12.05.07 – Vicenza – «Guerre dimenticate: da chi e perché?». Incontro con padre Nicola Colasuonno

La Comunità cristiana di Araceli (Vicenza) vi invita all’incontro «Guerre dimenticate: da chi e perché?», con padre Nicola Colasuonno, direttore della rivista «Missione Oggi». L’appuntamento si terrà Sabato 12 maggio alle ore 16.00 presso S. Maria in Araceli, piazza Araceli, a Vicenza. Non solo Afghanistan, Iraq e Palestina, ma anche Somalia, Sudan, Costa d’Avorio, Repubblica Centrafricana, Sri Lanka… Nel mondo si contano numerosi conflitti (circa una ventina) che non trovano spazio nei nostri giornali e alla TV, salvo che non attirino l’attenzione per qualche episodio particolarmente drammatico o sanguinoso. I motivi per cui questa dimenticanza si verifica possono essere molteplici: la posizione geografica; la durata: un conflitto che si prolunga tende a non fare più notizia; i rapporti economici: quanto maggiore è la presenza finanziaria ed economica italiana nel Paese tanto maggiore l’attenzione, come pure: se ONU, NATO, Unione Europea e Italia si mobilitano per intervenire nel conflitto. Informarci, occuparci di crisi lontane, spesso difficili da capire diventa una questione prima di tutto etica e solidaristica, ma anche di sopravvivenza personale, sociale, economica, politica. Tuttavia tale posizione non deve limitarsi ad azioni di conservazione del proprio benessere, senza interrogarsi sulle profonde radici che sono alla base di conflitti e di instabilità a livello mondiale. Occuparci con responsabilità della difesa di milioni di esseri umani che nel mondo vedono violate le loro attese, le loro speranze è un compito che riguarda ciascuno di noi, nella vita di tutti i giorni Riconciliazioni dimenticate: da chi e perché? La riconciliazione, poco ricorrente nella terminologia mediatica e della comunicazione, è indispensabile in ogni società, come l’ossigeno dell’aria. Senza il perdono l’umanità soffoca. La riconciliazione spezza le catene della violenza e della cattiveria, supera la logica della giustizia riparativa e introduce l’imprevedibilità della Grazia nella logica delle relazioni personali e sociali. È l’unico sentiero che attraversa le selve dell’odio e della violenza per raggiungere spazi aperti di pace e convivenza. Esamineremo il cammino di riconciliazione in alcuni Paesi, dal Sudafrica alla Sierra Leone al Rwanda. Ecco alcuni esempi: l’esperienza della Commissione Verità e Riconciliazione in Sudafrica apre un nuovo capitolo della storia del paese, dopo 50 anni di apartheid e di razzismo legalizzato, Kashmir e l’esempio di Bahir, una riconciliazione dal basso. Nel conflitto tra India e Pakistan, risalente al 1947, un gruppo di guerriglieri separatisti del Kashmir continua ancora oggi la lotta per l’autodeterminazione della regione a maggioranza musulmana. Nel 1993 e 1994 i guerriglieri uccisero Hizbul Mujahdeen, un politico musulmano, un fratello ed un figlio. Bashir, l’altro figlio di Hizbul, sopravvisse miracolosamente alle ferite inferte. Dopo anni di tentativi di vendetta nei confronti degli assassini, Bashir si impegna per aiutare gli orfani della violenza a ricevere un’istruzione e diffondere nel Kashmir una cultura di riconciliazione, che supera anche le logiche di qualsiasi negoziazione. Palestina – Israele: il caso di Ahmed, dalla morte alla pace. A Jenin, in Palestina, durante la festa per la conclusione del Ramadam nel novembre 2005, Ahmed, ragazzo di 11 anni, viene ucciso da un soldato israeliano. I genitori autorizzano la donazione degli organi che vengono trapiantati su sei bambini israeliani. Hanno voluto dare una risposta concreta al dolore attraverso il loro figlio e la donazione degli organi a bambini della parte nemica, rompendo la spirale dell’odio e dell’inimicizia. Jenin, famosa per la radicalità del conflitto israelo–palestinese, diventa città di pace, che insegna la pace.