[Amnesty International Italia • 06.04.04] "Abolendo la pena di morte per legge o nella prassi, oltre la metà dei paesi del mondo ha indicato la strada da percorrere a quegli Stati che continuano a violare il diritto alla vita". E' quanto ha dichiarato oggi, 6 aprile 2004, Amnesty International, presentando a Ginevra i propri dati relativi alle esecuzioni registrate nel 2003. L'organizzazione per i diritti umani ha anche rivolto un appello alla Commissione dell'Onu sui diritti umani affinché nella sessione in corso adotti "forti misure" per porre fine a tutte le esecuzioni...

AMNESTY INTERNATIONAL RENDE NOTI GLI ULTIMI DATI SULLA PENA DI MORTE

“Abolendo la pena di morte per legge o nella prassi, oltre la metà dei paesi del mondo ha indicato la strada da percorrere a quegli Stati che continuano a violare il diritto alla vita”. E’ quanto ha dichiarato oggi, 6 aprile 2004, Amnesty International, presentando a Ginevra i propri dati relativi alle esecuzioni registrate nel 2003. L’organizzazione per i diritti umani ha anche rivolto un appello alla Commissione dell’Onu sui diritti umani affinché nella sessione in corso adotti “forti misure” per porre fine a tutte le esecuzioni.

L’anno scorso, una risoluzione della Commissione aveva chiesto ai paesi che mantengono la pena di morte di “istituire una moratoria sulle esecuzioni”. Una risoluzione analoga viene proposta anche nella sessione di quest’anno e Amnesty International chiede a tutti gli Stati di sostenerla, nonché di ribadire la totale opposizione all’uso della pena di morte nei confronti dei minorenni all’epoca del reato. Nel 2003, due di loro sono stati mandati a morte, rispettivamente in Cina e negli Usa.

Il rapporto reso noto oggi da Amnesty International denuncia che nel 2003 Cina, Iran, Usa e Vietnam hanno totalizzato l’84% delle 1.146 esecuzioni accertate in 28 paesi.

Sulla base delle informazioni disponibili, limitate e incomplete, in Cina sono state eseguite almeno 726 condanne a morte: il dato reale e’ tuttavia ritenuto assai più alto. Un parlamentare cinese ha recentemente affermato che nel paese vi sarebbero “all’incirca 10.000 esecuzioni all’anno”. Almeno 108 esecuzioni hanno avuto luogo in Iran, almeno 64 in Vietnam e 65 negli Usa. Sempre nel 2003, sono state emesse almeno 2.756 condanne a morte in 63 paesi. Anche in questo caso, il dato effettivo e’ certamente piu’ elevato.

Alla fine del 2003, 77 paesi avevano abolito la pena di morte per tutti i reati. Nel gennaio di quest’anno il parlamento delle Samoa ha abolito la pena di morte e lo stesso provvedimento e’ stato preso a marzo dal re del Bhutan.

“I nostri dati dimostrano che la maggioranza dei paesi segue un percorso abolizionista mentre altri scelgono di rimanere dal lato sbagliato della giustizia” – ha dichiarato Karen Hooper, responsabile pena di morte di Amnesty Italia. “I paesi che mantengono la pena capitale a causa del suo presunto speciale potere deterrente nei confronti della criminalità sfidano le ricerche scientifiche che mostrano l’inesistenza di un effetto del genere. In Canada, ad esempio, il tasso di omicidi su 100.000 abitanti e’ sceso del 40% dopo l’abolizione della pena di morte per omicidio, nel 1975. Oltretutto, la pena capitale comporta sempre il rischio, ineliminabile, di mandare a morte innocenti”.

Negli Usa, a partire dal 1973, 113 prigionieri sono stati rilasciati dal braccio della morte perché riconosciuti innocenti. Alcuni di essi sono arrivati a un passo dall’esecuzione dopo aver trascorso molti anni nel braccio della morte a causa della negligenza della polizia, della condotta scorretta della pubblica accusa, dell’uso di testimoni non credibili o di confessioni e prove incongruenti e dell’inadeguata difesa legale. Altri detenuti sono stati messi a morte nonostante forti dubbi sulla loro colpevolezza.

“E’ giunta l’ora che i governi tengano fede ai loro obblighi internazionali. La pena di morte e’ la punizione più crudele, inumana e degradante e rappresenta una clamorosa negazione del diritto alla vita” – ha concluso Hooper.