LIBRI. «20 ANNI IN ATTESA DI GIUSTIZIA» DI LUIGINO SCRICCIOLO

Una vicenda allucinante. «Sono il dottor Masone. Devo notificarle un mandato di cattura». «Ora ho da fare, passi più tardi», risponde Luigino Scricciolo. E il capo della Squadra mobile incalza: «Non ha capito, lei è in arresto per terrorismo». Comincia così, nel febbraio 1982, con uno scambio di battute da commedia all’italiana, una odissea giudiziaria che si concluderà definitivamente venti anni dopo con il completo proscioglimento in istruttoria.


Un caso esemplare di Mala-giustizia che trasforma in un lampo un dirigente sindacale in un detenuto imputato di banda armata e spionaggio.
Venti anni trascorsi tra carcere, arresti domiciliari, isolamento umano, politico e professionale. E una vita da reinventare. Si ferma qui la presentazione stampata nella copertina di questo «diario minimo» autobiografico «20 anni in attesa di giustizia», incentrato sulla vicenda umana e giudiziaria di Luigino Scricciolo, già fondatore e dirigente negli anni Settanta di gruppi della nuova sinistra, divenuto un importante dirigente sindacale della UIL.

Vicenda, dramma, che comincia il 4 febbraio 1982 quando, assieme alla moglie, viene arrestato con accuse tremende: spionaggio e terrorismo. La sua storia è davvero kafkiana. Luigino, un intellettuale con grandi capacità organizzative e dall’entusiastico attivismo politico, per il suo impegno sindacale conosce molte persone tra cui alcuni esponenti della diplomazia bulgara e ha ‘il torto’ di avere un cugino militante delle Brigate rosse. Negli anni dell’emergenza antiterrorismo, subito dopo l’attentato al papa, per una magistratura teorematica, costantemente a caccia di streghe, uno più uno fa due: magistrati di spicco implicano Luigino in una montagna di vicende oscure, come nel rapimento del generale americano Dozier.

Vicenda, questa, che ‘transita’ da Verona. Implicazioni sempre senza riscontri che mai si sono tradotte in accuse palesi e, tantomeno, in rinvii a giudizio. Fino all’epilogo: «Il 12 settembre 1991 il Tribunale di Verona emette la sentenza di proscioglimento in istruttoria e chiude definitivamente il procedimento giudiziario riguardante il rapimento Dozier, a 9 anni dall’inizio del ‘caso Scricciolo’». E il 6 settembre 2001, dopo 19 anni di istruttoria, dopo cioé 7171 giorni dalla notifica del primo mandato di cattura, «il Giudice Istruttore deposita in Cancelleria la sentenza di chiusura dell’istruttoria. Il Giudice dichiara di non dover procedere relativamente al reato di ‘tentativo di spionaggio politico-militare’ perché il fatto non sussiste; al reato di ‘partecipazione a banda armata e attentato allo stato’ per non aver commesso il fatto».

Sta di fatto che Luigino Scricciolo, uomo saggio e buono, resta per vent’anni sulla graticola: sconta diversi anni in carcere, si ammala, deperisce fino al ricovero. Poi va agli arresti domiciliari, ma è solo 20 anni dopo che la sua assoluta innocenza viene riconosciuta. E la sua vita? La vita di Luigino Scricciolo? Chiunque altro sarebbe uscito dalla sua orribile storia a pezzi.

Scrive Mario Capanna nella prefazione: «Scricciolo mette in gioco tutto se stesso, il cuore, la mente, il corpo. Non dimenticherò mai quando lo visitai al Regina Coeli, nel momento culminante del suo sciopero della fame: dimezzato di peso, uno scheletro, a rischio ravvicinato di vita, incrollabile nella lotta per la sua dignità e l’affermazione della propria innocenza».

Luigino, oggi, è una persona positiva, ancora carica di attivismo e intelligenza. Lui non si è arreso. La giustizia italiana ha mostrato il peggio di sé. Questo libro racconta l’una e l’altra cosa.

Luigino Scricciolo

20 ANNI IN ATTESA DI GIUSTIZIA

Dal sindacato al carcere: imputazione spionaggio

Prefazione di Mario Capanna

Edizioni Memori – 176 pagine, 14 euro

ISBN 88-89475-28-5