[di Ferruccio Pinotti • 18/1/2002] I tagli ai posti letto negli ospedali veronesi suscitano un duro scontro politico. Ieri sono infatti trapelati i numeri relativi agli interventi di riduzione che la Regione intende effettuare nel Veronese e nelle altre province venete.

TAGLI ALLA SANITA’ VERONESE: E’ POLEMICA

Le «schede», che questa settimana dovrebbero essere distribuite a politici e amministratori, prevederebbero nel Veronese un taglio complessivo di 472 posti, così ripartiti: 117 unità in meno nell’area della medicina generale, 60 in meno nella parte specialistica, 295 posti nell’area chirurgica, la quale subirebbe una particolare contrazione. Padova infatti perderebbe nella chirurgia 150 posti, Belluno 133, Treviso 114, Vicenza 94, Venezia 83, Rovigo 42. La perdita di posti per letto per acuti si concretizzerà per Verona, se queste cifre saranno confermate, in un rapporto che scenderà da 5,1 letti per mille abitanti a 4,3.  A fronte dei tagli annunciati, si è scatenata una durissima polemica. «Quelli che ho visto oggi pubblicati sono numeri che non compaiono in nessuna delibera nè ufficiosa, nè tanto meno ufficiale, e che quindi non commento», rileva l’assessore regionale alla sanità del Veneto Fabio Gava. «Posso comunque smentire», aggiunge Gava, «sia che la Giunta regionale si occupi dell’argomento nella sua seduta programmata per domani (oggi per chi legge, ndr ), sia che siano previsti incontri d’illustrazione ai direttori generali delle Ulss». Il vicepresidente del consiglio regionale, Gustavo Franchetto, commenta: «Su un tema importante e delicato come quello dei posti letto negli ospedali è bene chiarire le responsabilità, specie quando si parla di anziani e ci si trova di fronte ad emergenze come quelle relative all’ospedale di Borgo Trento. Da oltre sei anni la politica sanitaria del Veneto è gestita dal centro-destra che aveva il dovere, sulla base della riforma Bindi, di far corrispondere i servizi ai bisogni, sia per i posti letto per acuti, sia per la riabilitazione, sia per le famose residenze sanitarie assistite a favore degli anziani. Per queste ultime, poi, non vi erano limiti quantitativi: la scelta era stata delegata alle Regioni sulla base delle necessità. Ciò che il centro destra non ha fatto.»
«Come se non bastasse», prosegue Franchetto, «la giunta Galan sta per varare una riorganizzazione della rete ospedaliera sull’intero territorio veneto che taglierà altri duemila posti letto, senza aver prima creato strutture alternative. Restando a Verona, le nuove schede indicano una riduzione di 270 posti letto tra gli ospedali di Borgo Trento e Borgo Roma con ulteriore, pesante aggravamento della situazione. Lo stesso direttore dell’azienda ospedaliera, Michele Romano, aveva fatto presente all’assessore che non si può scendere sotto le attuali disponibilità, ma pare che la scure arrivi. E la motivazione qual è? Bisogna risparmiare, perché la sanità – dice l’assessore – costa troppo e produce debiti ogni anno. Si tagliano così i posti letto e si aumentano le tasse per reperire risorse: ma questo è il risultato di una non programmazione, di una politica che non ha saputo prevenire gli squilibri, che ha ritardato (per ragioni elettorali) scelte di riorganizzazione che andavano fatte alcuni anni fa. Ora pagheremo tutti e pagheranno i più deboli, come gli anziani o chi vive nelle zone di montagna, che si vedranno chiudere gli ospedali o diminuire i servizi. Altro che riforma Bindi!»  Proprio l’ex ministro della sanità ieri è intervenuto sul tema: «E’ davvero paradossale, ma nella patria del federalismo si continua ad attribuire la responsabilità della cattiva gestione sanitaria a chiunque tranne i diretti responsabili. Succede così di leggere che la carenza di posti letto per anziani nelle cosiddette Rsa sia attribuita alla riforma sanitaria. Non è chiaro se questa favola sia frutto di malafede o di ignoranza, certo è invece che la legge di riforma non dice nulla, né poteva dirlo visto che si tratta di materia completamente affidata alle Regioni, su come organizzare i servizi territoriali, ma prevede che ogni Regione programmi i servizi in rapporto ai bisogni dei propri cittadini. I governi di centrosinistra hanno accresciuto le risorse e stanziato centinaia di miliardi per l’edilizia sanitaria privilegiando, nell’attribuzione delle risorse, proprio i programmi di riqualificazione della rete ospedaliera. Se le Regioni hanno programmato male e speso peggio, com’è avvenuto in Veneto, la responsabilità è solo delle Regioni e non c’è titolo di giornale che possa cambiare la verità».  La Lega Nord, con il consigliere Daniele Stival, vuole dare la caccia alla «talpa» che avrebbe diffuso le schede della riorganizzazione ospedaliera in Veneto. La loro pubblicazione, afferma in una nota Stival, segretario della commissione sanità del Consiglio, «è un fatto di estrema gravità, con il quale si fa terrorismo politico sul territorio». Il consigliere leghista si dice convinto che quelle schede «siano in mano a un ristrettissimo numero di dirigenti della giunta». «Chiedo – conclude – che venga individuata la “talpa” e venga immediatamente rimossa dall’incarico, invitandola a trovarsi un altro lavoro». I consiglieri regionali del centrosinistra presenti nella Commissione Sanità parlano di «una proposta devastante sul piano della garanzia del diritto fondamentale alla salute; diritto che è stato già duramente colpito in queste settimane dagli aumenti delle tasse contenuti nelle misure approvate dal centro-destra in Veneto». I gruppi del Centrosinistra denunciano «la contraddittorietà di un aumento delle tasse di 400 miliardi di lire, tolti dalle tasche dei Veneti per mantenere un sistema sanitario efficiente» a fronte della manovra di riduzione degli ospedali.