RIFIUTI. LA MIA COLLERA (di Alex Zanotelli)


Quando, dopo Korogocho, ho scelto di vivere a Napoli, non avrei mai pensato che mi sarei trovato a vivere le stesse lotte. Sono passato dalla discarica di Nairobi, a fianco della baraccopoli di Korogocho, alle lotte di Napoli contro le discariche e gli inceneritori. Sono convinto che Napoli è solo la punta dell’iceberg di un problema che ci sommerge tutti. Infatti, se a questo mondo gli oltre sei miliardi di esseri umani vivessero come viviamo noi ricchi (l’11% del mondo consuma l’88% delle risorse del pianeta!) avremmo bisogno di altri quattro pianeti come risorse e di altro quattro come discariche ove buttare i nostri rifiuti.

I poveri di Korogocho, che vivono sulla discarica, mi hanno insegnato a riciclare tutto, a riusare tutto, a riparare tutto, a rivendere tutto, ma soprattutto a vivere con sobrietà. É stata una grande lezione che mi aiuta oggi a leggere la situazione dei rifiuti a Napoli e in Campania, regione ridotta da vent’anni a sversatoio nazionale dei rifiuti tossici. Infatti  esponenti della camorra in combutta con logge massoniche coperte e politici locali, avevano deciso nel 1989, nel ristorante «La Taverna» di Villaricca, di sversare i rifiuti tossici in Campania. Questo perché diventava sempre più difficile seppellire i nostri rifiuti in Somalia. Migliaia di Tir sono arrivati da ogni parte d’Italia carichi di rifiuti tossici e sono stati sepolti dalla camorra nel Triangolo della morte (Acerra-Nola-Marigliano), nelle Terre dei fuochi (Nord di Napoli) e nelle campagne del Casertano. Questi rifiuti tossici «bombardano» oggi, in particolare i neonati, con diossine, nanoparticelle che producono tumori, malformazioni, leucemie… Il documentario «Biutiful Cauntri» esprime bene quanto vi racconto.

A ciò bisogna aggiungere il disastro della politica ormai subordinata ai potentati economici-finanziari. Infatti questa regione è stata gestita dal 1994 da 10 commissari straordinari per i rifiuti, scelti dai vari governi nazionali che si sono succeduti. (É sempre più chiaro, per me, l’intreccio fra politica, potentati economici-finanziari, camorra, logge massoniche coperte e servizi segreti!). In 15 anni i commissari straordinari hanno speso oltre due miliardi di euro, per produrre oltre sette milioni di tonnellate di «ecoballe», che di eco non hanno proprio nulla: sono rifiuti tal quale, avvolti in plastica, che non si possono né incenerire (la Campania è già un disastro ecologico) né seppellire perché inquinerebbero le falde acquifere. Buona parte di queste ecoballe, accatastate fuori la città di Giugliano, infestano con il loro percolato quelle splendide campagne denominate «Taverna del re».

E così siamo giunti al disastro! Oggi la Campania ha raggiunto gli stessi livelli di tumore del Nord-Est, che però ha fabbriche e lavoro. Noi, senza fabbriche e senza lavoro, per i rifiuti siamo condannati alla stessa sorte. Il nostro non è un disastro ecologico – lo dico con rabbia – ma un crimine ecologico, frutto di decisioni politiche che coprono enormi interessi finanziari. Ne è prova il fatto che Prodi, a governo scaduto, abbia firmato due ordinanze: una che permetteva di bruciare le ecoballe di Giugliano nell’inceneritore di Acerra, l’altra che permetteva di dare il Cip 6 (la bolletta che paghiamo all’Enel per le energie rinnovabili) ai tre inceneritori della Campania che «trasformano la merda in oro – come dice Guido Viale -. Quanto più merda, tanto più oro».

