[di Gianfranco Monaca • 29.03.02] Quaresima, tempo di politica. Nulla in confronto con l’11 settembre: in quaranta giorni crollerebbero i titoli delle borse internazionali; le fabbriche di  armi convenzionali e batteriologiche, pesticidi, defolianti, manipolazioni transgeniche dei prodotti alimentari avrebbero un tracollo micidiale, come le aziende che prosperano sul lavoro sottopagato o illegale, le case editrici e le reti televisive che manipolano le coscienze e le intelligenze dovrebbero chiudere. Una disoccupazione generalizzata manderebbe sul lastrico milioni di famiglie, gli equilibri sociali salterebbero e il mondo occidentale si trasformerebbe in una polveriera. A meno che…

RINNOVARE L’ASTINENZA QUARESIMALE

E’ qui che il discorso di fa ancora più severo: il mondo occidentale si dovrebbe svegliare di colpo da un sogno in cui si sta cullando da cinquecento anni, con il beneplacito delle ideologie laiche e religiose: quello che ci fa considerare come un fatto normale che ottocento milioni di persone (appunto il nostro mondo occidentale, per oltre metà fatto di cattolici) abbia diritto a un tenore di vita trenta volte superiore a quello dei restanti cinque miliardi di abitanti della terra. Con una differenza, che se quei cinque miliardi muovessero un dito per cambiare seriamente le cose, gli ottocento milioni spedirebbero immediatamente in giro per il mondo le loro portaerei e i loro missili intercontinentali, come del resto stanno facendo da un pezzo, inventando (naturalmente con rabbia ed orgoglio) ogni genere di giustificazioni patriottico-ideologiche. Non so se e quanto si tiene presente questo elementare dato di fatto quando si chiede ai cattolici di essere coerenti con la propria scelta etica fondamentale. Ho il sospetto che segretamente noi predicatori accarezziamo la convinzione che tanto – per fortuna – non ci sta a sentire nessuno. D’altronde lo ha detto un arcivescovo quando si parlava di immigrazione e dintorni: noi facciamo bene a predicare l’accoglienza degli stranieri, ma lo Stato fa bene a non starci a sentire e a cacciarli. Questa posizione ha almeno il merito della chiarezza: mette brutalmente sul tavolo la domanda: “Quale prezzo siamo disposti a pagare per essere coerenti con quello che diciamo di essere, cioè cristiani?”. Anzi, la domanda è ancora più sconcertante: “Quando diciamo di essere e voler essere cristiani, abbiamo idea di che cosa diciamo?” Mi rendo conto che questa passeggiata tra le multinazionali che abbiamo invitato come commensali ha assunto ormai il tono di una drammatica “via crucis”. Ad ogni fermata meditiamo sulle sofferenze del mondo dei poveri, cioè al Servo sofferente di Dio (tutto quello che avete fatto all’ultimo dei miei fratelli l’avete fatto a me…) e pronunciamo il nome dei suoi crocifissori. Concludiamo con un marchio apparentemente insospettabile: Chiquita, dall’invitante immagine di prosperosa contadina carioca con il cesto di banane sul capo. Che cosa nasconde il “bollino blu”? La Chiquita Italia spa è presente con i marchi Amigo, Chico, Chiquita succhi di frutta, Consul. Premium bananas, Viva, That’s Banana gelati. “Nel suo secolo di vita, l’impresa è stata coinvolta in intrighi internazionali, scioperi repressi nel sangue, corruzioni, scandali e colpi di stato. Ancora oggi passa per essere un’impresa dal pugno di ferro con molti contenziosi aperti con il sindacato e con le popolazioni dei paesi in cui opera”. “Nel 1998 il giornalista Mike Callaghar del quotidiano statunitense Cincinnati Enquirer  hacondotto un’inchiesta approfondita sul comportamento di Chiquita in centro America e ha steso un libro bianco che denunciava nei dettagli gli abusi contro i lavoratori, l’assalto all’ambiente e illeciti d’altro genere. Per mettere tutto a tacere Chiquita ha dimostrato che parte delle informazioni erano state acquisite con sistemi di spionaggio non ammessi dalla legge americana (quello che capiterà presto da noi grazie alla nuova legge sulle rogatorie internazionali, n. d. r.) e ha imposto al giornale di ritirare la denuncia al fine di evitare un processo che poteva concludersi in maniera disastrosa. La conclusione è che il giornale ha ritirato tutto, ha chiesto scusa e ha licenziato il giornalista, consentendo a Chiquita di non dover tendere conto delle accuse contenute nel rapporto” La Guida al consumo critico  (EMI Editrice Missionaria Italiana 2000) ne parla da p. 180 a p.183 (il volume si trova o si ordina in qualunque libreria e presso le Botteghe del Mondo, come la Cooperativa “Della rava e della fava” in Asti). Se, processo o no, mezzo miliardo di cattolici avessero deciso tutti insieme di  mangiare frutta biologica invece di banane Chiquita, le cose sarebbero andate diversamente. Quando i due discepoli di Emmaus se ne andavano tristi e sfiduciati da Gerusalemme (Luca 24), credo ci rappresentassero tutti. Ma bastò che il rabbi di Nazaret restituisse loro un senso nuovo nel leggere le Scritture, che ritrovarono tutto il loro coraggio. Lo avevano riconosciuto, appunto,  mettendosi a tavola con lui. (Gianfranco Monaca per Tempi di Fraternità e Gazzetta d’Asti)