[Don Leonardo Zega • 24.03.05] Forse non c'è mai stata tanta contiguità tra la Chiesa cattolica e il mondo della comunicazione. Anche quando insorgono polemiche e conflitti, lo sforzo di capire e di capirsi è evidente...

PROCREAZIONE ASSISTITA. UNA VOCE FUORI DAL CORO

Forse non c’è mai stata tanta contiguità tra la Chiesa cattolica e il mondo della comunicazione. Anche quando insorgono polemiche e conflitti, lo sforzo di capire e di capirsi è evidente. Siamo ben lontani dai giorni in cui, a Vaticano II appena concluso, c’era tra i vescovi chi trovava così spregiudicato il documento Inter mirifica da ribattezzarlo Inter malefica: più che meravigliose invenzioni, i mezzi di comunicazione di massa erano fiori del male, del cui fascino si doveva diffidare come di tentazioni diaboliche.

Con questo Papa, poi, la comunicazione ha assunto un valore assoluto, divenendo giorno dopo giorno lo strumento pastorale privilegiato, l’altro nome dell’evangelizzazione. Significativamente, lasciando il Gemelli dopo l’ultimo ricovero, Giovanni Paolo II s’è sentito in dovere di ringraziare gli operatori della comunicazione per la costante attenzione alla sua persona e alle sue parole (non so se nel grazie era incluso anche chi aveva piazzato una telecamera dentro l’auto che lo riconduceva in Vaticano). A sua volta la Chiesa italiana ha da poco pubblicato un corposo «Manuale sul buon uso della comunicazione».

Queste aperture implicano maggiore libertà di espressione, più dialogo e dibattito all’interno della cattolicità? Rispondono all’esigenza di promuovere il formarsi e l’espandersi di una pubblica opinione in seno alla Chiesa, come già sollecitava il Concilio e, più esplicitamente, Paolo VI nella Communio et progressio del 1971? A parole sì, nei fatti molto meno. Anzi, la messe di documenti più che incoraggiare infastidisce, quando parole e realtà sono in stridente contrasto.

Restando in Italia (altrove c’è sempre stato più distacco dalle preoccupazioni e dagli umori ecclesiali che in casa nostra), l’esempio più rumoroso è l’atteggiamento che dovrebbero tenere i cattolici di fronte al referendum sulla legge 40 che regola la procreazione assistita. Prima ancora che si cominciasse a discutere sulle diverse opzioni, la gerarchia ha di fatto «deciso», per bocca del suo presidente, il cardinale Camillo Ruini, che l’astensione, o «il non voto» che ne è una declinazione un po’ capziosa, era la via regale per proteggere i valori cristiani in gioco.

Facendo mancare il quorum, si vanifica il referendum senza rompersi il capo sulle complesse e delicate questioni sollevate dai quattro quesiti. Se poi, con opportuni accorgimenti politici, si spinge a giugno la consultazione, anche le vacanze e il mare possono dare una mano. Intendiamoci, siamo nell’ambito della legittimità ed è molto probabile che, date le circostanze, la scelta dell’astensione sia la più saggia (vi si è «convertito» per deferenza anche il senatore Andreotti); ma resta in molti il fastidio di una discussione monca, di una decisione maturata per via autoritaria, di una scarsa fiducia nell’intelligenza e nel senso di responsabilità dei credenti.

Quale che sia l’esito del referendum, si è persa l’occasione per rendere più consapevoli e coinvolgenti le scelte dei cittadini, credenti e non, che guardano alla Chiesa come a un referente affidabile, soprattutto su temi alti quali l’inizio e la fine della vita umana.

Il risultato è che adesso il non voto, su cui è calato anche il parere favorevole di Civiltà cattolica, appare più un allineamento (e una risposta politicamente segnata) che il frutto di un convincimento maturato nella coscienza collettiva. La comunicazione di ispirazione cristiana è sicura di avere svolto, in questa occasione, il proprio ruolo con obiettività e libertà, senza autocensure, nel rispetto dei fatti e non solo nella «trasmissione» di pareri e voleri vincolanti, su una materia che non è strettamente di fede e su cui la disciplina va esercitata con circospezione? E comunque, di là da ogni etichetta, un giornale che diventi un «foglio d’ordine» non è il mezzo di comunicazione più appetibile.

Don Leonardo Zega


Fonte: “LA STAMPA” del 24.03.2005 – Sezione: Cultura – Pag. 26.