Ulteriore rabbia quando il governo Berlusconi ha firmato il nuovo decreto n. 90 sui rifiuti in Campania. Berlusconi ci impone, con la forza militare, di costruire dieci discariche e quattro inceneritori. Se i quattro inceneritori funzionassero, la Campania dovrebbe importare rifiuti da altrove per farli funzionare. Da solo l’inceneritore di Acerra potrebbe bruciare 800.000 tonnellate all’anno! É chiaro allora che non si vuole fare la raccolta differenziata, perché se venisse fatta seriamente (al 70%), non ci sarebbe bisogno di quegli inceneritori. É da 14 anni che non c’è volontà politica di fare la raccolta differenziata. Non sono i napoletani che non la vogliono, ma i politici che la ostacolano perché devono ubbidire ai potentati economici-finanziari promotori degli inceneritori. E tutto questo ci viene imposto con la forza militare vietando ogni resistenza o dissenso, pena la prigione.

Le conseguenze di questo decreto per la Campania sono devastanti. «Se tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge (articolo 3 della Costituzione), i campani saranno meno uguali, avranno meno dignità sociale – così afferma un recente Appello ai parlamentari campani -. Ciò che è definito ‘tossico’ altrove, anche sulla base normativa comunitaria, in Campania non lo è; ciò che altrove è considerato ‘pericoloso’ qui non lo sarà. Le regole di tutela ambientale e salvaguardia e controllo sanitario, qui non saranno in vigore. La polizia giudiziaria e la magistratura in tema di repressione di violazioni della normativa sui rifiuti hanno meno poteri che nel resto d’Italia e i nuovi tribunali speciali per la loro smisurata competenza e novità, non saranno in grado di tutelare, come altrove accade, i diritti dei campani».

Davanti a tutto questo, ho diritto ad indignarmi. Per me è una questione etica e morale. Ci devo essere come prete, come missionario. Se lotto contro l’aborto e l’eutanasia, devo esserci nella lotta su tutto questo che costituisce una grande minaccia alla salute dei cittadini campani. Il decreto Berlusconi straccia il diritto alla salute dei cittadini campani.

Per questo sono andato con tanta indignazione in corpo all’inceneritore di Acerra, a contestare la conferenza stampa di Berlusconi, organizzata nel cuore del Mostro, come lo chiama la gente. Eravamo pochi, forse un centinaio di persone (la gente di Acerra, dopo le botte del 29 agosto 2004 da parte delle forze dell’ordine è terrorizzata e ha paura di scendere in campo). Abbiamo tentato di dire il nostro no a quanto stava accadendo. Abbiamo distribuito alla stampa i volantini «Lutto cittadino. La democrazia è morta ad Acerra. Ne danno il triste annuncio il presidente Berlusconi e il sottosegretario Bertolaso».

Nella conferenza stampa (non ci e’ stato permesso parteciparvi) Berlusconi ha chiesto scusa alla Fibe per tutto quello che ha “subito” per costruire l’inceneritore ad Acerra (ricordo che la Fibe e’ sotto processo oggi!). Uno schiaffo ai giudici! Bertolaso ha annunciato che aveva firmato il giorno prima l’ordinanza con la Fibe perché finisse i lavori. Poi ha annunciato che avrebbe scelto con trattativa privata, una delle tre o quattro ditte italiane e una straniera, a gestire i rifiuti.

Quella italiana sarà quasi certamente la A2A (la multiservizi di Brescia e Milano) e quella straniera è la Veolia, la più grande multinazionale dell’acqua e la seconda al mondo per i rifiuti. Sarà quasi certamente Veolia a papparsi il bocconcino e così, dopo i rifiuti, si papperà anche l’acqua di Napoli. Che vergogna! É la stravittoria dei potentati economici-finanziari, il cui unico scopo è fare soldi in barba a tutti noi che diventiamo le nuove cavie. Sono infatti convinto che la Campania è diventata oggi un ottimo esempio di quello che Naomi Klein nel suo libro Shock Economy chiama appunto l’economia di shock!

Lì dove c’e’ emergenza grave viene permesso ai potentati economico-finanziari di fare cose che non potrebbero fare in circostanze normali. Se funziona in Campania, lo si ripeterà altrove (New Orleans dopo Katrina insegna). E per farci digerire questa pillola amara, O’ Sistema ci invierà un migliaio di volontari per aiutare gli imbecilli dei napoletani a fare la raccolta differenziata, un migliaio di alpini per sostenere l’operazione e trecento psicologi per oleare questa operazione!

