[di Maria De Falco Marotta • 23.11.02] La paragonano a Jeremy Rifkin oppure a Bovè per far capire la sua importanza nel movimento new global. Niente di più smaccatamente falso e anche offensivo, perché Vandana Shiva è una filosofa, una fisica, una scienziata che si occupa di ambientalismo sociale ed è seriamente la voce  dell’Asia che rivendica i suoi diritti, che rifiuta la subalternità culturale ed economica al mondo occidentale.

VANDANA SHIVA, LA DURGA DELLE MULTINAZIONALI

La paragonano a Jeremy Rifkin oppure a Bovè per far capire la sua importanza nel movimento new global. Niente di più smaccatamente falso e anche offensivo, perché Vandana Shiva è una filosofa, una fisica, una scienziata che si occupa di ambientalismo sociale ed è seriamente la voce  dell’Asia che rivendica i suoi diritti, che rifiuta la subalternità culturale ed economica al mondo occidentale. Da anni è impegnata sui temi più scottanti della globalizzazione. La sua attività converge principalmente nell’istituto da lei fondato a Dehra Dun, in India: il Research Foundation for Science, Technology and Ecology (in Rete su www.vshiva.net), per la tutela della biodiversità, che ritiene la sola salvezza del subcontinente indiano e dei paesi poveri. Questa grassoccia, pacifica donna, con i capelli striati di bianco, sempre vestita con sari coloratissimi come vuole la tradizione della sua terra, combatte strenuamente, adducendo ragioni difficilmente contestabili in difesa della salvaguardia delle colture tipiche, minacciata dai prodotti imposti dalle multinazionali. Sue nemiche giurate sono la Monsanto, fusasi con la Cargill, la DuPont’ la Grace e le altre multinazionali che praticano l’agrobusiness, contro le quali al pari della figura terrestre della Durga il nome  della  Shakti, la divina energia femminile, la grande madre dai multiformi e contrastanti aspetti,  scaglia le sue frecce infuocate, essendo convintissima che i loro prodotti siano dannosi alla natura e all’uomo. Laureata in legge e in fisica, ha ricevuto il Nobel alternativo per la pace nel 1993 per la sua lotta a favore dell’ambiente. Da  12 anni  dedica la sua vita per la custodia del patrimonio agricolo indiano contro lo strapotere delle multinazionali biotecnologiche. E’, tra l’altro, membro del  movimento Chipko composto da sole donne che hanno lottato per anni contro la distruzione ambientale delle foreste Himalayane e contro l’aumento della salinità lungo varie coste a causa dell’allevamento industriale di gamberetti. Le donne in India assumono un ruolo considerevole nelle conoscenze e nel lavoro dell’agricoltura. Sono le custodi della tradizione. Al SOCIAL FORUM EUROPEO, tenutosi a FIRENZE dal 7-10  novembre 2002, Vandana Shiva  alla  Fortezza da Basso , è intervenuta su: La cultura riduzionista e la sperimentazione animale.

DOMANDA: Dott. Shiva, cosa intende con cultura riduzionista?
RISPOSTA: i sistemi naturali, ovvero le infinite relazioni che legano le parti di un ecosistema – ed anche quelle di un organismo vivente, sono complessi. Molti tentativi fatti recentemente di governare a piacimento i processi biologici attraverso le cosiddette “biotecnologie”, o modifiche genetiche, trascurando l’importanza di una selezione naturale che dura da centinaia di milioni di anni, ed applicando una visione “riduzionista” – o meccanicista – del vivente, si sono rivelati un fallimento. In India il 70 % della popolazione vive in un’economia  legata alla natura e non a un’economia mondiale basata sul libero commercio e sulla globalizzazione.

