[di Tito Boeri e Antonio Spilimbergo • 19.09.02] Dal 10 settembre 2002 è in vigore la nuova legge (Bossi-Fini) sull’immigrazione ed è partita la mega-sanatoria per colf, badanti e lavoratori dipendenti.

IMMIGRAZIONE ILLEGALE: LEGGI ITALIANE E LEZIONI DAGLI U.S.A.

Due leggi che non serviranno a ridurre l’immigrazione clandestina e che hanno, al contrario, contribuito ad alimentare i forti flussi di immigrazione illegale registrati negli ultimi mesi.  Ce lo insegnano decenni di misure volte a contenere l’immigrazione clandestina fra Messico e Stati Uniti, i cui effetti sono stati monitorati molto più attentamente di quanto si faccia dalle nostre parti. Quattro le strategie perseguite negli Stati Uniti per ridurre l’immigrazione clandestina: (1) l’irrigidimento dei controlli alle frontiere; (2) le sanatorie; (3) le misure volte a favorire gli scambi commerciali con i paesi di provenienza degli immigrati; (4) le sanzioni per chi  assume illegalmente manodopera immigrata.  Le prime due strategie si sono rivelate inefficaci se non addirittura controproducenti.  La terza e la quarta – gli aiuti al Messico e i controlli sul posto di lavoro – hanno invece avuto qualche effetto, ma sono anche le politiche meno appetibili per gli elettori e, dunque, quelle perseguite con minore convinzione dai governi che si sono sin qui succeduti oltreoceano. Controlli alle frontiere: costosi e inutili. Il controllo alle frontiere è molto costoso e non serve a contenere l’immigrazione clandestina. Il numero delle ore di pattugliamento della polizia di frontiera negli Stati Uniti è aumentato più di 6 volte nel giro di 30 anni (da 80.000 negli anni ‘60 a circa 500.000 alla fine degli anni 90), sono state investite ingenti risorse nell’acquisto di elicotteri e strumenti per i controlli notturni. Di conseguenza sono aumentati gli arresti alla frontiera, ma i flussi dell’immigrazione clandestina sono rimasti invariati.  Qualcosa di simile è avvenuto da noi negli ultimi mesi: è aumentato il numero di “stranieri allontanati” nei primi 8 mesi del 2002 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+ 9.000), ma i flussi non sono diminuiti.  Al contrario, gli sbarchi sono aumentati di quasi 4.000 unità.  I controlli alle frontiere costano molto: si calcola che il governo federale statunitense spenda circa 1.000 dollari per ogni clandestino preso alla frontiera.  Perché spendere così tanto in misure palesemente inefficaci?  Perché sono interventi molto appariscenti, di cui da ampia eco la stampa. Le operazioni ‘Hold the Line’ a El Paso alla fine del 1993 o “Gatekeeper” a San Diego nel 1995, ad esempio, sono state tra le più inutili e al tempo stesso maggiormente pubblicizzate a mezzo stampa della storia degli Stati Uniti.  Effetti sui flussi? Nulli. Le sanatorie alimentano l’immigrazione clandestina. Per capire cosa probabilmente accadrà da noi nei prossimi anni bisogna tornare più indietro nel tempo.  Nel 1986, gli Stati Uniti hanno lanciato una mega-sanatoria per i clandestini già presenti nel paese, accompagnata da pene severe per chi impiegava immigrati non regolarizzati e da un incremento dei controlli alla frontiera. La filosofia dell’operazione era molto simile a quella delle misure adottate dal nostro governo: regolarizzazione di chi è già dentro e lavora onestamente, tolleranza zero per chi d’ora in poi cercherà di entrare senza permesso. Più di due milioni di clandestini sono stati, in questo modo, regolarizzati. Innumerevoli e ben documentati i casi di abuso mentre sorgeva una vera e propria industria in grado di fornire `prove’ di residenza ai clandestini che volevano essere regolarizzati.  Diversi studi hanno documentato come la sanatoria abbia finito per far aumentare gli arrivi di clandestini. Perché? Molti hanno deciso di emigrare proprio per approfittare della sanatoria: chi pubblicizza la sanatoria (come fa Bossi in questi giorni) come una misura eccezionale e irrepetibile ottiene i risultati opposti a quelli sperati: da gennaio a Ferragosto 2002 gli sbarchi in Puglia, Calabria e Sicilia sono aumentati di un terzo, con un’inversione di tendenza rispetto alla dinamica degli anni precedenti. Gli Stati Uniti hanno cambiato politica. Dopo il fallimento della sanatoria, gli Stati Uniti hanno cambiato radicalmente le politiche sull’immigrazione, rafforzando gli scambi commerciali col Messico.  Dapprima “hanno importato più pomodori e meno Messicani”, poi hanno siglato un accordo di libero scambio, il North-American Free Trade Agreement (NAFTA), con Canada e Messico. Nel corso degli anni ‘80 e ‘90 l’industria Maquiladora alla frontiera con gli Stati Uniti ha attratto un crescente numero di lavoratori e il NAFTA ha contribuito a contenere le pressioni migratorie. Efficaci i controlli sui posti di lavoro. Quando la convergenza economica dei paesi d’origine è troppo lenta e non si riesce ad accelerarla, l’unico modo per contenere l’immigrazione clandestina consiste nell’effettuare controlli capillari sui posti di lavoro. La grande maggioranza degli immigrati si sposta per motivi di lavoro. Un immigrato clandestino passa la frontiera una volta sola, ma si reca al lavoro ogni giorno.  Quindi è molto più facile scovarlo lì che alla frontiera. Ma questo tipo di controllo è  impopolare. Controlli severi e a tappeto possono mettere in crisi molte piccole imprese. L’opinione pubblica, inoltre, fatica a capire perché si vada in cerca proprio degli immigrati impiegati in attività oneste, lasciando magari in pace chi tra di loro non lavora.  Su tutto il territorio degli Stati Uniti nel 1998 sono state comminate solo 9 multe superiori a 20.000 dollari a datori di lavoro che impiegavano clandestini e ci sono solo 300 agenti addetti al controllo sui posti di lavoro in confronto agli 11.000 lungo le frontiere. E noi? Morale della favola: la tolleranza zero predicata in questi giorni non è credibile e la sanatoria rischia ora solo di alimentare aspettative di nuove sanatorie in futuro.  Dunque probabili nuovi flussi clandestini, se quelli legali non verranno ammessi.  Meglio allora stabilire al più presto quote realistiche di flussi regolari, tali da soddisfare la fame di lavoratori  delle imprese soprattutto del Nord-est.  E chiedere poi agli imprenditori di non osteggiare i controlli o, ancora meglio, di collaborare alla repressione dell’impiego illegale di manodopera straniera.