Ma a che punto siamo arrivati in questo paese? Mi indigno profondamente. E proclamo la mia solidarietà a questo popolo massacrato. «Padre Alex e i suoi fratelli» era scritto in una fotografia apparsa su «Tempi» (inserto de “La Repubblica”). Sì, sono fiero di essere a Napoli in questo momento così tragico con i miei fratelli (e sorelle) di Savignano Irpino, espropriati del loro terreno seminato a novembre, con i miei fratelli di Chiaiano, costretti ad accedere nelle proprie abitazioni con un pass perché sotto sorveglianza militare. Per questo, con i comitati come “Allarme rifiuti tossici”, con le reti come Lilliput e con tanti gruppi, continueremo a resistere in Campania. Non ci arrenderemo. Vi chiedo di condividere questa rabbia, questa collera contro un Sistema economico-finanziario che ammazza ed uccide non solo i poveri del Sud del mondo, ma anche i poveri nel cuore dell’Impero. Trovo conforto nelle parole del grande resistente contro Hitler, il pastore luterano danese Kaj Munk, ucciso dai nazisti nel 1944. «Qual è dunque il compito del predicatore oggi? Dovrei rispondere: fede, speranza e carità. Sembra una bella risposta. Ma vorrei dire piuttosto: coraggio. Ma no, neppure questo è abbastanza provocatorio per costituire l’intera verità… Il nostro compito oggi è la temerarietà. Perché ciò di cui come Chiesa manchiamo non è certamente né di psicologia né di letteratura. Quello che a noi manca è una santa collera».

Davanti alla Menzogna che furoreggia in questa regione campana, non ci resta che una santa collera. Una collera che vorrei vedere nei miei concittadini, ma anche nella mia Chiesa. «I simboli della chiesa cristiana sono sempre stati il leone, l’agnello, la colomba e il pesce – diceva sempre Kaj Munk -, mai il camaleonte». Vi scrivo questo al ritorno della manifestazione tenutasi nelle strade di Chiaiano, contro l’occupazione militare della cava. Invece di aspettare il giudizio dei tecnici sull’idoneità della cava, Bertolaso ha inviato l’esercito per occuparla. La gente di Chiaiano si sente raggirata, abbandonata e tradita.

Non abbandonateci. É questione di vita o di morte per tutti. É con tanta rabbia che ve lo scrivo. Resistiamo!

Napoli, 12 luglio 2008

Alex Zanotelli


Alessandro Zanotelli, missionario comboniano, ha diretto per anni la rivista «Nigrizia» conducendo inchieste sugli aiuti e sulla vendita delle armi del governo italiano ai paesi del Sud del mondo, scontrandosi con il potere politico, economico e militare italiano: rimosso dall’incarico è tornato in Africa a condividere per molti anni vita e speranze dei poveri, solo recentemente è tornato in Italia; è da anni direttore responsabile della rivista «Mosaico di pace» promossa da Pax Christi; è tra i promotori della «Rete Lilliput» ed è una delle voci più prestigiose della nonviolenza nel nostro paese. Tra le opere di Alessandro Zanotelli: «La morte promessa. Armi, droga e fame nel terzo mondo», Publiprint, Trento 1987; «Il coraggio dell’utopia», Publiprint, Trento 1988; «I poveri non ci lasceranno dormire», Monti, Saronno 1996; «Leggere l’impero. Il potere tra l’Apocalisse e l’Esodo», La meridiana, Molfetta 1996; «Sulle strade di Pasqua», Emi, Bologna 1998; «Inno alla vita», Emi, Bologna 1998; «Ti no ses mia nat par noi», Cum, Verona 1998; «La solidarietà di Dio», Emi, Bologna 2000; «R…esistenza e dialogo», Emi, Bologna 2001; (con Pietro Ingrao), «Non ci sto!», Piero Manni, Lecce 2003; (con Mario Lancisi), «Fa’ strada ai poveri senza farti strada. Don Milani, il Vangelo e la povertà nel mondo d’oggi», Emi, Bologna 2003; «Nel cuore del sistema: quale missione»? Emi, Bologna 2003; «Korogocho», Feltrinelli, Milano 2003]

Biografia a cura del «Centro di ricerca per la pace» di Viterbo