DOMANDA : sappiamo che lei avversa le sostanze chimiche per la cura di varie malattie. Ce ne spiega le ragioni?
RISPOSTA: nell’individuare le cause di alcune malattie,  si apprestano medicinali, per cui le prove di tossicità sono inattendibili, con la conseguenza che nel mondo si susseguono scandali farmacologici e “danni da farmaci” (le malattie provocate dalle cure mediche, sono diventate negli US ed in Germania la 4a causa di morte) incalcolabili. Anche qui viene usata la stessa visione riduzionista, con un atteggiamento che vede negli animali non umani, soggetti di sperimentazione, l’equivalente di macchine da sfruttare secondo una logica di profitto E’ un atteggiamento che trova la sua origine in due momenti cardine della definizione dell’ideologia occidentale: la filosofia cartesiana e la rivoluzione industriale. Tale atteggiamento miope e violento si è imposto nel mondo cancellando o marginalizzando una visione molto diversa, quella delle culture e religioni indigene che, in paesi lontani e diversi tra di loro come l’Australia aborigena, l’America precolombiana o l’India, considerano gli animali come esseri senzienti, dotati di una propria dignità e portatori di valori autonomi, con cui la specie umana si trova a condividere le risorse dell’ambiente e del pianeta. Uno dei valori fondamentali del movimento new-global è la salvaguardia della diversità, l’affermazione concreta e incondizionata della dignità del non omologabile. Ma quello che dovrebbe essere oggetto di profonde riflessioni, è che ogni specie animale, ogni singolo animale, incarnano il diverso in maniera profonda e radicale, e quindi estremamente degna di rispetto e di tutela. Ogni animale rappresenta un universo alieno, un mondo meravigliosamente difforme dal nostro, dunque prezioso e sacro. Dobbiamo imparare a riconoscere come un’ingiustizia da combattere non soltanto l’oppressione di altri esseri umani – che sappiamo essere spesso effetto della globalizzazione – ma anche l’oppressione, ancora più diffusa, degli “altri animali”, che trova nelle manipolazioni genetiche uno strumento nuovo e terribile. Questa cultura di violenza e di sopraffazione é incompatibile con questo movimento , il cui fine sono la pace e la giustizia.

DOMANDA: lei viene considerata la paladina della biodiversità, specie dei paesi poveri: perché?
RISPOSTA: le persone sono sopravvissute nel terzo mondo perché nonostante la ricchezza che è stata loro sottratta, malgrado l’oro e le terre che sono stati loro strappate, hanno ancora la biodiversità. Hanno persino quest’ultima risorsa sotto forma di semi, piante medicinali, foraggio, che ha loro permesso un accesso alla produzione. Ora quest’ultimo vantaggio dei poveri che sono rimasti deprivati dall’ultimo giro di colonizzazioni, apportate con mano soft dalle multinazionali, con la scusa che la globalizzazione conviene(a chi, a loro?) viene anch’esso portato via attraverso i brevetti. E i semi che i contadini hanno liberamente conservato, scambiato, usato sono ritenuti proprietà delle multinazionali. Si stanno formando, attraverso l’Organizzazione Mondiale del Commercio, nuove forme di proprietà legale come i trattati sulla proprietà intellettuale [brevetti], le quali cercano di impedire ai contadini del terzo mondo di avere libero accesso alle loro stesse sementi, di poter scambiare senza impedimenti le loro stesse sementi. Cosicché tutti i contadini in qualsiasi parte del mondo dovrebbero comprare i semi ogni anno creando un nuovo mercato per l’industria globale delle sementi.

DOMANDA: lei tenta di portare allo scoperto la bio-pirateria, con quale risultato?
RISPOSTA: la bio-pirateria costituisce una minaccia al già limitato accesso alle risorse sanitarie dei paesi del terzo mondo. L’80% dell’India risolve i propri bisogni sanitari grazie alle piante medicinali che crescono nel cortile di casa, nei campi, nelle foreste e che la gente liberamente raccoglie. Nessuno ha mai dovuto pagare un prezzo per i doni della natura. Oggi ciascuno di quei farmaci è stato brevettato e fra cinque- dieci anni potrebbe facilmente verificarsi una situazione in cui quelle stesse industrie farmaceutiche che hanno creato così gravi danni alla salute pubblica e stanno ora orientandosi verso prodotti salutari sotto forma di farmaci fitoterapici, medicina cinese, aromaterapia indiana, ne proibiranno l’utilizzo. Non hanno bisogno di venire in India e renderlo illegale perché prima di giungere a quel punto si sono già impadroniti delle risorse base, portando via le piante, depredando le riserve,  servendosi dei  mercati e lasciando la gente completamente sprovvista di accesso a questi proventi.

