Foto scattata in «Arena 4», 22 settembre 1991

«BEATI I COSTRUTTORI DI PACE»: LE ORIGINI

[Amedeo Tosi – 06.02.2024] Aspettando papa Francesco ad «Arena di pace 2024» (Verona, 18.05.2024) facciamo memoria delle «Arene» del passato con un accenno sulle origini del movimento che ha dato il via, nel 1986, all’organizzazione delle assemblee pacifiste areniane.

“Beati i Costruttori di Pace” nasce come appello* promosso da un gruppo di preti nell’autunno 1985, a vent’anni dal Concilio, partendo dalla coscienza che il problema della pace deve essere centrale anche per la Chiesa se vuole rispondere storicamente a Cristo.
Nascono così, a partire dall’appello, una serie di percorsi che puntano a coinvolgere anche il più ampio movimento per la pace.

Si fa subito conoscere all’opinione pubblica italiana per le 14.000 firme di adesione (di cui circa 5.000 di religiosi e preti) e per la polemica nata sul problema dell’obiezione di coscienza alle spese militari, cui l’appello invitava ad essere disponibili.

Per rispondere alle aspettative suscitate, dopo la prima fase di sensibilizzazione, si sentì la necessità di mettere in comune alcuni impegni e alcuni momenti. Furono scelte tematiche (educazione alla pace e alla mondialità, fame – liberazione – sviluppo, rapporto con i movimenti per la pace, disarmo, obiezioni di coscienza, nonviolenza, qualità della vita) e preparate schede di lavoro su cui si tennero assemblee interdiocesane, che sfociarono il 4 ottobre 1986 nella prima convocazione in Arena di Verona.

A questa seguirono altre quattro “Arene” organizzate dal movimento in collaborazione con varie realtà associative laiche i cattoliche: «Arena 2» (30 maggio 1987), centrata sul Sudafrica (sanzioni, obiezione bancaria, una scuola contro l’apartheid, il commercio delle armi, accoglienza agli immigrati, controllo del consenso elettorale); «Arena 3» (30 aprile 1989) in sintonia e preparazione al convegno di Basilea su “Giustizia, Pace e Salvaguardia del Creato” (debito estero, ambiente, disarmo). E poi «Arena-Golfo» (27 gennaio 1991), incontro non programmato, di emergenza, per esprimere l’opposizione alla guerra nel Golfo Persico, e «Arena 4» (22 settembre 1991), con una rilettura della “scoperta dell’America” alla luce di ciò che sta ancora avvenendo in termini di “conquista”. Infine «Arena 5» (19 settembre 1993), celebrata fuori dall’Arena di Verona, in cui vennero scandagliati i rapporti economici in quanto generatori di ingiustizie e nodi da sciogliere per riuscire ad individuare alternative di pace.

Le “Arene” costituiscono il momento più “popolare” e “comunitario” del lavoro di “Beati i Costruttori di Pace”. La collaborazione con tutti, senza pregiudizi ideologici, alla ricerca di obiettivi e impegni comuni è stata una costante che ha favorito la partecipazione e la presenza di tante associazioni ecclesiali, laiche e di tanta gente. Per i credenti è anche un sentirsi Chiesa in quanto “popolo della pace”.

Al di fuori dei momenti di collegamento regionale, ogni gruppo dei “Beati i Costruttori di Pace” agiva autonomamente su base provinciale (Padova, Trento, Verona, etc.) con incontri, iniziative, messaggi (miranti a favorire il nascere di una “coscienza” di pace) che non coinvolgessero a livello globale ma solo locale. Fin dal suo apparire l’appello ha suscitato contraddizione, ma anche immediata solidarietà. Ha cominciato il Piemonte costituendo una propria rete di “Beati i Costruttori di Pace”; realtà analoghe iniziarono poi a lavorare in Sardegna, Puglia, Marche ed Emilia-Romagna. Di quella iniziativa oggi -6 febbraio 2024- è ancora attiva l’Associazione Nazionale di volontariato per la pace denominata “Beati i costruttori di pace” con sede a Padova e animata, come nel 1985, da don Albino Bizzotto.

I due successivi appuntamenti nell’anfiteatro romano del 1 giugno 2003 («Arena di Pace») e del 25 aprile 2014 («Arena di Pace e Disarmo») sono stati invece organizzati da un arcipelago di associazioni, movimenti e realtà laiche e cattoliche.

 

(*) È possibile leggere l’appello “Beati i costruttori di pace” pubblicato su «Azione nonviolenta» n.2 e n.3 del 1986.