[Roberto Cucchini • (Missione Oggi – Gennaio 2005)] A Fort Benning, Georgia, tra il 19 e il 21 novembre del 2004 si e' tenuta una grande manifestazione di protesta per la chiusura della Scuola delle Americhe dell'esercito statunitense (School of the Americas - Soa), ribattezzata "Scuola degli Assassini". Iniziative analoghe si sono tenute contemporaneamente anche in Brasile, Cile, Colombia, Honduras, Messico, Nicaragua, El Salvador, Austria, Francia, Germania e in altre parti del mondo. Da 14 anni, studenti, veterani di guerra, lavoratori, sindacalisti e tanti altri, guidati dal sacerdote statunitense Roy Bourgeois, si riuniscono in segno di protesta davanti al portone della Soa, anche se oggi ha cambiato nome: Istituto per la cooperazione della sicurezza del mondo occidentale (Western Hemisphere Istitute for Secuirity Cooperation - Whinsec). Di questi, negli ultimi anni,  ben 170 sono stati arrestati e condannati complessivamente a 75 anni di prigione: 24 attivisti sono ancora reclusi nelle carceri federali...

FORT BENNING (USA). UNA SCUOLA PER I TERRORISTI

Pare che George W. Bush, nel maggio scorso, davanti alle foto che mostravano alcuni prigionieri torturati a Abu Ghraib (Iraq), abbia esclamato: “Queste immagini non rappresentano gli Stati Uniti che conosco”. Non solo. Le alte gerarchie dell’esercito, stigmatizzando i trattamenti usati nelle carceri di Baghdad in cui erano stati coinvolti dei graduati Usa d’ambo i sessi, hanno tentato di ridimensionare l’accaduto, parlando di arbitrarie deviazioni, di casi isolati, che interessavano solo pochi militari. Era la teoria delle “mele marce”.

LA STORIA NON COMINCIA A ABU GHRAIB

Il fatto e’ che i maltrattamenti inflitti a Abu Ghraib, sono da inquadrare in un contesto nel quale gli abusi sui prigionieri da parte delle forze armate Usa  non sono l’eccezione ma la regola, come hanno avuto modo di riconoscere degli autorevoli esponenti di alcune istituzioni statunitensi.
 
“Le violazioni dei diritti dei prigionieri sono molto più generalizzate  di quanto si possa credere”, ha avuto modo di sottolineare Andrew Reding, direttore del progetto per la democrazia globale e i diritti umani del World Policy Istitute, un prestigioso centro di ricerca di New York. “L’interrogatorio di sospetti e nemici ha sempre creato condizioni di violenza, e non ho alcun dubbio che le forze armate, oggi come nel passato, preparano le loro élite per ottenere informazioni attraverso l’abuso fisico o psicologico delle loro vittime. Questo succede tanto nell’esercito statunitense che in quello messicano, in Israele come in Russia”. Ma per gli Stati Uniti ci sono dei precedenti che molti tendono a far dimenticare. La Scuola delle Americhe, aperta a Panama nel 1946 e trasferitasi a Fort Benning negli anni ’80, ha formato circa 64mila militari provenienti da 18 Paesi del Sud America. Tra essi i dittatori argentini Leopoldo Galtieri e Roberto Viola, il boliviano Hugo Banzer, il panamense Manuel Noriega, l’uomo forte del Peru’ Vladimiro Montesinos e altri ancora. Già nel ’95 il Los Angeles Times denunciava: “E’ difficile trovare un golpe o una violazione dei diritti umani un America latina negli ultimi 40 anni senza scoprirvi implicati gli alunni della Scuola delle Americhe”. L’anno dopo furono fatti conoscere al grande pubblico i manuali di istruzione utilizzati come libri di testo alla Soa.  In quell’occasione il New York Times scrisse che “ora gli americani possono sapere qualcosa delle lezioni tremende che l’esercito degli Stati Uniti ha impartito ai soldati latinoamericani”, mentre il Chicago Tribune rincarava la dose: “Se la Scuola delle Americhe pubblicherà la lista dei suoi ‘alunni’, avremo in mano uno spaventoso elenco dei più noti militari assassini”.

