16.12.11 – Montorio di Verona – «Gandhi, il cammino della verità»

PICCOLO TEATRO DI MONTORIO
via dei Peschi, 6/A – zona artigianale, Montorio

VENERDI’ 16 DICEMBRE 2011, ore 21.15
“Scene di Confine, Appuntamenti di Teatro Contemporaneo”

Gianni Franceschini
in
GANDHI
il cammino della verità

Testo e regia di Vincenzo Todesco

Spettacolo realizzato con il patrocinio di Amnesty International

«A mio parere, la bellezza e l’efficacia della forza della verità sono molto grandi, e la dottrina è tanto semplice, che può essere predicata anche ai bambini» (Gandhi, Young India, 5 novembre 1919)

Dice Gandhi: «Ciò che posso fare io, lo può fare anche un bambino: il modo per raggiungere la verità può sembrare difficilissimo a una persona arrogante, e facilissimo invece a un innocente». Un’iperbole, se si pensa a ciò che ha fatto: lotte per i diritti, marce, digiuni, carcere, scelte religiose, lotta contro il dominio britannico… fino a diventare il mahatma, la “grande anima” per centinaia di milioni di indiani, rendendoli protagonisti della liberazione del loro Paese dal colonialismo inglese. Ma una verità, se i bambini rappresentano anche nell’aspetto fisico la purezza del cuore. E non ci fu un tale, piuttosto noto, che disse: «Lasciate che i fanciulli vengano a me, perché il regno dei cieli è di quelli che sono come loro»?

L’ingenuità gandhiana è un valore etico, è il veicolo necessario per la ricerca di dio: «Ciò che voglio raggiungere è trovarmi faccia a faccia con Dio. Tutto ciò che dico e scrivo, tutti i miei sforzi in campo politico, hanno questo fine ultimo. Ma io adoro Dio solo come Verità. Non l’ho ancora trovato, ma continuo a cercarlo…».

E Verità significa non violenza, realizzazione del sè, amore, servizio, serenità e pazienza. Anche persone non eccezionali come Gandhi sentono il bisogno della ricerca di un senso spirituale dell’esistenza. Un piccolo uomo, un artista, corre il rischio di ricercare, di aprire strade nuove. Di aprire il cuore. Si confronta con l’immenso esempio di Gandhi, ci fa i conti, a volte si riconosce, altre volte non riesce a capire, a volte si esalta in sogni ad occhi aperti, altre volte si sente misero, inadeguato. Ma insiste: cerca di costruire un senso, nel flusso delle ripetizioni della vita quotidiana. Nella indifferenza reciproca che sembra essere divenuta la legge fondamentale del nostro mondo. Cerca di prendere in mano il proprio destino, di decidere chi vuole essere, invece che lasciare che siano altri a deciderlo. Per scoprire la traccia rimasta fino ad allora invisibile, la traccia che dà significato alla esistenza. E capisce che la chiave è il fare, fare le cose, fare partire le storie… inventare un nuovo modo di stare nel mondo: seguendo le orme di Gandhi.

Nello spazio di questo confronto/riconoscimento si svolge lo spettacolo. Perché Gandhi non rimanga una icona celebrata e inoffensiva, lontana dalla nostra quotidianità, ma divenga un ingombrante compagno di strada, che ci accompagna sorridente nel nostro tentativo di immaginare un mondo diverso da quello che ci è stato consegnato. (Vincenzo Todesco)