LETTERA DALLA COSTA D’AVORIO. «QUELLO CHE I FRANCESI NON DICONO»

Ciao a tutti, vorremmo trasferirvi un po’ i sentimenti della popolazione ivoriana di fronte a questa crisi. Si parla tanto degli 8 morti francesi, ma poco delle decine di ivoriani caduti sotto il fuoco francese.

Ci troviamo ad Ayamè, Sud Comoe, a 150 km da Abidjan, non pretendiamo di dare una visione nè tantomeno una lettura oggettiva dei fatti, quanto piuttosto riportare la situazione vista dagli ivoriani stessi. Questa non pretende di essere una valutazione obiettiva degli avvenimenti, ma almeno è un’altra campana, quella della popolazione di qui.

Un saluto caro a tutti voi, qua va tutto bene, qui ad Ayamé tutti ci conoscono e non corriamo alcun rischio, gli stessi missionari stimmatini e la gendarmerie ci han dato il loro appoggio spiegando ai giovani che siamo amici.
 
Una storia molto recente
 
Ci accingiamo a spiegare quello che siamo riusciti a capire stando quaggiù, parlando con la gente sulla situazione della Costa d’Avorio. Anzitutto dobbiamo fare un accenno alla storia della Costa d’Avorio degli ultimi 5/6 anni.

La Costa d’Avorio, ex colonia francese, conquistò l’indipendenza il 7 agosto 1960 e il 27 novembre dello stesso anno venne eletto presidente Felix Houphouet-Boigny, ex parlamentare ed ex Ministro del governo francese . Houphouet-Boigny governò lo stato africano per sette mandati consecutivi rimanendo in carica sino alla sua morte avvenuta nel dicembre 1993. Durante questo lungo periodo resse in maniera efficace le sorti del suo paese, portandolo ad un invidiabile sviluppo economico. Boigny ottenne buoni risultati economici soprattutto grazie al gran numero di francesi rimasti nella ex colonia,anche se alcune sue iniziative  procurano danni all’economia e all’immagine del paese come, ad esempio, la deforestazione sistematica per vendere il legname e la costruzione di un enorme basilica nel suo paese natale Yamoussoukro (seconda per dimensioni solo a San Pietro) che provocò l’indignazione del Papa.  Ma l’errore più grande commesso da Huophouet-Boigny fu quello di non riuscire a scegliersi un successore. Resosi conto della stagnazione politica a cui si avviava il paese, nel 1990 tentò di  aprire la scena politica ivoriana al multipartitismo.Purtroppo tale apertura rappresentò  uno degli elementi dirompenti della situazione interna poichè, invece di portare il paese verso la democrazia, fu all’origine di frequenti lotte di potere.

Nel 1999 si è avuto il primo colpo di stato ad opera del generale Robert Guei che si proclamo’ presidente a scapito di Konan Bedie, non amato dalla gente e che era al potere da parecchio tempo. Il generale Guei portò la nazione alla elezione nell’ottobre del 2000 dopo una campagna elettorale contrastata ed insanguinata. Alle elezioni presidenziali si presentarono in tre: Bedie, Gbagbo e Ouattara. Contrariamente alle attese di Guei, venne eletto Gbabo con il 60% dei voti (con due milioni di votanti contro i 5 e mezzo aventi diritto).

Bedie contrariato dal risultato si autoproclamò presidente ma la mobilitazione del popolo fece fallire il tentativo di colpo di stato ridando il potere al leggitimo presidente Gbagbo. L’attuale crisi ivoriana comincio’ il 19 settembre 2002 quando uno sparuto gruppo di militari (qualche centinaio), guidato da Ouattara, tento’ un colpo di stato ai danni del presidente Gbagbo, in quel momento in visita ufficiale in Italia. Il golpe, organizzato con due attacchi contemporanei ad Abidjan, la capitale ed a Bouake, nel nord fallì ; i ribelli non riuscirono ad avere la meglio sull’esercito ad Abdijan ma presero il controllo di Bouake.

