IL MERCATO CRIMINALE DELL’INDUSTRIA ITALIANA DELLE ARMI

[Antonio Mazzeo – 28.03.2011] Il complesso militare industriale italiano ha come destinatari alcuni dei paesi all’indice per violazione dei diritti umani. Un mercato, quelle delle armi, dove proliferano i faccendieri e le organizzazioni criminali transnazionali.

Cannoni, missili, carri armati, fucili, pistole, caccia e bombardieri. Produciamo strumenti di guerra di ogni tipologia per il mercato globale, finanche braccialetti e manette che produco scariche elettriche da 50.000 volt, veri e propri sistemi di tortura per detenuti e migranti. Un business che non conosce crisi e che consente all’industria militare di affermarsi tra le prime cinque produttrici al mondo.

Tra il 2008 e il 2009, quando tutti i settori produttivi del Made in Italy registravano tassi di crescita negativi, l’export di armamenti è cresciuto del 74%. Un mercato che si caratterizza per essere tre volte criminale e criminogeno. Perché genera morti in ogni angolo della terra, ormai quasi sempre e solo vittime civili ed innocenti, donne, bambini. Perché divora enormi risorse economiche-finanziarie e naturali, depauperando il pianeta e condannando inesorabilmente miliardi di persone alla fame e al sottosviluppo. Perché gli immensi profitti si dividono tra una ristretta minoranza di attori, manager, industriali, generali, politici, trafficanti (o più prosaicamente «mediatori») e l’immancabile corte di faccendieri in odor di mafia. [ leggi l’articolo ]

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