[Ignacio Ramonet • 14.10.04] Nelle favelas di Caracas, in cui vive la gente finora emarginata, Cuba ha inviato alcuni medici che hanno costruito piccoli dispensari. Tra i malati, molti sono ciechi. Ma lo sono per povertà, perché, nella maggior parte dei casi, la loro cecità si cura facilmente. E questi medici hanno deciso di inviare all'Avana i pazienti accompagnati da un familiare. Tutto gratis. Sono più di cinquemila le persone che, in questo modo, hanno "vissuto" un miracolo e recuperato la vista dopo decenni di oscurità...

SANITÁ. MIRACOLI A CUBA

Nelle favelas di Caracas (Venezuela), in cui vive la gente finora emarginata, Cuba ha inviato alcuni medici che hanno costruito piccoli dispensari. Tra i malati, molti sono ciechi. Ma lo sono per povertà, perché, nella maggior parte dei casi, la loro cecità si cura facilmente. E questi medici hanno deciso di inviare all’Avana i pazienti accompagnati da un familiare. Tutto gratis. Sono più di cinquemila le persone che, in questo modo, hanno “vissuto” un miracolo e recuperato la vista dopo decenni di oscurità.
 
Un amico, mentre andavamo in macchina per la strade dell’Avana, qualche giorno fa mi disse: “Vengono, in aereo, dal Venezuela ogni settimana. Sono cento, centocinquanta, ognuno accompagnato da un familiare. Vengono per curarsi e quelli arrivati la settimana prima se ne vanno, guariti, con lo stesso aereo”. “Curarli da cosa?”. “Sono ciechi, li operano, e recuperano la vista”. Non potevo crederci. “Ma com’e’ possibile che non ne ho mai sentito parlare?”. “Beh, sai, – mi ha detto – da qui escono solo le cattive notizie”.
 
L’amico che mi parlava non aveva nulla di “ufficiale” e poteva essersi sbagliato. Decisi di indagare per conto mio. Mi sembrava strano che un’informazione tanto spettacolare non circolasse. Iniziai a interrogare la gente ben informata e anche qualche altro amico venezuelano. Tutti mi confermarono la notizia. “Finora – mi disse un operatore che stava partecipando al progetto – abbiamo preferito che non venisse fatta troppa pubblicità. C’era un processo elettorale in Venezuela, il referendum revocatorio, e non volevamo che si potesse pensare che tutto questo aveva finalità elettorali. Avrebbero accusato Cuba di intromettersi, in maniera indiretta, in quel processo. Per questo, senza che fosse un segreto, non venne pubblicizzato con squilli di tromba. Ma, dal 15 agosto e dall’indiscutibile vittoria di Chavez, l’informazione riguardo a quello che abbiamo chiamato Progetto Miracolo ha iniziato a circolare. Sono stati pubblicati reportage e si sta realizzando addirittura un documentario”.

Poco a poco, si fecero chiari quasi tutti i dettagli di questa ammirevole operazione. In virtù degli accordi tra Caracas e l’Avana, Cuba ha inviato in Venezuela alcune migliaia di medici (leggi notizia riportata dopo il presente articolo, ndr) che si sono insediati nelle zone più umili, quelle favelas in cui vive la gente finora emarginata e senza i servizi pubblici più elementari. Lì, nei quartieri dove quasi nessun medico venezuelano voleva andare, hanno costruito piccoli dispensari, provvisti del necessario per dare i primi aiuti e curare le malattie più ricorrenti. Questi “missionari” ricevono lo stesso stipendio (modesto) che avrebbero preso a Cuba e vivono negli stessi quartieri dei loro pazienti. Frequentemente diagnosticano le malattie della povertà che, con le loro scarse risorse non possono curare, e fanno ricoverare il paziente in qualche ospedale vicino.

Tra questi malati, molti soffrono di malattie agli occhi e diventano ciechi. Ma sono ciechi per povertà, perché, nella maggior parte dei casi, la loro cecità si cura facilmente. Per esempio, quando soffrono di cataratta. E visto che a Cuba ci sono equipe mediche specializzate che operano in dieci minuti questo disturbo, per curarli hanno deciso di inviare all’Avana i pazienti accompagnati da un famigliare. Tutto gratis.