Eric LeCompte, coordinatore del centro School of Americas Watch (Soa Watch), l’associazione che da anni si batte per la chiusura della Scuola, ha dichiarato di recente: “Cio’ che succede oggi in Iraq non e’ niente di nuovo. La politica del Pentagono, che si definisce democratica, in realtà promuove la tortura e la violazione dei diritti umani per spaventare i civili”. E ancora; nel marzo del 2004, il gruppo Human Rights Watch ha presentato un rapporto in cui denunciava gli abusi perpetrati nei centri di detenzione gestiti da personale statunitense a Bagram, Kandahar, Jalalabad e Asadabad, in Afghanistan. “Il Pentagono le chiama ‘tecniche di stress e durezza’, però e’ un eufemismo per un trattamento che puo’ arrivare sino alla tortura”, ha sostenuto Marc Garlasco, un analista militare del Human Rights Watch, fino al 2002 e per sette anni agente del dipartimento della difesa Usa. “Sono tecniche cruente, inumane e degradanti che, come tali, sono proibite dal diritto internazionale, specialmente dalla convenzione di Ginevra. Il Pentagono invece le considera accettabili.”. Al tempo del lancio della “guerra preventiva”, sempre il presidente Usa aveva  ripetuto che si sentiva impegnato davanti al suo popolo a individuare e colpire manu militari ogni Paese che desse ospitalità ai terroristi, o che offrisse loro rifugio o campi in cui esercitarsi. “Qualunque governo, se sponsorizza fuorilegge e assassini di innocenti – aveva annunciato il giorno stesso in cui dava l’ordine di bombardare l’Afghanistan – diventa esso stesso fuorilegge e assassino”. Se fosse coerente con tale affermazione, qualche pensierino in più sul suo Paese dovrebbe ben farselo.

DALLA GEORGIA ALL’IRAQ

Se la definizione che l’Fbi ha dato del terrorismo e’ vera (“atti violenti… miranti a intimidire o a coartare la popolazione civile, a influenzare la politica di un governo, o a interferire nella condotta di un governo”), allora l’attività svolta dalla Soa le risponde esattamente. In un suo comunicato, la Soa Watch sostiene che ciò che è avvenuto ad Abu Ghraib, “fa parte di una condizione piu’ ampia di abusi e torture perpetrati da militari Usa, o da graduati di altri Paesi formati pero’ sempre dagli statunitensi”. I media Usa e dell’Inghilterra hanno ricordato che le pratiche utilizzate in Iraq sembrano direttamente ispirate dai manuali che la Cia uso’ in America centrale negli anni ’80. Quello dell’83, come hanno scritto il Baltimore Sun e il Guardian, fu preparato per un suo uso in Honduras. Esso contempla pratiche come l’umiliazione sessuale dei prigionieri, fotografare tale atto, terrorizzarli e minacciarli con apparecchi elettrici. Secondo i due quotidiani, il manuale insegna la tecnica di denudare i detenuti, incappucciarli, mantenerli isolati, privarli del sonno e disorientarli. Proprio come e’ accaduto ad Abu Ghraib! Negli ultimi trent’anni, 100mila latinoamericani sono stati torturati, sequestrati, assassinati, spariti nel nulla, massacrati o costretti a rifugiarsi fuori dai propri Paesi. Mentre i responsabili della Scuola amano far credere al pubblico che le atrocita’ commesse hanno coinvolto solo alcuni graduati (la famose “mele marce” di cui sopra), la verità e’ che la stragrande maggioranza degli ufficiali e sottufficiali implicati nelle più gravi violazioni dei diritti umani in America latina, si sono diplomati o hanno comandato soldati usciti dai suoi corsi. “Da dove arrivavano, ad esempio, i responsabili delle torture e del genocidio? Venivano dalla Soa e da altre accademie militari del cosiddetto leader mondiale della democrazia” , come ha denunciato il premio Nobel per la pace Pérez Esquivel, imprigionato e sottoposto a torture per 14 mesi in Argentina. In un rapporto della Commissione per la verità delle Nazioni Unite, si puo’ leggere che ben 60 ufficiali salvadoregni sono stati implicati in tali sistematiche violazioni. Una buona parte di loro sono stati istruiti presso la Soa: 19 dei 26 citati per l’assassinio dei sei gesuiti dell’università centroamericana di El Salvador; 10 dei 12 chiamati in causa per il massacro di 600 abitanti di El Mozote; due dei tre rinviati a giudizio per l’assassinio di mons. Romero; tre dei cinque citati per quello di quattro suore statunitensi; tutti e tre gli inquisiti per l’assassinio di leader sindacali. Human Rights Watch sta ultimando un  rapporto che interessa ben 247 ufficiali colombiani, dei quali 124 sono dei graduati diplomatisi alla Soa. Tra questi tre dei citati per il massacro di Trujillo, dove furono uccisi 107 abitanti; nove dei chiamati in giudizio per il massacro di Segovia (43 assassinati, tra i quali molti bambini); otto dei citati per quello di Uraba’, dove morirono 20 bananeros.

