IL PANE, L’ACQUA, IL TEMPO


Parla adagio. Quasi sillabando le parole. Racconta una storia di vita normale. Figlio di operai. Prete “per portare un po’ d’amore nel mondo”. Parroco da 40 anni. Ad un certo punto ha deciso di fare il parroco gratuitamente, rinunciando allo stipendio dello Stato e lavorando la mattina in un’azienda di pulizie… Da cinque anni, dopo aver lanciato il consumo critico e i bilanci di giustizia, guida l’ufficio diocesano per gli stili di vita. Di qui ha lanciato la campagna ‘Imbrocchiamola’ proponendo nella Quaresima di quest’anno lo sciopero dell’acqua minerale…

Don Gianni, chi sei? Perché ti sei fatto prete?

Sono un prete della diocesi di Venezia. Ho fatto il parroco operaio per 23 anni: ho lavorato in un’impresa di pulizie. Ho visto che si poteva lavorare la mattina e fare il parroco il pomeriggio. In questo lavoro mi sono accorto quanto sia importante l’economia nella vita delle famiglie… Mi sono fatto prete per mettere un po’ d’amore in questo mondo.

Quali motivazioni sono state alla base di questa scelta?



Il motivo principale è stato il distacco che notavo e noto ancora tra la Chiesa e la vita della gente. Occorre che il prete si immerga di nuovo nella quotidianità della vita. Il prete porta il messaggio di Gesù, ma deve portarlo da spoglio. Da nudo. Come gli altri. Perché la comunicazione vera avviene quando si trova una persona vera davanti…

Come mai questa tua attenzione all’economia?

Ho visto quanto l’economia segni la vita delle famiglie. Oggi dobbiamo chiedere alla gente in quale rapporto sia con i soldi. I soldi sono importanti. Ma riusciamo a vederli come strumenti? Oppure sono loro che stanno comandando sulla nostra vita?

Dici queste cose nel Nord Est del paese. Una regione che ha un forte passato di legame con la Chiesa, ma che ora sembra essere divenuta solo attenta al guadagno e al profitto. Non c’è anche una responsabilità della Chiesa stessa?

Dovremmo ritrovare la libertà nei confronti dei potenti economici e dei potenti politici. Cosa che è mancata alla nostra Chiesa. Io non sono stato il primo prete di Venezia a fare l’operaio. Il primo è stato il mio cappellano, Gianni Manziega. I soldi guadagnati da lui che lavorava nella lana di vetro, e i soldi che lo Stato dava a me non potevano stare insieme. Erano incompatibili. Il Signore mi ha fatto il grande dono di capire, fin dal ‘70, che dovevo mantenermi con il lavoro delle mie mani. Il ministero del prete mi è stato dato gratuitamente e gratuitamente devo dare. Ancora una volta è in ballo l’economia.

Ma consumando si consente al motore dell’economia di andare avanti…

C’è una grossa truffa… Quando mi viene detto che devo consumare, mi dicono anche che devo consumare ciò che loro producono. In questo modo sono loro che comandano la mia vita. Trovo la libertà quando divengo capace di svincolarmi dai bisogni indotti che mi sono stati proposti. Con un consumo critico, che partendo dalla ricerca del vero benessere, mi orienta su altri parametri. Ma il punto centrale è un altro: è il tempo. Dobbiamo riprenderci il nostro tempo. Recuperando il tempo, infatti, recuperiamo libertà e recuperiamo le relazioni.

Mi dici in poche parole cosa è il consumo critico?

È il cercare di selezionare i consumi che servono al reale benessere… Ognuno deve cercare il proprio benessere. Non farselo imporre dalla televisione…

Ma come si fa concretamente a selezionare i propri consumi?

Cominciando ad interrogarsi su cosa possiamo cambiare per essere più felici… Poi bisogna dar spazio alla fantasia, per cercare i modi migliori per vivere insieme una vita felice… Il consumo critico parte dalla nuova capacità della famiglia di farsi progettuale. Poi dalla voglia di mettersi insieme con altre famiglie che fanno la stessa cosa…


Parli di consumo critico per le famiglie: ma la proposta vale anche per la Chiesa e le sue organizzazioni?



Certo. Ma si stanno facendo dei passi. Un giorno il mio vescovo mi ha chiamato: «Devi aprire in curia l’ufficio degli stili di vita». Nel 2003 mi ha nominato responsabile dell’ufficio degli stili di vita. Sto facendo questo nel patriarcato di Venezia. Ma le difficoltà non mancano. Dopo aver lanciato la campagna «Imbrocchiamola», il Cardinale è stato bersaglio di polemiche… «Imbrocchiamola» nasce dal fatto che la Conferenza episcopale italiana ha chiesto alle chiese di riflettere sul tema dell’acqua… Di qui è nata la proposta di lanciare per la Quaresima di quest’anno il digiuno dall’acqua minerale…

Ma le famiglie che fanno il consumo critico sono poche: non è una sorta di nicchia che di fatto non incide sulla realtà?

Io spero davvero che la base si allarghi. Credo sia possibile.

Senti, da destra e da sinistra il messaggio è lo stesso: quello della crescita, dello sviluppo, dei consumi, del mercato. Non ti senti un po’ don Chisciotte?

Stamattina ho letto un salmo che comincia facendosi una domanda inquietante: «Quando le fondamenta vengono scosse, cosa potrà fare il giusto?». E finisce dicendo: «Il giusto vedrà il Suo volto». Io cerco di stare dentro la logica di questo salmo.

Eugenio Melandri


fonte: Solidarietà internazionale n.5 – 2008