E sono più di cinquemila le persone che, in questo modo, hanno “vissuto” un miracolo e hanno recuperato la vista dopo decenni di oscurità. La lista dei casi più gravi fa venire da piangere, come la storia di uomo, cieco per più di trent’anni, che, quando gli sono state tolte le bende, ha visto sua moglie e, per la prima volta, i suoi

cinque figli. O di una signora, cieca per ventott’anni, che alla fine ha potuto vedere i suoi figli e i suoi nipoti. O di Samuel, operato di cataratta congenita, che ha potuto finalmente vedere sua madre. Gli aneddoti sono migliaia, emozionanti e miracolosi come un racconto neorealista. O come il tragitto che va dalla cieca oscurità alla luce.

 
VENEZUELA
‘BARRIO ADENTRO’, UN SUCCESSO SANITARIO CHE TERRORIZZA I MINISTRI 

[VENEZUELA • 20.11.04] – Il presidente della Repubblica Hugo Chávez ha accettato le dimissioni del ministro della Salute e dello sviluppo sociale, Roger Capella, a causa del ritardo dei pagamenti dei dipendenti impegnati nel programma sanitario ‘Barrio Adentro’ (‘Dentro il quartiere’), realizzato dall’Ente Comunale di Sviluppo Sociale di Caracas nell’ambito dell’Accordo di cooperazione tecnica con Cuba.

Quella del pagamento degli stipendi dei dipendenti della missione sanitaria ‘Barrio Adentro’ è una questione che è già costata il posto ad altri due ministri della Sanità, e sempre per le stesse ragioni. Questo programma, fortemente voluto dal governo di Chávez, è stato il mezzo con cui nell’ultimo anno e mezzo il governo è riuscito laddove chiunque altro aveva fallito in precedenza: portare assistenza medica all’interno dei ‘barrios’ più poveri e violenti di Caracas e delle altre città venezuelane.

Tutto nacque nel 2003, allorché le autorità venezuelane decisero di indire un concorso pubblico per l’assunzione di medici destinati ad esercitare la loro professione nei quartieri di Caracas, in particolare quelli più periferici e insicuri. Si presentarono una cinquantina di candidati ma, una volta uscite le graduatorie, rinunciarono in 30 prima ancora di cominciare: troppo difficile e pericoloso operare in quelle zone, e troppo basso anche, probabilmente, il compenso.

Chávez allora, forte del petrolio di cui il Venezuela è un grande produttore e del suo personale legame con il presidente cubano Fidel Castro, propose all’Avana di ‘prestare’ dei dottori a Caracas per portare avanti il programma ‘Barrio Adentro’, considerato comunque al centro della politica sociale del governo ‘bolivariano’ insieme alle missioni ‘Robinson y Sucre’, dei programmi che vogliono alfabetizzare 1,25 milioni di venezuelani adulti, portandoli persino fino alle soglie dell’università o dell’accademia. Oggi, poco più di un anno dopo il fallimento di quel concorso pubblico, circa 10.000 medici cubani lavorano nei quartieri più degradati di Caracas e di altre città venezuelane e si stima che circa 17 milioni di persone abbiano ricevuto assistenza sanitaria.
 
Una vittoria della politica sociale ‘chavista’ che, nonostante il silenzio dei Paesi ricchi, ha portato l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), attraverso il suo rappresentante in Venezuela, Renato Gusmao, a considerare pubblicamente il programma ‘Barrio Adentro’ “l’esperienza più positiva che si sia sviluppata” nel Paese sudamericano in un lasso di tempo per di più così breve, tanto da spingere l’Oms di Ginevra a convocare un convegno sull’esperienza, facendo tradurre gli atti dei lavori in più lingue e mettendoli a disposizione di quei Paesi che volessero fare tesoro dell’iniziativa venezuelana. Senza dimenticare che Cuba non è nuova a iniziative di cooperazione come quella attuata nell’ambito del programma ‘Barrio Adentro’, e che anzi decine di migliaia di sanitari cubani sono oggi attivi in molti Paesi centroamericani e africani nell’ambito di missioni d’aiuto o di cooperazione. I medici del programma hanno ringraziato Chávez per aver dato seguito alle loro rimostranze e aver accettato le dimissioni di un ministro col quale non erano in sintonia.
Bisognerà ora vedere se il presidente, giunto al terzo ‘siluramento’, riuscirà a trovare un altro politico disposto a mettersi in gioco.


L’articolo di Ignacio Ramonet è staro tradotto da Nuovi Mondi Media http://www.nuovimondimedia.it