LA CAMPAGNA PER CHIUDERE LA SOA

Il 16 novembre del 1989 sei  gesuiti, più un loro collega e sua figlia, furono uccisi a El Salvador. Una commissione speciale del Congresso degli Stati Uniti accerto’ che i responsabili di quel massacro erano stati dei militari formati alla Scuola delle Americhe. Un anno dopo un gruppo di attivisti del gruppo nonviolento  “Osservatorio sulla Scuola delle Americhe” (School of Americas Watch – Soa Watch) aprì una piccola sede vicino alla porta principale di Fort Benning. Padre Roy Bourgeois, coraggioso animatore del movimento, dava così inizio a una lunga lotta di opposizione. Il suo obiettivo era e rimane quello di far chiudere la Soa promuovendo una resistenza creativa: dal suo digiuno durato 37 giorni, nell’89, all’entrata di 600 nonviolenti nel recinto di Fort Benning nel ’97, al corteo del ’99 che vide la partecipazione di 4500 persone tra le quali Daniel Berrigan, uno dei più prestigiosi leader del movimento contro la guerra del Vietnam. Sulla spinta di tale movimento, in quello stesso anno, alcuni membri del Congresso americano avevano avanzato la richiesta di chiudere la Soa, ma la mozione non passo’ per soli dieci voti. Subito dopo, il dipartimento della difesa dava inizio ad una sorta di contro campagna per convincere i senatori che la Scuola era stata riformata tanto da includervi corsi sui diritti umani e la democrazia. Del resto lo stesso Comando di addestramento e teoria dell’esercito statunitense, nel 1995, aveva dovuto riconoscere che la “negativa pubblicità sulla Scuola sarebbe probabilmente continuata, e che un nuovo nome avrebbe potuto essere un mezzo adeguato per rompere col passato”. Cosi’ , davanti alle pressioni esercitate dalle varie organizzazioni e dallo stesso Congresso, la risposta dell’esercito e’ stata quella di considerare il problema dal punto di vista delle “pubbliche relazioni”.

DALLA SOA AL WHINSEC

Il 17 gennaio del 2001 veniva così inaugurato l’Istituto di cooperazione per la sicurezza mondiale. Che la vecchia Soa abbia cambiato nome, non ha di certo fatto venire meno le preoccupazioni di molti sulla formazione che viene tutt’oggi impartita. In un recente rapporto alcune organizzazioni accademiche rivelano che le supposte riforme apportate all’ex Soa non sono altro che un’operazione di cosmesi. La stessa Amnesty International sostiene che il Whinsec non e’ altro che la vecchia Scuola delle Americhe; il cambio di nome non assolve il governo Usa dalla responsabilita’ di identificare e mettere in stato d’accusa i responsabili delle violazioni dei diritti umani perpetrate nel passato. Washington, sempre secondo Amnesty, dovrebbe anzi formare una commissione proprio allo scopo di indagare sulle reali attività della Soa e sugli ufficiali che hanno frequentato le sue aule. [Roberto Cucchini]

I nuovi terroristi sono vecchi

Di recente l’università del Wisconsin-Madison ha condotto un’analisi statistica su un campione di 11.797 graduati di sei Paesi latinoamericani che hanno frequentarono la Scuola delle Americhe dal 1960 al 2000. Tale studio ha indagato sulle probabili violazioni dei diritti umani compiute dagli allievi. La ricerca ha dimostrato che la possibilità di commettere violenza aumentava in base al numero di corsi che lo “studente” aveva frequentato. Se aveva partecipato a due o più corsi, le sue probabilità di esercitare abusi erano quattro volte più elevate di chi ne aveva frequentato uno solo. Inoltre, gli studenti, se ufficiali, avevano un tasso di predisposizione alla violenza quattro volte maggiore dei soldati semplici.  Questo dato è importante per smentire i portavoce dell’esercito Usa i quali sostengono che la violazione dei diritti umani sono il risultato di una preparazione inadeguata.

I responsabili del “nuovo” Istituto sostengono che sui precedenti personali dei militari che chiedono l’iscrizione ai suoi corsi, vengono fatte delle indagini molto rigorose. In realtà molti allievi responsabili di atti criminosi documentati, hanno potuto studiare al Whinsec. Alcuni esempi. Nel 1983 il colonnello salvadoregno Francisco del Cid Diaz  comandava una unità che catturò 16 membri della cooperativa Las Hojas. Furono tutti prelevati e fucilati. L’alto ufficiale si è potuto iscrivere al nuovo Istituto nel 2003, dopo aver partecipato ai corsi della Soa nell’88 e nel ’91. Bolivia 1997; il capitano Filmann Urzagaste Rodriguez fu uno dei responsabili del sequestro e della tortura di Waldo Albarracin, direttore dell’assemblea popolare dei diritti umani del Paese. Nel 2002 l’ufficiale boliviano, attualmente maggiore, ha partecipato al corso di comando dello stato maggiore per ufficiali (49 settimane), sempre presso l’ex Soa. Tre ufficiali della polizia colombiana sono stati inquisiti per aver fatto uso personale di fondi destinati a combattere il narcotraffico; avevano parteciparono agli stage dell’Istituto nello stesso periodo in cui era in corso l’inchiesta giudiziaria a loro carico.
Non c’è dubbio che tutti i capi e i loro gregari implicati nelle azioni terroristiche di al-Qaeda  dovrebbero finire davanti ad un tribunale per essere processati e eventualmente condannati, se ritenuti colpevoli; ma non di meno non si capisce perché dovrebbero essere esentati da tale destino i comandanti della Scuola della Americhe, e un buon numero dei loro allievi, affinché siano inquisiti e processati per complicità nei crimini contro l’umanità.


Fonte: www.saveriani.bs.it/missioneoggi rivista mensile dei Missionari Saveriani