Col passare dei giorni le file degli insorti si arricchirono di nuovi elementi reclutati tra prigionieri delle carceri del nord del paese, giovani disoccupati di quelle zone e mercenari provenienti dalle nazioni circostanti (Burkina Faso e Liberia). Altre città nella zona centro settentrionale della Costa d’Avorio cominciarono a cadere sotto il loro controllo.

Nelle settimane successive, l’intervento di una forza di interposizione francese impedì che ribelli ed esercito ivoriano si scontrassero mentre un fiume di civili fuggiva dalle grandi città. A detta degli ivoriani l’intervento francese impedì all’esercito di risolvere in breve la questione dando tempo ai ribelli di organizzarsi e di armarsi con armi di dubbia provenienza (alcuni dicono che vi sono le prove che la provenienza fosse francese). Con l’intervento francese la situazione venne congelata e la costa d’Avorio venne così a trovarsi spaccata in due: la parte meridionale controllata dal governo (ove ci troviamo noi) e quella settentrionale nelle mani dei ribelli; in mezzo ci sono i caschi blu dell’Onu (Onuci) e i militari francesi dell’operazione Licorne, a fare da cuscinetto.

Va detto che la risoluzione Onu, che leggittima e da’ pieno potere alla Francia ed ai caschi blu d’intervenire, si è avuta nel febbraio 2003, quindi per 5 mesi la Francia ha “invaso”, come accusano gli ivoriani, il loro stato. Altro particolare degno di nota: Alessane Ouattara, a capo dei ribelli, durante gli scontri seguiti al tentativo di golpe viene prelevato dai francesi e portato al sicuro in Francia, ove si trova ancora oggi.
 
Una nazione divisa e pelose responsabilità
 
Ma veniamo ai fatti di questi giorni, all’inizio della settimana scorsa i militari ivoriani cominciano ad avanzare verso il nord decisi a liberare il paese e riunificare la nazione. Giovedi’ scorso è stata ripetutamente bombardata Bouake da parte di aerei ivoriani, venerdi hanno continuano i bombardamenti poi, non sono ancora chiari l’evolversi degli avvenimenti, è stata bombardata una postazione francese. Non si riesce a capire dove si trovasse tale postazione, chi dice a Bouake chi dice che i francesi si trovavano con i ribelli, fattostà che da Parigi arriva l’ordine di rispondere all’attacco. Sarà lo stesso Chirac a dire di aver dato personalmente l’ordine.

Per gli aerei francesi è un gioco da ragazzi distruggere l’intera aviazione ivoriana (due vecchi caccia e cinque elicotteri). Ora la popolazione ivoriana si sente attaccata, e lo scontro non è più tra militari e ribelli ma tra ivoriani e francesi. La mobilitazione popolare è istantanea. I francesi occupano l’aeroporto civile (la base della Licorne si trova a poche centinaia di metri dall’aeroporto). Cominciano gli appelli alla televisione perchè tutto il popolo ivoriano corra all’aeroporto per liberarlo dagli stranieri.  I francesi colpiscono il palazzo presidenziale, occupano anche le strade della capitale economica Abidjan con decine di mezzi blindati ed, infine, sparano ad altezza uomo sulla folla scesa a manifestare in favore del presidente.