DOMANDA: lei insiste sulla difesa del cibo. Ma oggi non si è più liberi di scambiarsi o di provare quello che mangia l’indù o l’eschimese, senza per questo diventare “bio-pirati”?
RISPOSTA: E’ in atto una concentrazione del potere privato sul cibo di dimensioni che nessuno avrebbe potuto immaginare. La Monsanto ha acquistato un controllo immenso sul sistema alimentare globale. E’ il commerciante più grande di grano e controlla intorno al 50 per cento della produzione complessiva di cereali. Questo enorme potere economico in combinazione con le biotecnologie e il regime dei brevetti crea, se la gente non reagisce, un sistema in cui nessuno avrà la possibilità di decidere che cosa mangiare. E per me niente rappresenta un totalitarismo più profondo della negazione di queste libertà. Oggi siamo testimoni di una concentrazione senza precedenti del controllo del sistema agroalimentare internazionale in cui convergono essenzialmente tre aspetti: il check-up dei semi, il controllo dell’industria chimica, la sorveglianza delle innovazioni biotecnologiche attraverso il sistema dei brevetti. Questa convergenza di fattori spesso prende semplicemente la forma della fusione delle grandi imprese; un supporto importante è quello dell’accordo della Wto che allarga il loro potere sia al nord che al sud. Il diritto al cibo, la libertà di disporre del cibo è una libertà per la quale la gente dovrà lottare come ha lottato per il diritto al voto. Solo che non vivi o muori sulla base del diritto al voto, ma vivi o muori sulla base del rifiuto del diritto di disporre di cibo.

DOMANDA: ma cosa si può fare per contrastare questo potere?
RISPOSTA: so che è stato più volte spiegato a quanti si preoccupano dei pericoli dell’ingegneria genetica  che le loro perplessità interferiscono con il diritto al cibo agli affamati del terzo mondo. Questa per me è un’assoluta menzogna. E’ una menzogna a livello scientifico, politico ed economico. E’ una menzogna perché l’ingegneria genetica non ha nulla a che vedere con l’aumento della produzione di cibo, ha invece molto da ricavare da una maggiore vendita di prodotti chimici legati alle sementi che hanno proprietà resistenti agli erbicidi e ciò riduce i contadini eternamente dipendenti da cinque multinazionali al mondo.

DOMANDA: il suo impegno per i contadini dell’India è iniziato nel 1987, dopo una riunione a Ginevra che la scandalizzò per quanto udì circa le applicazioni dell’ingegneria genetica e sulla brevettabilità della vita. Cosa ha fatto, di particolare?
RISPOSTA: per la logica stessa della loro espansione e l’accumulazione del capitale, le multinazionali non si fermano davanti a nessun ostacolo. Tornata a casa, ho cominciato a dire a ogni contadino di farsi una riserva di semi, invitandolo ad orientarsi verso un’agricoltura autonoma, basata su sementi proprie coltivate sul proprio suolo.

DOMANDA: per questo ha fondato la Navdanya Conservation Farm?
RISPOSTA: Navdanya  significa nove semi, ed è il nome che ho dato al nostro programma di conservazione e di salvaguardia della biodiversità agricola e dei semi nativi. Lavoravo già da dieci anni in quest’ambito, però ogni volta che parlavo delle risorse genetiche, la traduzione nella lingua parlata localmente tendeva a ridimensionare ciò che dicevo. Io volevo dire che nella pianta c’erano gli atomi ma per la gente non aveva senso perché non rientrava nella loro visione del mondo. Poi un giorno mentre stavo raccogliendo semi in una remota area tribale, vidi un campo in cui crescevano nove coltivazioni diverse e, iniziando a contarle chiesi al contadino che senso aveva questo tipo di coltivazione. Egli mi rispose che quel metodo di coltivazione si chiamava Navdanya, erano i nove semi che riflettono anche l’equilibrio cosmico. Per tale motivo, bisognerebbe sempre coltivare nove specie diverse, che sono un’insieme di semi oleosi, leguminose (proteine), cereali (fonte di energia). Il numero nove, inoltre, esprime il livello più alto di diversità e sempre il nove è un numero sacro nella cosmologia indiana.

