LIBRI. «NOI CHE VOLEVAMO APPRESTARE IL MONDO ALLA GENTILEZZA»

Paolo Borsoni è un poeta <em>promeneur</em>. Sulla scorta di Rousseau, Thoreau e Bertolucci, Borsoni sa che un poeta deve anzitutto camminare: attraversare la terra con mente vuota ed aperta, per lasciarsi «impressionare» dallo spettacolo che tutte le stagioni, le ore e i minuti, le forme e le sostanze del mondo dispiegano, appunto a ogni passo, davanti ai suoi e ai nostri occhi…


«NOI CHE VOLEVAMO APPRESTARE  IL MONDO ALLA GENTILEZZA»

[di Paolo Borsoni – 175 pagine – Anno 2006 – 12 euro – Casa editrice BESA (Collana di poesia Costellazioni) – ISBN 88-497-0387-2]

Paolo Borsoni è un poeta promeneur. Sulla scorta di Rousseau, Thoreau e Bertolucci, Borsoni sa che un poeta deve anzitutto camminare: attraversare la terra con mente vuota ed aperta, per lasciarsi «impressionare» dallo spettacolo che tutte le stagioni, le ore e i minuti, le forme e le sostanze del mondo dispiegano, appunto a ogni passo, davanti ai suoi e ai nostri occhi. Borsoni prende partito per la leggerezza (che avrà alleata, sempre, una prodigiosa limpidezza di visione e di dettato). Potrà contare, come la bicicletta, su un’anima di ruote «straordinariamente smilze / in disequilibrio stabile / soltanto un secondo… / prima di forare». E forerà, come prima o poi tocca a noi tutti: ma questo momento sembra eternamente differito. Perfettamente a proprio agio, con animo zen o taoista, vuoi «nel silenzio estatico di un bosco» vuoi «nel caos di una città» (ma la mercificazione dilagante gli fa male), Borsoni fa esperienza, sulla sua pelle, di tutte le coppie di opposti -e quasi sempre è un’opposizione netta a intitolare le composizioni- di cui è tramata la realtà o ciò che crediamo sia tale.

Talvolta un’ansia dolorosa e insopprimibile di conoscenza sembra accelerargli e quasi schiantargli il passo; talvolta la notte, o l’inverno, sembra sfigurare ogni profilo o colore. Tutto l’incanto – in questo libro così pieno di incanti irresistibili – è sempre sul punto di andare in frantumi. Ma Borsoni, anche quando l’abisso è lí pronto a inghiottirlo, e una smisurata velocità prende a incalzare il suo passo, non deflette un istante dal suo respiro quieto e leggero. Qui è la salvezza: «… mi riavvio, / riprendo la mia passeggiata / in inverno».  (Dalla «Gazzetta di Parma» – Articolo di Stefano Lecchini)

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Borsoni propone (patisce) il viaggio come uno smarrirsi, tagliare le corde dell’inutile ormeggio, qualunque esso sia, per spingersi avanti, dentro la vita. Che una volta raggiunta mostra un aspetto che a chi sta fermo sfugge o può far finta di non vedere: un luogo di colpa e di disperazione. Ciò che incuriosisce è l’accanimento con cui l’autore conferisce organicità a questo doloroso sentire, verificandolo attraverso una serie di equazioni che, qualunque sia il calcolo seguito, danno tutte lo stesso risultato. Tenuto fermo il dato di base, che è la fragilità dell’uomo, il valore ics (x) che risulta dalla combinazione di quel dato con le varie evidenze della vita è di volta in volta uguale a: perdizione, falsità, aridità, solitudine, spaesamento e violenza. La stessa precisione matematica peraltro  investe il linguaggio che ha l’evidenza dei numeri e la definizione e consistenza dei volumi geometrici. (Da «L’Espresso» – Articolo di Angelo Guglielmi)

L’AUTORE

Paolo Borsoni  è nato ad Ancona, insegna a Padova. Ha pubblicato saggi di matematica e di sociologia sulle riviste L’Elaborazione Automatica, Sapere, La Critica Sociologica, Critica Del Diritto, Trimestre, Lineamenti, la raccolta di racconti Breve Guida Per Smarrirsi, il libro di poesie Con Passo Leggero.

BESA EDITRICE

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