[Eugenio Melandri • 07.01.05] Nelson Mandela, il padre della patria sudafricana, non ha avuto dubbi. Vecchio ormai di 86 anni, 27 dei quali passati nelle carceri dell’apartheid, ha convocato i giornalisti per annunciare la morte di suo figlio, Makgatho. Rompendo per l’ennesima volta un tabù consolidato, l’ex presidente del Sudafrica ha reso noto che suo figlio è morto di Aids e ha chiesto che vengano messi in atto tutti gli strumenti possibili perché questa malattia sia combattuta e debellata...

FIGLI E FIGLIASTRI DELL’EMERGENZA

Nelson Mandela, il padre della patria sudafricana, non ha avuto dubbi. Vecchio ormai di 86 anni, 27 dei quali passati nelle carceri dell’apartheid, ha convocato i giornalisti per annunciare la morte di suo figlio, Makgatho. Rompendo per l’ennesima volta un tabù consolidato, l’ex presidente del Sudafrica ha reso noto che suo figlio è morto di Aids e ha chiesto che vengano messi in atto tutti gli strumenti possibili perché questa malattia sia combattuta e debellata.

Mentre tutto il mondo sta mobilitandosi per venire incontro al disastro causato dal maremoto in Asia, questa notizia riporta l’attenzione su un altro disastro ormai cronico che incombe soprattutto sull’Africa. Sono circa trenta milioni i sieropositivi nel continente africano. Una cifra spaventosa che rappresenta oltre l’80% di tutti i sieropositivi del mondo e che basta da sola a mettere in dubbio ogni possibilità di uscita di questo continente dalla situazione di emergenza nella quale si trova. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: villaggi ormai popolati solo da vecchi e bambini; la morte in alcuni paesi di tutto il settore produttivo della popolazione (quello dai 20, ai 40, 50 anni); l’impossibilità di fare progetti a lungo termine. Tutto questo, si badi bene, solo perché in Africa non è possibile accedere ai farmaci, troppo costosi a causa dei brevetti imposti dalle multinazionali.

Proprio in questi giorni in cui si sta muovendo tutta la solidarietà internazionale per venire incontro alle vittime provocate dallo tsunami, è bene ricordare che il fondo internazionale per la lotta contro l’Aids voluto dal Segretario Generale delle Nazioni Unite non riesce a partire per mancanza di donatori. Anche l’Italia, pur in prima linea nella solidarietà verso le vittime del maremoto, è venuta meno agli impegni assunti a livello internazionale nella creazione di questo fondo. E non può non far breccia il sospetto che tutto questo slancio di solidarietà nei confronti delle vittime asiatiche dello tsunami sia anch’essa inficiata dal fatto che, in mezzo alle tante vittime locali, ci sono anche tante vittime europee e americane. Il ché rende il disastro più nostro, più vicino.

Proprio qualche giorno fa un giornalista africano scriveva: “In diversi paesi africani sono stati organizzati centri di raccolta di aiuti per le vittime e i governi hanno fatto promesse per 5,5 milioni di dollari, di cui 1 milione dalla sola Nigeria. La Croce Rossa del Sud Africa 400,000. L’Unione africana e il Mozambico 100 000. Dal Nord Africa sono stati annunciati 2 milioni dall’Algeria e dalla Libia”. E continuava: “Secondo l’ONU in Tanzania, Kenya, Seychelles e la Riunione ci sono stati seri danni e perdite umane. Ma il paese più colpito è la Somalia, cioè quello più vulnerabile. Infatti è l’unico al paese al mondo ad avere il governo e il parlamento che risiedono all’estero”. E’ vero, i danni in Africa non sono paragonabili a quelli subiti dai paesi asiatici colpiti direttamente. Ma è anche vero che l’Africa è economicamente e politicamente molto più debole e che, in questo slancio collettivo di solidarietà, non è giusto dimenticarsi completamente di altre situazioni drammatiche e di altre emergenze.

Il coraggio di Nelson Mandela riporta la nostra attenzione verso le vittime dell’Aids in Africa. E ci ricorda che nella famiglia umana tutti abbiamo la medesima dignità e che non è giusto fare distinzioni tra figli e figliastri.

Eugenio Melandri


L’Autore: Eugenio Melandri (Chiama L’Africa). Fonte: http://www.chiamafrica.it

Articolo pubblicato sul Mattino di Napoli del 7/1/05.