VERONA. «ARTE D’AFRICA» IN MOSTRA

Il viaggio comincia dai colon ovvero statuette di legno dal Ghana, colorate e ironiche che rappresentano i coloni arrivati in Africa in cerca del paradiso terrestre. «L’arte dell’Africa nera» la nuova mostra temporanea organizzata dal Museo Africano (MA) di Verona è stata inaugurata il 6 ottobre e durerà fino al 6 maggio 2007. Il percorso, a differenza di quello didattico-antropologico del museo, in questo caso è geografico e vuole raccontare l’Africa attraverso alcune sue aree geografiche e le rispettive produzioni artistiche. Grazie ai molti materiali e oggetti preziosi della collezione del MA stesso e grazie ai prestiti del Museo comboniano di Limone la mostra offre uno spaccato significativo di ciò che l’arte africana ha prodotto e ancora produce.

 

«Molti artisti come Picasso e Modigliani hanno attinto dall’Africa – spiega Giuseppe Cavallini, comboniano direttore del MA – la volontà del MA è di illustrare la ricchezza storica dell’Africa che è il continente, oggi più che mai della speranza. Dobbiamo imparare anche a rendere gli altri partecipi della nostra vita con la loro ricchezza interiori e come nel caso dell’arte anche materiale».

 

La mostra si snoda tra teche e pannelli esplicativi passando attraverso zone come l’antico Sudan di cui sono esposti alcuni deliziosi bicchieri in corno di rinoceronte e come la costa della Guinea e la splendida produzione di oggetti in oro e lega di rame del popolo ashanti. Tra i pezzi più interessanti segnaliamo sicuramente un busto di donna proveniente dalla etnia degli yoruba, tra Benin e Nigeria, intagliato nel legno che evidenzia una sapienza scultorea e una cura dei particolari davvero stupefacenti.

 

La sezione «Artisti nel quotidiano» mostra come la produzione artistica africana sia destinata oggi anche ad oggetti d’uso quotidiano come sgabelli, poggiatesta, statuette ed elementi di abbellimento per acconciature caratterizzati ad esempio dal riuso di bossoli di fucile. «Di rado un oggetto viene creato solo per essere guardato – si legge nel catalogo della mostra – la sua bellezza è proporzionale al ruolo che svolge nella vita dell’uomo».

 

Le armi, che tanto insanguinano il continente africano, si trasformano in oggetto artistico tra i capelli di donne e uomini fieri della propria origine. Statue e feticci, in bilico tra arte religiosa e profana, completano il percorso della mostra abbellita da alcune statue in legno e maschere misteriose.

 

«L’allestimento trova ancora una volta il suo elemento fondante nel colore: l’esposizione gioca alternando e intersecando rosso, bianco e nero, tricromia tradizionale africana, connotata da un forte significato simbolico. Una riflessione sull’arte contemporanea in Africa conclude il percorso. É il seme da cui germoglierà una successiva esposizione, un’indagine sulle due ‘anime’ che convivono nel continente: reinterpretare la tradizione o aprire all’innovazione?».

Tiziana Cavallo