06.12.10 – Trento – Serge Latouche in dialogo con Achille Rossi

Lunedì 6 dicembre alle ore 20,30 presso la Sala Depero del Palazzo della Provincia di Trento, «Serge Latouche in dialogo con Achille Rossi»

Ultimo incontro della rassegna 2010 dei «Dialoghi internazionali. Se vuoi la pace prepara la pace» organizzata dalla Provincia Autonoma di Trento e dal Centro per la Pace del Comune di Bolzano. Dopo lo strepitoso successo avuto con lo scfrittore cileno Luis Sepulveda è la volta del grande economista critico Serge Latouche, conosciuto nel mondo per essere il padre della decrescita felice, ossia una proposta economica e culturale che intende porsi come alternativa possibile al mito dello sviluppo.
Serge Latouche dialogherà sul tema della conversione dell’attuale modello economico, con il filosofo umbro Achille Rossi, educatore, coordinatore della rivista mensile L’altrapagina di Città di Castello.

Serge Latouche (1940) è uno degli animatori de La Revue du MAUSS, presidente dell’associazione «La ligne d’horizon», è professore emerito di Scienze economiche all’Università di Parigi XI e all’ Institut d’études du devoloppement économique et social (IEDS) di Parigi.
E’ tra gli avversari più noti dell’occidentalizzazione del pianeta e un sostenitore della decrescita conviviale e del localismo.Conosciuto per i suoi lavori di antropologia economica, Serge Latouche critica il concetto di economia intesa in modo formale, ossia come attività di mera scelta tra mezzi scarsi per poter raggiungere un fine. Rifacendosi in tal senso al pensiero di Karl Polanyi egli mira a proporre nelle sue opere il concetto dell’economico, rifacendosi alla definizione di economia sostanziale, intesa come attività in grado di fornire i mezzi materiali per il soddisfacimento dei bisogni delle persone. Critica, attraverso argomentazioni teoriche e con un approccio empirico comprensivo di numerosi esempi, il concetto di sviluppo e le nozioni di razionalità ed efficacia economica. Nemico del consumismo e della razionalità strumentale, Latouche è un intellettuale che presenta tratti assai personali ed è stato introdotto nel dibattito italiano da case editrici e gruppi culturali della sinistra radicale.Latouche è uno dei critici più acuti della ideologia universalista dalle connotazioni utilitariste: rifacendosi anche alle concezioni di Marcel Mauss e di Ivan Illich, rivendica la liberazione della società occidentale dalla dimensione universale economicista. A coloro che nel mondo contemporaneo mettono in discussione la prospettiva universalista, cioè la pretesa della civiltà occidentale di imporre a tutto il mondo una serie di valori considerati validi per tutto il genere umano si obietta d’altra parte che criticando l’universalismo, si può finire nel relativismo e nel particolarismo. Non è stato forse il particolarismo, inteso come l’esaltazione delle culture particolari quello che spesso ha generato divisioni e lotte in nome di una ristretta, egoistica, visione della propria identità? Latouche ribalta questa accusa addossandola proprio all’universalismo che non è altro che una creazione ideologica occidentale, di un occidente che in nome della propria identità, dell’identità della tribù occidentale, come dice Rino Genovese pretende d’imporre un imperialismo culturale al resto del mondo.
Contro l’universalismo Latouche rivendica invece la necessità di valorizzare l’aspirazione a un dialogo fra le culture, a una coesistenza delle culture. Per questo alla prospettiva dell’universalismo [opponendo] piuttosto un “universalismo plurale,” che consiste nel riconoscimento e nella coesistenza di una diversità, e nel dialogo fra queste diversità.
Fra i suoi libri famosi, Il pianeta dei naufraghi; La megamacchina; L’altra Africa; La fine del sogno occidentale; La sfida di Minerva; Immaginare il nuovo; Decolonizzare l’immaginario; Come sopravvivere allo sviluppo; La scommessa della decrescita; Economia e decrescita, 2007)