Risultato: 62 morti ed oltre mille feriti tra cui molti gravissimi (fonte Radio Nazionale Ivoriana, cifre date per attendibili da Medecins sans Frontires e dalla Croce Rossa Internazionale). Va detto che gli appelli a reagire contro la Francia sottolineano di lasciare in pace i civili. Molti francesi che lavorano qui si sono schierati contro la politica di Chirac. Nei giorni successivi Abdjan viene bloccata dai carri francesi mentre continua la dimostrazione ivoriana. Si diffonde la notizia che la Francia voglia destituire il presidente Gbagbo, ritenuto responsabile dei fatti avvenuti, e che voglia occupare la televisione nonchè la radio ivoriana. Migliaia di ivoriani si sono mossi per circondare il palazzo presidenziale e la televisione per difendere, in modo pacifico,  la tv ed il loro presidente. Nel frattempo l’esercito francese occupa l’hotel “Ivorien” per poter, questa è la motivazione, dare aiuto ai civili francesi che si trovano in pericolo. Guarda caso tale hotel si trova a poche centinaia di metri dal palazzo presidenziale.

Allo stato attuale i sit-in, o meglio i dance-in visto che  gli africani invece di stare seduti ballano, continuano e continueranno dicono fino a quando tutti i carri francesi presenti in città non saranno rientrati nelle caserme. La popolazione civile si è movimentata per portare acqua, cibo e medicinali (ci sono parecchi feriti a seguito degli scontri con i francesi), per permettere ai dimostranti di rimanere sul posto.
 
I retroscena di tutta questa vicenda
 
Va detto che la Francia controlla il commercio del cacao (di cui la Costa d’Avorio è il primo produttore mondiale), l’erogazione della corrente elettrica, dell’acqua e tutta la telefonia della Costa d’Avorio. Anche l’aeroporto e il porto di Abidjan sono in mano ai francesi. Persino il parlamento ivoriano si riunisce in un palazzo francese, pagandone ovviamente l’affitto.

Tutti questi contratti scadranno l’anno prossimo. Il presidente Gbagbo stava iniziando a prendere contatti con altri stati internazionali; si dice che fosse in progetto la costruzione di un terzo ponte nella capitale, la Francia ha fatto un preventivo di 180 milioni di dollari, mentre la Cina di 90.
Era intenzione di Gbagbo spostare la capitale politica ivoriana da Abdijan, posta sulla costa, ad Yamoussoukro posta più a nord e quindi al centro dello stato, ma durante lo scontro dei giorni scorsi il palazzo presidenziale di Yamoussoukro è stato bombardato e raso al suolo dagli aerei francesi. Perchè visto che lo scontro avveniva in altre città? Più di qualche missionario accusa i ribelli, per la maggior parte mercenari (pagati da chi?), di violenze sui civili.

Venerdi’ scorso il portavoce ufficiale del movimento islamico ha dato pieno appoggio al presidente Gbagbo: ” i ribelli non sono altro che bande armate che hanno manipolato e derubato la gente e i loro parenti del nord; é bene e giusto che il presidente riunifichi il paese” La dichiarazione colpisce perchè sia il presidente che il sud del paese sono di religione cristiana mentre il nord, controllato dai ribelli, è prevalentemente islamico.

Gli ivoriani accusano apertamente la Francia di voler opporsi a Gbagbo perchè questi stava mettendo in pericolo gli interessi francesi cercando altri partner internazionali con i quali operare. Accusano la Francia di aver orchestrato il colpo di stato del 2002 per poter mettere sulla presidenza ivoriana un loro uomo, altrimenti perchè hanno protetto e continuano a farlo Ouattara autore di un colpo di stato contro un governo democraticamente eletto?  Altra accusa, sul territorio ivoriano oltre ai francesi sono presenti 10.000 caschi blu africani: perchè solo i francesi hanno reagito? Come ha potuto Chirac dare l’ordine di attaccare se i militari della Liocorne hanno mandato dell’Onu ed è a quest’organizzazione che dovrebbero sottostare?

Gli ivoriani si sentono veramente invasi da una forza straniera: “Se non siamo più una colonia perchè non ci lasciano autogovernarci?” si chiedono. A noi vengono in mente le affermazioni fatte dalla Francia ai tempi dell’invasione dell’Iraq, che ipocrisia.

Lorenzo Fenzi
Francesco Vinco
Marco Mazza


fonte: www.warnews.it