DOMANDA: il suo ultimo libro ha un titolo angosciante: Il mondo sotto brevetto. Crede davvero che sia così?
RISPOSTA: il mio libro è una denuncia contro la politica americana dei brevetti applicati ovunque e in ogni campo (perfino su animali e vegetali), primo passo verso il monopolio. Noi abbiamo Il diritto di vivere senza brevetto. Contesto l’idea di proprietà intellettuale, perché impoverisce la società, soprattutto nel terzo mondo. All’inizio degli anni ’80 John Moore si rivolse all’ospedale della University of California per farsi curare un cancro alla milza. Nel 1984 il dottore che lo aveva in cura brevettò una sequenza del suo DNA senza chiedergli l’assenso e la cedette alla Sandoz. Le stime dell’effettivo valore economico di questa sequenza superano oggi i 3 miliardi di dollari. Nel 1947 la proprietà intellettuale copriva poco meno del 10% delle esportazioni statunitensi, nel 1994 questa voce superava il 50%. La vicenda di Moore e del suo DNA è una conseguenza della brevettabilità degli organismi viventi, che discende dall’accordo sui diritti di proprietà intellettuale legati al commercio (Trips) firmato in sede Wto, e che ha globalizzato le leggi sui brevetti d’origine statunitense, le quali considerano il vivente alla stregua di un’invenzione. Un concetto che impoverisce la società umana da un punto di vista etico, ecologico ed economico. I brevetti negano il sapere in quanto fenomeno collettivo che procede per accumulazione e vi oppongono diritti privati che attribuiscono le innovazioni a singoli individui. In questo equivoco, vi è il fondamento della bio- pirateria, cioè, l’utilizzo dei sistemi di proprietà intellettuale per legittimare il possesso e il controllo esclusivi di risorse , prodotti e processi biologici usati per secoli nelle culture non- industrializzate che, all’improvviso, sono private dell’enorme ricchezza della propria biodiversità, spesso unica loro garanzia di sussistenza. Il continente indiano è il più grande esportatore mondiale di riso aromatico superfino, il basmati, coltivato da secoli e gelosamente custodito. Nel 1997 la Rice Tec Inc., con sede in Texas, ottenne il brevetto numero 5663484 sui chicchi e sul patrimonio genetico del riso basmati: un brevetto che, se rigorosamente applicato, vieterebbe ai contadini di coltivare, senza il permesso e il versamento di royalties alla Rice Tec, le varietà di riso sviluppate da loro e dai loro avi nel corso dei secoli. Ed è solo un esempio tra i tanti. Le leggi internazionali non possono ignorare tali distorsioni.

DOMANDA: comincerà un’altra battaglia, a livello mondiale, con l’aiuto dei giovani del movimento new global?
RISPOSTA: numerosi movimenti di cittadini  nel mondo, chiedono un congelamento del Trips per permetterne la revisione prima che tale accordo venga applicato ai Paesi in via di sviluppo. Una revisione che tenga conto del dibattito in corso sui temi dei brevetti sulla vita, e che agevoli l’introduzione di un rigoroso protocollo sulla biodiversità, per mantenere un equilibrio tra diritti e responsabilità nel settore delle biotecnologie. Non posso rimanere indifferente a tali oneste rivendicazioni.

