VICENZA. UN 2 GIUGNO CON I MILLE COLORI DELLA PACE

“In piedi Vicenza! Si tratta di vita o di morte, datevi da fare perché vinca la vita”. E’ con queste parole che padre Alex Zanotelli ha concluso il suo intervento al meeting “2004: coscienza in pace?” che si è tenuto questo pomeriggio al Palasport di Vicenza per ricordare i 25 anni dell’obiezione di coscienza presso la Caritas diocesana. Il missionario comboniano ha ricevuto dai quasi mille presenti un prolungato applauso e una risposta immediata al suo appello: tutte le persone si sono messe in piedi.

“L’obiezione di coscienza – ha affermato Zanotelli – deve diventare una costante della nostra vita, insieme al recupero dei volti di ciascuno. Occorre obiettare e dire no a questo sistema economico, finanziario e militare, che sta uccidendo con la fame e con la guerra, che sta uccidendo il pianeta e che ci sta ammazzando dentro, ci toglie l’anima, ci rende cose togliendoci le relazioni”.
 
La denuncia di Zanotelli, che ha in più occasioni citato le cifre della Banca Mondiale che danno la portata della disuguaglianza globale fra i tanti Nord e Sud del mondo, non ha risparmiato nulla al modello di sviluppo dell’Occidente. Citando il ministro alla Difesa Usa Dondald Rumsfield, ha affermato che esso dovrebbe dimettersi e presentarsi al tribunale dell’Aja per crimini contro l’umanità. Il missionario che per anni ha vissuto nella baraccopoli di Koroghocho a Nairobi (Kenya) ha ricordato anche l’appello al presidente della Repubblica Ciampi perché non sia solo il presidente delle Forze Armate ma anche di quelle disarmate. Il missionario ha anche ricorda che proprio da Vicenza è partita negli anni ’80 la fondamentale esperienza del movimento “Beati i Costruttori di Pace”.
 
Il meeting al Palasport si poneva l’obiettivo di rileggere i 25 anni di vita dell’obiezione di coscienza e dell’Anno di Volontariato Sociale, rilanciando i valori della nonviolenza, del volontariato, della gratuità, della cittadinanza attiva e riferendoli alla coscienza, agli stili di vita, anche nella quotidianità. Insieme a Zanotelli è intervenuto il direttore della Caritas italiana don Vittorio Nozza, che ha ricordato come i protagonisti dell’esperienza dell’obiezione di coscienza in Caritas siano stati proprio i giovani. Un’esperienza, quella del servizio civile in Caritas, che don Nozza ha ricordato essere “una esperienza di Chiesa e una scuola di cittadinanza ed educazione civica”.
 
Sul perché obiettare oggi, don Nozza ha ricordato le strutture del peccato odierne: la perdurante abitudine ad uccidere, cioè a non rispettare la vita; l’abitudine a rubare, cioè a comportarsi in modo ingiusto e scorretto nel confronto del bene e dei beni altrui; l’abitudine a mentire, cioè a parlare e operare non secondo verità ma secondo convenienza; l’abitudine a dimenticare e negare i poveri. Fra le sfide odierne, Nozza ha indicato quella della povertà in tutte le sue forme, e ha indicato come “rimedi” la partecipazione e la corresponsabilità di ciascuno nel proprio territorio, mettendo al centro al persona e accompagnandola. Don Nozza ha quindi ricordato che obiettare e servire “è tornare alle radici di ogni esistenza ripartendo dalla gratuità, essendo dono nelle relazioni e nei territori, maturando un senso di responsabilità”. Fra le scelte operative, Nozza ha indicato le assunzioni di responsabilità rispetto ai conflitti dimenticati, informando, educando, avviando nuove politiche e lottando contro la povertà e le disuguaglianze.
 
A “recuperare i volti, come chiesto da padre Zanotelli, ci hanno pensato le testimonianze di un detenuto, di una ex prostituta nigeriana, di una persona sofferente di disagio psichico e di un immigrato. Fra le proposte operative per rilanciare lo spirito dell’obiezione oggi, vanno segnalate quelle emerse dai 14 laboratori che si sono svolti nell’adiacente campo di atletica: il volontariato come relazione di prossimità, il consumo critico e consapevole, la prevenzione delle tossicodipendenze, il servizio civile volontario, l’informazione alternativa, l’obiezione di coscienza alle spese militari, il turismo solidale, il commercio equo e solidale, i fratelli zingari, la finanza etica, l’urgenza di disarmare la storia e i progetti di solidarità nord-sud, i bilanci di giustizia e l’esperienza dei Caschi Bianchi. La giornata si è conclusa con un momento conviviale, aperto a tutti e all’insegna della condivisione.


Vicenza, 2 giugno 2004

 

IL SERVIZIO CIVILE IN CARITAS VICENTINA
E L’OBIEZIONE DI COSCIENZA AL SERVIZIO MILITARE

 
Era il marzo del 1978 e presso la Caritas diocesana vicentina prendeva il via il servizio civile per gli obiettori di coscienza al servizio militare di leva. Testimoniava il segno della grande attenzione della chiesa vicentina all’impegno dei giovani per la pace e per il servizio agli altri. Nel dicembre del ’72 era stata infatti promulgata la legge 772, che riconosceva il diritto all’obiezione di coscienza. Fu allora che molti giovani che avevano detto “no” al servizio militare uscirono dalle carceri militari nelle quali erano detenuti. Erano gli anni in cui il servizio civile durava otto mesi più della leva ed era visto come una “punizione” per chi rifiutava di svolgerlo.

Tante cose sono cambiate da allora. In tutta Italia da allora e fino a oggi sono stati più di un milione i giovani che hanno deciso di adempiere al “sacro dovere” di difesa della patria senza armi e attraverso il servizio civile. Centomila di essi lo hanno svolto in Caritas: nel ’76 infatti la Chiesa italiana indicava ufficialmente il servizio civile come scelta preferenziale dei cristiani e a partire dalla convenzione col ministero della Difesa, stipulata dalla Caritas nel 1977, gli obiettori di coscienza hanno rappresentato non solo una notevole presenza nei servizi promossi dalle Caritas diocesane, ma anche il segno di una presenza di pace che per molti è continuata nella professione, nella famiglia, nella società e nella Chiesa.

Nel vicentino in 25 anni sono stati un migliaio i giovani obiettori che hanno prestato servizio nelle strutture e nei servizi della Caritas diocesana e delle realtà collegate. Una esperienza basata sulla prossimità alle diverse forme di disagio e agli “ultimi”, e che si è radicata nella vita dei giovani coinvolti grazie anche all’esperienza di vita comunitaria e al forte impegno di formazione personale che richiedeva. A fianco di tale servizio, venne lanciata per le ragazze la proposta dell’Anno di Volontariato Sociale, un’esperienza che nella nostra diocesi è stata vissuta da circa quaranta donne, mentre negli ultimi anni, grazie alla nuova legge sul servizio civile (del 1998) ha preso corpo il progetto  dei Caschi Bianchi, ossia di giovani in servizio civile all’estero in missioni di pace: una realtà che ha già coinvolto alcuni giovani vicentini, sia maschi che femmine. 

Il “frutto” di tali esperienze, che sono state una tappa fondamente nel percorso di crescita e di maturazione di molte persone, è visibile in molte realtà quotidiane delle nostre comunità, dove gli obiettori in congedo, le Avs e i Caschi Bianchi continuano il loro impegno civico: nell’impegno nelle associazioni, nelle cooperative sociali, nella vita politica, nella chiesa, spesso con posti di direzione.