esempio di don Ruggero Ruvoletto della Diocesi di Padova, ucciso nella periferia di Manaus e di Doroty Stang.

SULLE ORME DI UN PROFETA

Don Mario Costalunga, primo fidei donum della diocesi di Vicenza in Brasile, tra i fondatori dei «Beati Costruttori di Pace», ci racconta di don Egidio e della tanta strada percorsa insieme nelle parrocchie del sertao do Pajeù. «La notizia della nomina di don Egidio Bisol a Vescovo di Afogados da Ingazeira non mi ha colto di sorpresa, perché da anni il suo nome era desiderato e indicato da molti – vescovi, preti e laici impegnati – come possibile vescovo». Ed aggiunge: «Gioisco perché questa nuova chiamata è segno della fedeltà amorosa di Dio nei confronti di una porzione del suo popolo e allo stesso tempo è il riconoscimento delle qualità umane, spirituali e pastorali di Don Egidio».

Don Egidio, figlio di Giuseppe e Maria Bisol, è nato a Bassano il 23 dicembre 1947, parrocchia di Santa Croce, ultimo di dodici fratelli tra i quali due religiosi gesuiti. Come sempre succede nelle famiglie numerose, i fratellini più piccoli sono anche i piú vezzeggiati e circondati da cure amorose. Egidio non é sfuggito a questo privilegio. Ha realizzato le scuole elementari a Bassano, le medie e superiori nel Seminario Vescovile di Vicenza e la teologia nel Seminario per l’America Latina «Nostra Signora di Guadalupe» di Verona. Ordinato sacerdote il 31 maggio 1973, ha prestato servizio pastorale nella parrocchia di San Clemente a Valdagno, prima come diacono e poi come prete fino alla fine del 1975, sotto la guida di mons. Giuseppe Sette. Nel gennaio del 1976 è stato inviato come prete fidei donum, insieme con don Gaetano Bortoli e don Giuseppe Piotto, nella diocesi di Afogados da Ingazeira in Brasile per sostituire don Costalunga, richiesti per altri impegni.

Il bagaglio umano, religioso e pastorale di don Egidio è come un frullato di quanto assimilato nella famiglia Bisol dove regnava laboriosità, armonia e serenitá anche nelle ristrettezze della vita contadina dell’epoca. I figli erano accolti come una benedizione di Dio, e tutto era impregnato di fiducia in Dio, alimentata dai mezzi che la parrocchia indicava e offriva quali la preghiera, i sacramenti, il catechismo, le celebrazioni. Inoltre lo zelo e il temperamento forte del parroco, don Didimo Mantiero, sono altri elementi che hanno segnato la sensibilità del ragazzino Egidio, che fin da bambino mostrava una spiccata intelligenza, tanto che il parroco già intravvedeva in lui un futuro sacerdote con carisma gesuitico, seguendo il percorso degli altri due fratelli più grandi. «Si vede che anche don Didimo, alle volte, faceva i conti senza l’oste», commenta don Costalunga. Evidenti anche i segni lasciati dalla sua prima esperienza pastorale, vissuta con i giovani e gli scout di Valdagno.

«La diocesi di Afogados da Ingazeira si trova al centro della stato di Pernambuco, nel N.E. del Brasile; si estende su 11 mila Kmq con 355.000 abitanti ed é segnata da tempi prolungati di siccità, una delle cause della sua notoria povertà» mi spiega don Mario. Ed aggiunge: «Quando don Egidio è arrivato nel 1976, la diocesi di Afogados da Ingazeira aveva soltanto 9 preti accanto al Vescovo dom Francisco Austregesilo. Dopo alcuni mesi di rodaggio pastorale gli è stato chiesto di prendere il posto di don Giandomenico Tamiozzo nella parrocchia di São José do Egito. Fin dall’inizio don Egidio ha rivelato la sua grande capacità organizzativa, non lasciando niente all’improvvisazione, e poco tempo dopo il suo lavoro pastorale si è esteso oltre i confini della parrocchia, perché negli incontri mensili del presbiterio e nell’assemblea diocesana annuale, che quasi sempre coordinava, don Egidio proponeva, aiutava a individuare priorità e a fare delle scelte pastorali. Si imponeva allora la necessità di promuovere incontri diocesani di formazione per laici impegnati nei vari ambiti pastorali (le Comunità Ecclesiali di Base, la catechesi, la liturgia, la pastorale giovanile, la scuola di formazione politica, con l’obiettivo di coniugare vita-fede, la Parola che illumina la vita e la vita che illumina la Parola). Distribuiva compiti tra i preti e coinvolgeva laici. Una speciale attenzione don Egidio ha avuto per la formazione delle nuove leve di seminaristi, futuri sacerdoti, affrontando viaggi e fatiche per stare assieme ai seminaristi della diocesi riuniti nel seminario di dom Helder Câmara a Recife. Per un lungo periodo, senza mai lasciare la parrocchia, prima di São José do Egito e poi di Serra Talhada, ha svolto anche il compito di Vicario Generale e di Coordinatore della pastorale. Succedeva anche che, approfittando di ferie accumulate, frequentasse corsi di formazione liturgica, pastorale e di architettura all’Università Cattolica della Sapienza di San Paolo».

Da un anno, don Egidio, rispondendo all’appello dei Vescovi del Brasile che chiedevano forze disponibili per le diocesi dell’Amazzonia, di comune accordo conil Vescovo Cesare Nosiglia di Vicenza e dom Pepeu vescovo di Afogados, si é messo a disposizione per aprire la nuova missione nello Stato di Roraima, diocesi di Santa Maria da Boa Vista. Ha assunto questa nuova responsabilità insieme con un prete della diocesi di Afogados e una comunitá di Suore della congregazione vicentina delle Orsoline del S. Cuore di Maria.

«Niente avviene per caso», continua a raccontarmi don Mario. «Il 7 ottobre, festa del Rosario, giorno della nomina di don Egidio a Vescovo di Afogados da Ingazeira, era anche il giorno anniversario della norte e risurrezione di dom Francisco (Dom Chico profeta del Pajeú, come noi lo chiamavamo), il Vescovo che ci aveva accolti in Brasile. Non ho nessun dubio che, nella nomina di don Egidio a Vescovo di Afogados, ci sia il suo dito. Tutto questo lo vedo come un invito per don Egidio ad essere un vescovo secondo lo spirito del buon Pastore, Pastore bello, lungo i sentieri indicati dal carissimo dom Francisco Austregesilo. Egidio, «carica la croce episcopale e va». Il Dio fedele ti ha dato la stoffa e spalle larghe. Noi ti accompagniamo con la nostra preghiera. É ciò che possiamo fare, «e se lo possiamo, lo dobbiamo. Quando facciamo tutto quello che possiamo allora abbiamo fatto anche tutto quello che dobbiamo». Il vecchio dom Chico, profeta del Pajeú, ce lo ripeteva spesso per fare coraggio a noi ma anche per dare forza a se stesso, quando c’era bisogno di cancellare ogni segno di paura», conclude don Mario Costalunga.

Cristiano Morsolin

Osservatorio sull’America Latina SELVAS. Originario della Parrocchia San Clemente di Valdagno (Vi). Operatore di reti internazionali per la difesa dei diritti umani, lavora in America Latina dal 2001.

VEDI L’INTERVISTA IN TV DELL’8 GENNAIO 2010 [clicca qui]