Una festa, voluta dal fascismo, che si è rinnovata, di anno in anno dal 1922 con tutti i governi, fino ad oggi. Dal 1949 si «festeggiano» in questo giorno anche le Forze Armate italiane, con tutto il loro sperpero di risorse e spese militari.
Ma la verità storica ci dice che quella guerra fu il più sanguinoso conflitto di tutti i tempi: 37 milioni di vittime, contando 16 milioni di morti e 21 milioni di feriti e mutilati, sia militari che civili. In Italia i morti furono 650.000, i feriti 1.250.000 di cui 675.000 mutilati. Il risultato per l’Italia fu poi il ventennio fascista.
Queste le conseguenze di una folle decisione voluta dal re e governo contro la volontà del Parlamento (450 su 508 deputati erano contrari), per conquistare all’Italia terre che si potevano ottenere per via diplomatica, come voleva Giolitti.
La «Grande Guerra» fu chiamata così per la capacità distruttiva su larga scala messa in campo dagli eserciti. Quei 4 anni di guerra provocarono la veloce riconversione delle moderne invenzioni tecniche in strumenti bellici, finalizzati al terrore di massa. Il sistema economico indirizzò tutte le sue risorse a sostenere l’impegno di guerra. Le nuove fabbriche chimiche, meccaniche, aeronautiche e navali furono rapidamente piegate al servizio delle armi chimiche, dei carri armati, degli aerei da combattimento, dei sottomarini da guerra, moltiplicando la produzione in tutti i settori. La guerra diventò, per la prima volta, di massa e totale, segnando uno spartiacque che divide la storia e la memoria moderna in un prima e un dopo.
Dopo un secolo di guerre, fino alle attuali in Siria, Yemen, Iraq, Congo, Sudan, sarebbe ora di voltare pagina, e costruire le condizioni per affrontare i conflitti con i metodi della nonviolenza.
Per questo ci impegnano e chiediamo:
– che il Parlamento approvi finalmente la Proposta di Legge d’iniziativa popolare per l’istituzione e il finanziamento del Dipartimento per la difesa civile, non armata e nonviolenta;
– che l’Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la messa al bando delle armi nucleari;
– che i fondi pubblici oggi destinati a strutture e strumenti di morte siano invece utilizzati in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e del mondo vivente;
– una drastica riduzione delle spese militari che oggi ci costano settanta milioni di euro al giorno;
– una politica di disarmo;
– un impegno particolare a contrastare la violenza maschilista, prima radice e primo paradigma di ogni violenza;
Per questo ci opponiamo al razzismo, crimine contro l’umanità, e chiediamo che siano immediatamente revocate tutte le sciagurate decisioni governative che configurano omissione di soccorso, pratiche segregative e persecutorie, flagranti violazioni dei diritti umani e della stessa Costituzione della Repubblica italiana.
Comitato veronese per le iniziative di pace