PAROLE PER CAPIRE
SHAKTI è la divina energia femminile, la grande madre dai multiformi e contrastanti aspetti, che prende anche il nome di Durga. Ella possiede l’aspetto materno di tutela e di fonte di vita. In India ogni anno le donne la festeggiano proponendo una serie di rituali per colmare la sete di lotta che la dea potrebbe infliggere agli uomini che non portano rispetto alla terra.
DURGA: (in sanscrito: “l’Inaccessibile”), nella mitologia Indù, è una delle molte forme di Shakti, spesso identificata come moglie di Shiva E’ molto nota la battaglia in cui sconfisse il demone Mahisasura, dalla forma di bufalo. Secondo il mito, Durga fu creata proprio per questo scopo con le fiamme che uscirono dalle bocche di Brahma, Vishnu, Shiva, e di altre divinità minori. Viene raffigurata mentre cavalca un leone o talvolta una tigre, con otto o dieci braccia ognuna delle quali porta una delle armi degli altri dei che glieli cedettero per la battaglia contro il bufalo- demone. la Durga -puja è uno delle festività religiose più importanti che si tengono nell’India del Nord, fra settembre e ottobre.
DIVINO: in India il Divino si proietta in innumerevoli forme, 33 milioni di divinità secondo la tradizione, ma l’immagine più diffusa è quella della Dea, la signora della vita e della morte, che sotto sembianze diverse incarna sempre e comunque la Shakti.
TRIPS: significa Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights, cioè Aspetti riguardanti la proprietà Intellettuale legati al Commercio. E’ uno degli accordi siglati al termine dell’Uruguay Round ed entrati in vigore il 1 gennaio 1995. Gli Stati Uniti inserirono i diritti di proprietà intellettuale nell’agenda delle trattative dell’ultimo round del GATT perché la mancanza di una legislazione specifica in molti paesi del mondo si traduceva in un elevato numero di royalties (diritti), non pagate alle sue società. Le società americane sostenevano che il resto del mondo aveva un debito con loro di 24 miliardi di dollari annui in diritti non pagati. Ma se i paesi occidentali pagassero per aver accesso a quella biodiversità di cui i paesi poveri sono i maggiori possessori, la situazione sarebbe capovolta. TRIPS copre sette settori dei diritti di proprietà intellettuale: copyrights, marchi registrati, indicazioni geografiche, disegni industriali, brevetti, carte topografiche e circuiti integrati, informazioni commerciali riservate.Per queste sette aree, TRIPS definisce uno standard “minimo” di protezione, minimo ovviamente solo per i Paesi sviluppati, interessati a garantire i guadagni delle proprie società.
BREVETTI GENETICI: “La concessione di diritti di proprietà intellettuale su piante, animali e relative risorse genetiche (nella misura in cui è promossa dall’accordo TRIPs) può rappresentare un incentivo formidabile ed allo stesso tempo un passo fondamentale per lo sviluppo di tecnologie dannose per l’ambiente e per la biodiversità, così ponendosi in aperto contrasto con il fine di salvaguardia che è alla base della Convenzione sulla biodiversità e recando pregiudizio all’adempimento rigoroso degli obblighi derivanti dalla medesima” (fonte: R. Pavoni, Rivista di Diritto Internazionale anno 2000 p.430).
L’ufficio Europeo brevetti (EPO) si sta comportando in modo giuridicamente discutibile.  Il brevetto numero ER 695 351 concesso alla statunitense Biotransplant in collaborazione con l’Università di Edimburgo prevede isolamento e cultura di cellule staminali da embrioni ed adulti e la loro modificazione genetica, estendendo il diritto a “tutte le cellule animali, specialmente di mammiferi, incluse le cellule umane” . Ciò in evidente contraddizione con la convenzione di Oviedo (4/4/97), con il Protocollo sulla Clonazione Umana del Consiglio d’Europa (12/1/1998), con la Dichiarazione universale sul genoma umano dell’UNESCO (11/11/97) ecc. Il brevetto EP 380646 concesso all’australiana Amstrad permette di fare incroci fra uomo e animali “nel brevetto è scritto che le cellule staminali degli embrioni di uomini, topi, uccelli, pecore, maiali, bovini, capre o pesci possono venire utilizzate per l’allevamento di chimere. Con ciò si assisterebbe alla creazione di esseri misti le cui parti corporee sono costituite da quelle di animali e di esseri umani” (fonte: Il Tempo 1/12/2000).
BIO-PIRATERIA, permessa dai brevetti genetici sta aggravando i problemi economici del terzo mondo. Un esempio concreto di cosa significa bio- pirateria è  l’ingiunzione legale che Greenpeace e Misereor, l’agenzia di sviluppo della Chiesa Cattolica Tedesca, hanno presentato all’Ufficio Europeo Brevetti contro il brevetto Ep 744888 richiesto dalla DuPont. Questa ha sviluppato una tecnica per ottenere semi di mais con un contenuto totale di olio pari almeno al 6%, ed un contenuto di acido oleico non inferiore del 55%. Il brevetto le garantirebbe l’esclusiva proprietà di tutto il mais con queste caratteristiche, anche se prodotto con ibridazioni naturali, e anche se già esistente in natura, come – in questo caso – quello già coltivato dai contadini dell’America Centrale e Meridionale. Il presidente di Misereor, Dott.. Martin Brockelmann-Simon, ha detto: “Si tratta di un caso chiaro di bio- pirateria. I contadini del mondo potranno soffrire delle limitazioni poste al commercio del mais, delle spese per l’eventuale licenza brevettuale, e delle perdite dei diritti di commercializzazione. Inoltre, un brevetto come questo non si cura dell’importanza culturale del mais nelle tradizioni dei popoli latino-americani.” (Fonte: Greenpeace). I brevetti genetici sono una seria minaccia alla democrazia, perché rafforzano ulteriormente il totalitarismo oligarchico delle multinazionali. Le multinazionali Biotech sono economicamente talmente potenti da poter facilmente corrompere le pubbliche istituzioni. Il potere acquisito sul mercato in pochi anni dalle industrie biotech sta facendo impallidire quello delle case farmaceutiche.


VANDANA SHIVA è una delle scienziate più famose al mondo. Attivista politica e ambientalista, è tra le figure più prestigiose che si battono a livello internazionale contro la globalizzazione liberista. Ha scritto numerosi saggi, alcuni dei quali tradotti in italiano: Monocolture della mente. Biodiversità, biotecnologia e agricoltura scientifica (Bollati 1995); Sopravvivere allo sviluppo (Isedi 1990); Vacche sacre e mucche pazze. Il furto delle riserve alimentari globali (DeriveApprodi 2001); Campi di battaglia. Biodiversità e agricoltura industriale (Ambiente 2001); Biopirateria. Il saccheggio della natura e dei saperi indigeni (Cuen 1999); Il mondo sotto brevetto (Feltrinelli, 2002).