[Redattore Sociale • 27.02.01] "Mi ribolle il sangue". Questo il giudizio di Francesco Gesualdi, della Rete di Lilliput, sul documento "Oltre la cancellazione del debito" presentato il 26 febbraio 2001 a Londra dal ministro del Tesoro, Vincenzo Visco e che dovrebbe essere lanciato ufficialmente al G8 di luglio di Genova.

Gesualdi: “Debito estero: giustizia!”

L’idea di Visco e del governo italiano è che ognuna delle prime mille multinazionali del mondo versi un minimo di 500.000 dollari su un fondo di solidarietà a favore dei Paesi più poveri (fondo che dovrebbe essere gestito da Banca mondiale e da altre istituzioni internazionali). I governi dei Paesi industrializzati dovrebbero poi integrare il fondo fino ad arrivare a una cifra complessiva di 1 miliardo di dollari. “E’ scandaloso – prosegue Gesualdi – che si chieda un gesto di carità a coloro che stanno contribuendo a generare la povertà nel Sud del mondo. E tra le prime mille multinazionali ci sono tutte le peggiori del mondo, quelle che non rispettano i diritti umani, quelle che vengono continuamente pizzicate per i comportamenti antisindacali o che sfruttano il lavoro minorile. Dobbiamo uscire dalla logica della carità e cominciare a cambiare le regole economiche, e tornare a parlare di giustizia”. “Oltretutto – dice ancora Gesualdi – in cambio di questa solidarietà il governo italiano chiede una ancora maggiore liberalizzazione dei mercati e la fine di ogni ostacolo alla libertà di circolazione per i capitali finanziari. E cioè esattamente ciò di cui i Paesi poveri non hanno bisogno”. Infine “se proprio dobbiamo parlare di interventi di sostegno, servirebbe non l’aiuto delle imprese multinazionali che hanno tutt’altra politica e interessi, ma la ripresa di una seria politica di cooperazione internazionale, con la destinazione di una quota del reddito nazionale dei Paesi più ricchi a favore di quelli in via di sviluppo. Ma anche in questa direzione l’aiuto pubblico invece che aumentare si riduce”. “Ancora – conclude Gesualdi – ci sarebbe da domandarsi perché mentre la società civile chiede l’applicazione di una Tobin tax (cioé di una tassazione sui movimenti speculativi dei capitali) che potrebbe generare tra i 60 e i 400 miliardi di dollari l’anno e costituire appunto uno strumento, una regola nuova per l’economia, il governo italiano se ne esce con una proposta di questo genere che appartiene a una vecchia e brutta logica di scambio: io ti aiuto, tu in cambio accetti di liberalizzare totalmente i tuoi mercati”.


[fonte: Redattore Sociale – 27/02/2001]